Salute

La testimonianza del Rettore. Il Seminario di Leopoli diventa casa per chi ha perso tutto

Avvenire - di Fiorella Falci

La testimonianza del Rettore. Il Seminario di Leopoli diventa casa per chi ha perso tutto

Mer, 09/03/2022 - 14:06

Condividi su:

Un’ora di dialogo in diretta Facebook da Leopoli tra il Rettore del Seminario della città ucraina padre Ihor Boyko e gli studenti di tre scuole di Caltanissetta: l’Istituto Industriale, Liceo Linguistico e Liceo Classico del Seminario. A guidare la conversazione don Alessandro Rovello, direttore dell’Ufficio diocesano cultura. Leopoli è luogo di transito per gli ucraini costretti a mettersi in salvo oltre confine. Il Seminario accoglie oggi 50 profughi, in sosta qualche giorno, mentre i 184 seminaristi sono tornati quasi tutti nelle loro città da volontari a sostegno della resistenza. Nelle cucine 40 donne preparano i pasti per i soldati e per i profughi e i sacerdoti cercano di provvedere alle necessità soprattutto sanitarie dei bambini.
Tante le domande degli studenti nisseni: “Come vivono la guerra i bambini?” “Ci sono episodi di pietà dei soldati russi verso i civili?” “Quanto viene taciuto sulle vere dinamiche della guerra?” A tutti risponde il rettore in perfetto italiano, dal momento che ha studiato 16 anni a Roma fino al dottorato in teologia morale. “I bambini sentono e capiscono tutto: i bombardamenti, le fughe, il restare nascosti; ma i genitori spiegano loro tutto con pazienza, per superare la paura, e il potere incontrare e giocare con altri bambini nei rifugi dà loro un po’ di serenità. La comunicazione è molto importante, se apre il cuore, come le donne ucraine che aiutano i giovanissimi soldati russi che si arrendono e diventano prigionieri. Molti di loro dicono di essere stati mandati in Ucraina senza sapere lo scopo della loro missione, convinti che in tre o quattro giorni sarebbero tornati a casa. Oggi se tornassero in Russia nessuno può garantire che rimarrebbero vivi.”
Il sacerdote racconta il suo punto di vista: “Oltre 11.000 soldati russi sono morti in questa invasione, ma senza difesa dai bombardamenti resistere sarà sempre più difficile, anche se la mobilitazione dei volontari e del popolo è già quasi un miracolo. Tutto ciò dimostra come l’Ucraina sia diventata, dopo la fine dell’URSS, una nazione libera che ha conosciuto democrazia e libertà e vuole difenderle, e portarne il soffio anche in Russia, dove c’è gente buona, che vuole la pace”.
Chiede un’insegnante: “Il Crocifisso della Cattedrale armena messo in salvo in un bunker, è segno del seme che muore o dell’assenza di Dio?” “Gesù attraverso la sua morte ha salvato il mondo – risponde padre Ihor – e oggi è segno di non avere paura dei tempi difficili. Ai ragazzi che ascoltano dico che è molto importante, sempre, il loro desiderio di fare il bene, di amarsi, di perdonarsi, di essere solidali”

Da Avvenire, 8 marzo 2022 pag. 4

Pubblicità Elettorale