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Cyberbullismo: proteggere i giovani dalle trappole del web

Redazione 2

Cyberbullismo: proteggere i giovani dalle trappole del web

Lun, 26/10/2020 - 16:20

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“Per rendere i nostri giovani immuni dalle trappole del web serve promuovere un’opera di responsabilizzazione nell’uso degli strumenti informatici che cominci dalle famiglie, passi per le scuole e coinvolga operatori socio-assistenziali e professionisti della comunicazione”.

A lanciare l’allarme è Raffaele Focaroli, pedagogista e giudice onorario presso il Tribunale per i Minorenni di Roma, che ha curato il libro “#emily06. Ragazzi nella rete”, edito da Armando Curcio Editore. Un romanzo che affronta, seguendo il filo conduttore dell’intrecciarsi delle vicende dei suoi protagonisti, una molteplicità di questioni complesse che talvolta, purtroppo, coinvolgono i nostri giovani. Lo fa con un approccio multidisciplinare, attraverso l’incontro di professionisti di settori diversi, con un’autenticità che agli autori deriva dal loro punto di osservazione privilegiato. Magistrato minorile, giudice onorario, psichiatra, psicologo, dirigente scolastico, specialista della reputazione online, sono tutti chiamati a confrontarsi quotidianamente con vicende difficili e ad affrontarle con l’assunzione di specifiche responsabilità.

Gli autori sono Francesca Stilla, magistrato del Tribunale per i Minorenni di Roma, Pierluigi Marconi, psichiatra, Rosella Puzzuoli, dirigente scolastico, Simona Petrozzi, esperta di web reputation e Rosamaria Scognamiglio, psicologa. Il Romanzo, la cui introduzione porta la firma del magistrato Europarlamentare Caterina Chinnici, per diversi anni Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni di Caltanissetta e Capo Dipartimento per la giustizia minorile, affronta il dramma del cyberbullismo e l’incapacità delle famiglie di comprendere e affrontare il disagio giovanile.

Oggi la vittima di bullismo è esposta ad una sopraffazione e ad un’umiliazione duplice: mentre il bullo mette in atto la vessazione, gli altri non si limitano più ad assistere, avallando il comportamento del persecutore, ma aggravano quel comportamento riprendendo la scena e diffondendo immagini che, una volta nella rete, sono esposte ad una potenziale reiterazione senza termine.

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