Salute

Mussomeli, le puntualizzazioni del dott.Mario Difrancesco su Ospedale “M.I.Longo”

Carmelo Barba

Mussomeli, le puntualizzazioni del dott.Mario Difrancesco su Ospedale “M.I.Longo”

Sab, 04/12/2021 - 10:07

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MUSSOMELI – rRiceviamo e pubblichiamo; “:Crediamo che le disgrazie capitino solo agli altri, che noi non ne possiamo essere coinvolti e non ce ne preoccupiamo. E le disgrazie , si sa, non vengono mai da sole! Abbiamo assistito, negli ultimi recenti anni, ad una serie di eventi, spesso uno conseguenza dell’altro, che hanno determinato l’attuale stato di sofferenza del nostro ospedale.

Prima è stato chiuso il punto nascita perché, dopo quasi trent’anni di attività lodevole, nascere a Mussomeli non era più sicuro , come stabiliva una nuova normativa nazionale, né per la madre né per il feto. Le ragioni del risparmio venivano fatte passare come ragioni di tutela della salute. Hanno assicurato che in ogni caso sarebbe rimasto un presidio ostetrico per eventuali gravi emergenze e che sarebbe stato attivato un sistema di trasporto di emergenza verso i presidi rimasti aperti sia per la gestante che per il neonato. Con il pensionamento dei medici ostetrici già in servizio non è rimasta nemmeno la possibilità di una visita, e delle ambulanze dell’emergenza nemmeno l’ombra.

Ci siamo mobilitati coinvolgendo anche i cittadini dei paesi del comprensorio e i sindaci, abbiamo abbracciato l’ospedale in segno di amore e di protezione, abbiamo parlato e anche urlato, ma il reparto è stato chiuso a perenne vergogna di quelli che rappresentano le esigenze del territorio , nel nostro caso sanitarie. Naturalmente i disagi di ogni natura, non ultimo quello economico, sono ricaduti sulle gestanti e le loro famiglie, e dalle cronache abbiamo appreso di trasferimenti in ambulanza anche con la neve e di trasbordi da una ambulanza all’altra sotto la bufera. Tali fatti sono stati presto dimenticati. Si arrangi chi può!

E’ notizia di ieri che una donna abbia partorito il suo bambino per strada non essendo riuscita a raggiungere il punto nascita più vicino(si fa per dire) distante solo novanta chilometri e che il neonato prematuro sia deceduto.

Che tristezza sentire il presidente dell’assemblea regionale dire che bisogna rivedere la localizzazione dei punti nascita! Chi ha ruoli politici di un certo livello non deve dire, deve fare!

Poi hanno chiuso la pediatria. Le mamme hanno formato un comitato, hanno attuato forme di protesta , c’è stata un po’ meno di partecipazione rispetto a prima, qualche imprecazione e la rassegnazione alla chiusura del reparto che permane tuttora. Tante dichiarazioni di assunzioni di pediatri , di riapertura imminente, poi la dura realtà. La spiegazione è che non ci sono pediatri disponibili ad assumere incarichi in questa zona, ma a qualcuno che sarebbe disposto a venire si offrono contratti precari per pochi mesi.

Poi hanno chiuso la lungodegenza, c’era stato qualche caso di positività al virus nel reparto ed era necessario chiudere, sempre per la sicurezza. E’ passato un anno e il reparto resta chiuso. Notizia dell’ultima ora è che dovrebbe riaprire a gennaio 2022. Prima si era detto a settembre, poi a novembre ora gennaio. Per questa chiusura nessuna protesta, nessuna presa di posizione, siamo stati tutti zitti e buoni.

Ora è il turno della chirurgia, già mortificata e ridotta a poco più di un ambulatorio, viene privata di un altro medico e di fatto è chiusa. Medicina, ortopedia e pronto soccorso per ora rimangono aperti, con tutte le carenze di personale.

C’è il fondato sospetto che se uno di noi, specie se anziano e fragile, ha bisogno di assistenza e cura, tra breve, non trova più nemmeno l’ospedale.

E’ questa la sanità che vogliamo e per la quale ci siamo battuti? E’ questa la accessibilità diffusa ai servizi del nostro sistema sanitario universalistico  di cui ci siamo vantati come connotato positivo? Può la politica sanitaria essere fatta dal ministro dell’economia anziché da quello della salute? Assistiamo ancora a continui rimpalli tra ministero, assessorato, azienda sanitaria in uno scarico di responsabilità di cui non si capisce il senso e che ci offende come popolazione. (   Mario Difrancesco )

                                                                               

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