Salute

La fine Ramadan: dopo 30 giorni oggi è la festa della rottura del digiuno

Sergio Cirlinci

La fine Ramadan: dopo 30 giorni oggi è la festa della rottura del digiuno

Mer, 10/04/2024 - 14:46

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Oggi Mercoledì 10 aprile inizieranno le celebrazioni della festività dell’ Īd al-fiṭr, in italiano festa della rottura del digiuno, che segna la fine del Ramadan. Verrà celebrato con festeggiamenti che possono durare anche tre giorni; la data viene determinata dalla luna crescente, secondo il calendario lunare musulmano.
In Italia si calcola che saranno circa 2,6 milioni i musulmani che festeggeranno, a Caltanissetta circa 2.000 o più.
Dopo la preghiera mattutina, che si svolge in casa o in moschea, i fedeli si prepareranno al primo pranzo dopo 30 giorni di digiuno dall’alba al tramonto.


Le ricette variano a seconda del paese di origine.
Solitamente il menu prevede un carne, agnello o manzo, ma anche pollo o tacchino; non mancano ovviamente dolci e frutta secca.
In questa giornata, nei paesi islamici, uffici e scuole rimarranno chiuse e, oltre al proprio nucleo famigliare, alla tavola imbandita si uniranno anche i parenti, insomma una vera propria festa.
Solitamente indossano gli abiti migliori e le ragazze si truccano viso e polsi con i motivi tradizionali dei loro paesi di origine.
Se qualcuno stamattina si è svegliato per l’Adhan, il canto del Muezzin, non si infastidisca, anzi lo ringrazi.
Ascoltare il Muezzin, conoscere e vivere le esperienze di altre culture e religioni, apre la mente e fa bene allo spirito.
Lo stesso Papa Francesco disse: «I migranti non basta accoglierli: vanno anche accompagnati, promossi e integrati». Il Pontefice ha ribadito che le diversità che portano i migranti, nelle società in cui sono accolti, sono «una ricchezza» e il loro contributo ha «un potenziale enorme».
«Il loro lavoro, la loro capacità di sacrificio, la loro giovinezza e il loro entusiasmo arricchiscono le comunità che li accolgono.


Quanto al ruolo di chi accoglie, per Francesco aggiunge «tutte le istituzioni educative sono chiamate ad essere luoghi di accoglienza, protezione, promozione e integrazione per tutti, senza escludere nessuno».
Lasciamo quindi festeggiare liberamente i musulmani, anzi facciamo loro gli auguri, ricordandoci che è povero colui che non va oltre le proprie conoscenze e, cosa peggiore, si rifiuta di conoscere ed accettare altro.
Ad Maiora

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