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Gli episodi di “Casa Grillo”, l’autore Fofò? Il nuovo astro nascente del teatro nazionalpopolare

Marina Castigljone

Gli episodi di “Casa Grillo”, l’autore Fofò? Il nuovo astro nascente del teatro nazionalpopolare

Lun, 06/04/2020 - 14:29

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Ha avuto inizio la seconda stagione del webreality “CASA GRILLO”, una sorta di diario della quarantena sub specie sit-com.
La critica aveva inizialmente sottovalutato il prodotto artistico, nato dalla mente del noto cabarettista, promotore d’eventi, gastronomo e – ultimamente – docente Alfonso Grillo. Considerato al più un occasionale passatempo legato alla contingenza, il giornaliero episodio dei fatti domestici e familiari si è trasformato, invece, in un raffinato momento nazionalpopolare che non sarebbe sfuggito alla più avvertita intellighenzia gramsciana.
Ostativo, probabilmente, è stato un certo pregiudizio legato all’autore, il quale, pur estremamente creativo e attivo, evidentemente non aveva ancora trovato la sua vera vocazione, che possiamo oggi inserire all’interno della più grande tradizione teatrale nazionale. Non di reality, infatti, si tratta, ma di un sapiente recupero dei canoni della tragedia classica fondati sull’unità di tempo, di luogo e di azione. Una mattina di quarantena; una cucina; l’organizzazione del pasto giornaliero. A differenza delle tragedie greche nessuna hybris sovrasta i personaggi che invece, in questa azione postmoderna, affrontano conflitti e atteggiamenti differenti in uno spirito di conciliazione e di armonia degli opposti che – a nostro avviso – costituiscono la vera novità dell’impianto drammatico.


Se l’eziologia del grande teatro è da trovarsi nella finale catarsi, possiamo sostenere senza tema di smentita che “CASA GRILLO” produce nel pubblico una sorta di riattivazione dell’equilibrio individuale grazie a strumenti linguistici, retorici e pragmatici di calibrato dosaggio, con effetti balsamici (anche se potenzialmente ad alta carica di colesterolo).
Iniziamo dai personaggi: la protagonista della scena è la Signora Cetty (interpretata dalla signora Cettina Bivona), donna di polso e di idee chiare, che gestisce l’azione con maestria e piglio matriarcale; il co-protagonista è il Signor Pinuccio (interpretato in elegante vestaglia da camera da Giuseppe Grillo), apparentemente succube, ma deciso nel pretendere un ruolo quando venga limitato nelle sue esigenze esistenziali (si veda l’episodio di svolta sull’assenza di dolci alla mensa domenicale); il “giovane” della compagnia è lo stesso Alfonso Grillo, nel ruolo di Funù. Il Grillo, come nella migliore tradizione, da Hitchcock a Lucas, da Scorsese a Tarantino, si ricava un cammeo che lo qualifica in un ruolo ambivalente che oscilla dal servo furbo plautino sino al deus ex machina euripideo.

I tre protagonisti attivano nel pubblico immediati sentimenti di immedesimazione mimetica che travolgono la fatica dell’iniziare una giornata ripetitiva e inducono a cercare modelli di comportamento virtuosi nella finzione scenica.
Plauso particolare meritano i riferimenti letterari occulti che non sfuggono ad una critica severa ma giusta: dall’allegra brigata che rimanda al gruppo di dieci giovani riuniti per affrontare la peste nella lontana Firenze di Giovanni Boccaccio sino al recupero di moduli plurilingui che sono diventati di ampia riconoscibilità dopo l’esperienza camilleriana. Ma qui vi è di più e – riteniamo – di meglio: innanzitutto l’autore non si fa distrarre dall’archetipo del reality contemporaneo, ossia il Dallas degli anni Ottanta. Qui nulla rimanda a divorzi, incesti, tradimenti, accaparramenti di potere. L’archetipo viene ignorato perché altri e più alti sono i riferimenti culturali del Grillo ed essi spaziano dalla letteratura alla paremiologia dialettale. Ma i testi si sostanziano anche di elementi della tradizione che rievocano in ciascun fruitore della saga momenti di lieti convivi e di saldature familiari: forme allocutive (signor Lei), saperi alimentari (dalla identitaria pasta cu favi, piseddi e smunuzzatura), conoscenze materiali (usare la macchina da cucire, chiodi e martello), espressioni del vivere semplice e onesto (l’acquisto di verdure di stagione, senza cedere alla civiltà dei consumi sottovuoto).
Nonostante trascorsi scolastici non brillanti (ma anche Pirandello meritò un 4 di italiano!), l’autore merita di essere annoverato tra le più brillanti promesse del teatro d’autore e ci auguriamo che l’apprezzamento lo conduca a impegnarsi ancor più a beneficio delle attuali e delle future generazioni.
Marina Castiglione

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