Salute

Italia, Coronavirus. Dramma alla casa di riposo di Cingoli: quaranta ospiti, 37 tamponi positivi

Francesco Grignetti - lastampa.it

Italia, Coronavirus. Dramma alla casa di riposo di Cingoli: quaranta ospiti, 37 tamponi positivi

Mar, 17/03/2020 - 10:43

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ROMA. Assistere impotenti al dilagare del contagio e non poter fare nulla per frenarlo. Accade a Cingoli, nelle Marche, provincia di Macerata, diecimila abitanti. Apparentemente una realtà ancora lontana dall’epicentro del contagio. Ma non è così. La casa di riposo per anziani di Cingoli è diventata un focolaio del Covid-19. “La situazione è drammatica”, racconta il sindaco Michele Vittori. Su quaranta anziani ospiti, di cui la metà non autosufficiente e costretta a letto, 37 sono i positivi al tampone. Gli ultimi si infetteranno a ore. Contagiate anche due operatrici. Una a sua volta ha infettato il marito. Infettato anche un medico di base e una infermiera. “Stiamo chiedendo aiuto a tutti, ma ci troviamo in una situazione kafkiana”, spiega il vicesindaco Filippo Saltamartini, già parlamentare di Forza Italia.

“La casa di riposo andrebbe equiparata a un ospedale, ma il servizio sanitario nazionale non se ne fa carico. Ci rispondono di isolare i positivi e di fare con le nostre forze. Ma come? Non abbiamo medici, né infermieri, né mascherine o dispositivi di protezione. I dipendenti della cooperativa che assistono gli anziani sono eroici, continuano a fare le pulizie e preparare i pasti con protezioni di fortuna. Abbiamo bisogno di medici militari se non vengono quelli della Asl”.La mappa in timelapse del contagio coronavirus in Italia: tutti i numeri, regioni e città colpite

La storia della casa di riposo sembra l’emblema di un’Italia che combatte a mani nude contro un nemico invisibile eppure mortale. Il 10 marzo, una anziana signora di oltre 80 anni si sente male. E’ appena stata visitata all’ospedale di Torrette, Ancona. Tornata alla casa di riposo, si aggrava. Ora si sa che era positiva al coronavirus ed è ricoverata in terapia intensiva a Camerino. Scatta l’allarme. Il Comune vieta gli ingressi alla Casa di riposo e contemporaneamente si fanno i primi tamponi. Giovedì scorso risultavano 5 contagiati. Domenica, nuovo tampone: altri 29 contagi.

Il virus nel chiuso della Casa di riposo corre come una pallina del flipper. Ma il Servizio sanitario non può o non vuole prendere provvedimenti. Posti in ospedale per così tanti nuovi pazienti, non ce sono. Eppure Cingoli è una realtà che da sola non può farcela. Su otto medici di base, due sono già fuori gioco. Ed è indispensabile preservare gli altri sanitari. Nonostante ciò, domenica un medico è andato a visitare gli anziani malati: per il momento li ha trovati in buone condizioni, ma domani chissà.Coronavirus, I consigli del Ministero della Salute per anziani e chi pensa di avere sintomi

Il dramma è che questi anziani, come sempre accade nella civile provincia italiana, erano visitati spessissimo da parenti e amici. Quindi è facile presumere che ora il contagio stia correndo anche fuori da quelle mura. «Il Comune – dice ancora Saltamartini – ha appena emesso una nuova ordinanza: chiediamo a tutti i nostri concittadini che siano entrati nella Casa di riposo dopo il 20 febbraio di notificarlo al sindaco, che è autorità sanitaria, oltre che alla ASL, e di osservare una quarantena volontaria di 15 giorni a casa”. Insiste anche il sindaco Vittori: «E’ fondamentale bloccare il contagio. Chi è passato per la Casa di riposo, deve avvisare il Comune. Chi rientra da fuori, lo stesso. Tutti devono stare chiusi in casa salvo i casi consentiti. Non è solo un obbligo di legge, ma un valore morale. Per non spargere l’infezione nel nostro comune, chiedo di essere solidali. Solo in questo modo possiamo farcela».Decreto “io resto a casa” spiegato per punti: ecco tutte le regole da seguire

Dramma nel dramma, questa lotta a mani nude avrebbe potuto avere un altro epilogo. Nei giorni scorsi, intuita la gravità del contagio, il Comune di Cingoli aveva acquistato da un fornitore in Sudafrica un congruo numero di protezioni individuali. Il carico è arrivato regolarmente, ma è fermo a Fiumicino in attesa di un visto dell’Istituto superiore di Sanità. Senza il visto, quel materiale non può essere recuperato e distribuito. «Abbiamo chiesto aiuto al governo, alla Regione, alla Protezione civile nazionale e a quella regionale. Ma ancora nulla».

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