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Papa Francesco, culle vuote e cucce piene paradigma d’egoismo

Redazione

Papa Francesco, culle vuote e cucce piene paradigma d’egoismo

Mer, 05/01/2022 - 12:49

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Una lunga parentesi in un discorso gia’ di per se’ sufficientemente chiaro, un duro esempio che letteralmente accarezza contro il verso del pelo chi lo ascolta e chi non vuol farlo. Papa Francesco oggi punta l’indice sulla negazione della genitorialita’, ben rappresentata dalle culle vuote e dalle cucce piene.

Figli pochi o punti; cani e gatti, in compenso, molti. Questi ultimi che prendono il posto dei primi per la piena realizzazione di una societa’ egoista che si autocondanna a restare orfana. Orfana di futuro, perche’ sono i figli che “ci chiuderanno gli occhi” e, per chi e’ piu’ prosaico, ci pagheranno la pensione. Proprio cosi’: Bergoglio cita l’osservazione semiseria di chi si preoccupa del futuro anche in termini molto concreti; semiseria fino a un certo punto. Se non si vuole capire l’una cosa, si ascolti almeno il richiamo della praticita’.

Un discorso che lo vede tornare per la seconda volta in pochi giorni sul tema dell’inverno demografico. Oggi non cita l’Italia, ma pare piu’ che altro perche’ non ve n’e’ piu’ bisogno. L’enunciato e’ comunque chiaro. Del resto il fenomeno non e’ certo limitato alla Penisola e alla sua disamina il Pontefice arriva al termine di un ragionamento che parte dall’attualita’ liturgica.

Domani, infatti, e’ l’Epifania: i Magi arrivano a rendere omaggio al Re del mondo nato in una grotta, trovando una giovane madre ed un padre iconograficamente piu’ anzianotto. Nemmeno Suo padre, addirittura. Ma e’ qui il nocciolo della questione. “Per comprendere la paternita’ putativa o legale di Giuseppe, occorre tener presente che anticamente in Oriente era molto frequente, piu’ di quanto non sia ai nostri giorni, l’istituto dell’adozione”, spiega.

Una scelta di autentica genitorialita’, che prescinde e addirittura supera l’aspetto biologico della questione. Non a caso Bergoglio prosegue immediatamente dopo affermando che “non basta mettere al mondo un figlio per dire di esserne anche padri o madri. Padri non si nasce, lo si diventa. E non lo si diventa solo perche’ si mette al mondo un figlio, ma perche’ ci si prende responsabilmente cura di lui”. E’ l’etica, religiosa come laica, della responsabilita’ che si esplicita in un atto di puro amore. Anzi, prosegue, “questo tipo di scelta e’ tra le forme piu’ alte di amore e di paternita’ e maternita’.

Quanti bambini nel mondo aspettano che qualcuno si prenda cura di loro. E quanti coniugi desiderano essere padri e madri ma non riescono per motivi biologici; o, pur avendo gia’ dei figli, vogliono condividere l’affetto familiare con chi ne e’ rimasto privo”.

– Ci assecondino allora i bisogni, le necessita’ e i desideri: senza avere “paura di scegliere la via dell’adozione, di assumere il rischio dell’accoglienza”. Ne consegue una richiesta molto concreta: “Auspico che le istituzioni siano sempre pronte ad aiutare in questo senso, vigilando con serieta’ ma anche semplificando l’iter necessario perche’ possa realizzarsi il sogno di tanti piccoli che hanno bisogno di una famiglia, e di tanti sposi che desiderano donarsi nell’amore”.

Ma, ancor prima di questo messaggio spedito ai governi, Papa Francesco intercala un ragionamento fatto a braccio: segno che alla cosa tiene particolarmente e che sente il dovere di dirla. La nostra, scandisce, e’ una civilta’ “dell’orfanita'”. E’ orfana, vuole essere orfana e fa della soluzione della continuita’ tra le generazioni la sua cifra essenziale. Solo che non si limita a tagliare i rapporti tra genitori e figli, ma anche quelli che dai figli portano ai genitori.

Inevitabilmente ne emerge “un certo egoismo”. “L’altro giorno parlavo dell’inverno demografico”, rievoca a questo punto, “Si vede che la gente non vuole avere figli: molte coppie hanno al massimo un figlio, ma hanno due cani o due gatti. I cani e i gatti prendono il posto dei figli, Fa ridere ma e’ la verita'”.

Pertanto la cosa fa ridere ma solo fino a un certo punto, perche’ “questo negare la paternita’ e la maternita’ ci toglie umanita’, e cosi’ la civilta’ diviene piu’ vecchia e senza umanita’, si perde la ricchezza della paternita’ e della maternita’, e soffre la Patria che non ha figli e, come diceva una persona, ‘adesso chi paghera’ le tasse per la mia pensione?’. Rideva ma era la verita'”.

Il riso che sottintende la disperazione. Occorre allora “svegliare le coscienze e pensare a questo, ad avere figli. Questa e’ la pienezza della vita di una persona. Chi si sposa pensi ad avere figli, ad avere la vita. Saranno loro che ti chiuderanno gli occhi. E se non potete avere figli pensate all’adozione: e’ un rischio, si’, ma piu’ rischioso e’ non averne, negare la paternita’, la maternita'”. Su Via della Conciliazione, stamane, un cartello finito a terra ricordava la celebrazione degli Stati Generali della Natalita’. Sono stati celebrati a maggio cello scorso anno. Pochi mesi, sembra un secolo.

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