Salute

Psicologia: “Senza sport e piazze, giovani cercano contatto con risse”

Redazione

Psicologia: “Senza sport e piazze, giovani cercano contatto con risse”

Mar, 09/02/2021 - 09:55

Condividi su:

Dopo aver vissuto per un anno in una sorta di bolla, senza scuola, senza locali, luoghi di sport e di incontro, “i ragazzini hanno oggi un enorme bisogno di incontro e di contatto. Ma i social possono rispondere soltanto in parte a questa necessita’. La crisi dell’assenza del corpo e’ un aspetto fondamentale col quale un incontro virtuale ha poco a che spartire. Quando i corpi si incontrano si attivano delle emozioni empatiche che sono assenti o estremamente indebolite nelle relazioni virtuali. Un aspetto fortemente patito dagli adolescenti in questi mesi”.

È un grido d’allarme appassionato quello di Daniele La Barbera, professore ordinario di Psichiatria e direttore della Scuola di specializzazione in Psichiatria e della Unita’ operativa complessa di Psichiatria del Policlinico di Palermo, intervenuto alla conferenza nazionale della Societa’ italiana di psicoterapia. Il bisogno di incontro e contatto fisico, prosegue lo psichiatra, “puo’ aiutarci a comprendere alcuni comportamenti considerati anche disfunzionali dei ragazzi, come ad esempio le risse organizzate. I ben pensanti si sono limitati a dare interpretazioni moralistiche riguardo alla dimensione etica compromessa e alla mancanza di ideali dei ragazzi.

Dovremmo invece chiederci- tiene a sottolineare La Barbera- il perche’ di questi eventi che sono un tentativo disperato di recuperare una corporeita’ e una fisicita’ mortificate da un anno, una dimensione istintuale compressa, una vitalita’ dinamica mortificata, di tornare a essere protagonisti in presenza piuttosto che attori in spazi virtuali alla ricerca di like e di consenso”. Le modalita’ di comunicazione e di relazione offerte dai social, aggiunge l’esperto, “non fanno altro che potenziare ulteriormente la dimensione narcisista dei nostri adolescenti che, come ci dicono molti studi di questi ultimi anni, sono i giovani con la piu’ forte propensione al narcisismo”.

“I social rappresentano una risposta ma creano uno scarto incolmabile tra la dimensione reale, umana ed empatica della relazione e la dimensione virtuale che privilegia invece l’istantaneita’, l’immediatezza, la spettacolarita'”. Inoltre, aggiunge l’accademico, “la relazionalita’ digitale tende a impoverire la qualita’ e l’intensita’ delle relazioni, perche’ le rende volatili, superficiali, privandole di spessore e a volte addirittura di senso e significato”.

Il direttore della Scuola di specializzazione in Psichiatria dell’Universita’ di Palermo pone quindi l’accento sulla visibilita’ esasperata e sulla compulsione a “condividere all’istante eventi, pensieri, emozioni e situazioni che tendono a esteriorizzare la vita psichica e a conferire all’esigenza di mostrare e mostrarsi il primato assoluto sulla possibilita’ di elaborare, valutare, riflettere. I social intercettano i bisogni dell’adolescenza post-moderna che sono bisogni di popolarita’, condivisione, emulazione, consenso, ma che richiedono un prezzo estremamente alto, che porta la dimensione virtuale a estendersi sempre piu’ su quella reale e a mortificare e indebolire il sentimento di realta’.

Cosi’- aggiunge La Barbera- la realta’ tende a trasformarsi in un gioco continuo, di finzione, di artificio, di simulazione costante in cui il danno per la vita psichica dei nostri bambini e ragazzi e’ quello di non essere piu’ centrati in un sentimento consistente del reale”. Come affrontare questa emergenza educativa? “Occorre un’azione educativa, potente, appassionata e coordinata che passi attraverso l’educazione delle emozioni e delle relazioni, che metta insieme la famiglia, la scuola e tutte le agenzie educative, oltre che i decisori politici” conclude. 

Pubblicità Elettorale