Salute

Social e leoni da tastiera: invidiosi che si credono “preziosi” ma valgono come i soldi del monopoli

Sergio Cirlinci

Social e leoni da tastiera: invidiosi che si credono “preziosi” ma valgono come i soldi del monopoli

Dom, 07/03/2021 - 12:18

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Riflessione su uno degli usi distorti dei social: “la sindrome del primo a tutti i costi”. Non c’è nulla di male nella vita a tentare di primeggiare, nel lavoro, nel sociale, in generale: anzi questa continua sfida con se stessi è positiva, porta ad impegnarsi per migliorarsi costantemente. Il “primeggiare” deve però passare attraverso studi, approfondimenti e sforzi personali e, cosa importantissima, non a scapito degli altri.

Purtroppo però viviamo in una società in cui per molti il raggiungere posizioni predominanti, nel sociale o nel mondo del lavoro, porta spesso all’uso di squallidi mezzucci e non, per come dovrebbe essere normale, mettendo in mostra solo le proprie qualità professionali o intellettive. Si cerca cioè di attaccare chi, dal nostro misero punto di vista, è “migliore” o più “avanti” di noi. In tutto ciò si commette un errore, che è classico del presuntuoso. L’errore consiste nel non domandarsi mai il perchè ciò avvenga.

L’arroganza e l’invidia, caratteristiche di chi vuol primeggiare a tutti i costi, fanno pensare ad altro, come a raccomandazioni, a fortuna o simili circostanze; il tutto non accettando che qualcuno possa essere semplicemente più bravo; ecco è proprio da qui nasce la ”sindrome del primo”. Quello che accade nella vita normale è ormai risaputo, ma, con l’avvento dei social…è ancora peggio. Assistiamo sempre più spesso a scontri, a frecciatine, a stupidi e squallidi riferimenti e battute. Questo è purtroppo l’uso “distorto” che si fa dei social, ma che a molti serve, non solo per accrescere il proprio ego, probabilmente per disistima o frustrazioni represse, ovviamente non riconosciute a se stessi, ma anche per attaccare e cercare di “distruggere” qualcuno di cui alla fine si è invidiosi.

Dimostrazione né è che se non provassero invidia, non tirerebbero in ballo, con battute o riferimenti, le persone di cui sono inconsciamente invidiose. Atteggiamento tipico di queste persone è quello di alimentare in discussioni dove l’unico vero intento non è quello del confrontarsi, spesso non si hanno le capacità, ma quello di mettere alla berlina le persone, screditandole e deridendole riportando anche pensieri, post e commenti vari o facendo chiari riferimenti.

Persone e frasi prese di mira per qualche errore grammaticale, per affermazioni goliardiche, o per semplici considerazioni su varie tematiche. I social nascono per discutere e confrontarsi su disparati argomenti; sarebbe quindi corretto che quando non si condivide il pensiero di un’altra persona gli si risponda, ripeto sempre che ne abbiano le capacità, direttamente dove la discussione è nata, mentre trovo scorretto, e voglio essere gentile, riportare la discussione da altre parti, dove probabilmente l’autore del post/commento non può controbattere, perchè ignaro di quanto successo, spesso infatti, per non dire sempre, non si ha neanche il coraggio di taggarlo.

Poi però, se “sgamati”, e qualcuno risponde a dovere, si cerca di ribaltare la situazione. Questo atteggiamento si avvicina parecchio al Cyberbullismo “Atto aggressivo, prevaricante o molesto compiuto tramite strumenti telematici (sms, e-mail, siti web, chat, ecc.)”. Situazione che può, nelle persone più fragili creare seri problemi psicologici, in quei soggetti che già stressati dalla pandemia o meno abituati a reggere scontri virtuali, anche duri, ed insofferenti nell’essere messi alla berlina, non sapendo o semplicemente non volendo controbattere, capendo anche che “l’ambiente” è sfavorevole,

Non a caso questo comportamento sempre più spesso viene considerato reato, si può infatti configurare come una situazione perseguibile penalmente. In particolare, si possono configurare il reato di Diffamazione, perseguibile ai sensi dell’art. 595 c.p, nonché il reato classificato come “Atti persecutori” ex art. 612 bis c.p. Un suggerimento, un avvertimento, perchè è meglio prevenire che curare: si deve poter svolgere una libera e civile discussione, nel rispetto delle idee e soprattutto delle persone.

Anticipo chi, nel cercare sempre di primeggiare, magari dirà che questa è una riflessione di chi vuol primeggiare o peggio di Cyberbullismo…Beh, se ci dovessero “arrivare”, capiranno che quanto scritto è invece l’esatto contrario e ha l’intento di voler riportare i social ad un semplice luogo virtuale di scambio di idee e considerazioni, in un confronto sereno, schietto e soprattutto leale. Ad Maiora

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