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L’omicidio in macelleria: prima di uccidere il padre posta su Facebook attacchi a migranti e giudici 

Redazione

L’omicidio in macelleria: prima di uccidere il padre posta su Facebook attacchi a migranti e giudici 

Lun, 12/08/2019 - 20:20

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Era da anni separato dalla ex moglie Armando Lo Monaco, l’uomo di 53 anni accoltellato a morte questa mattina dal figlio Carlo, 30 anni, che lo ha aggredito all’interno di una macelleria. La vittima viveva da anni in Germania, dove faceva il barbiere e aveva una compagna e due figli in tenera eta’. A Piazza Armerina era rientrato due giorni fa per trascorrere alcuni giorni di ferie e secondo quanto emerso dalle prime indagini, appena rientrato aveva incontrato il figlio che questa mattina, armato di un coltello si sarebbe messo a cercare il padre, fino a quando lo ha visto dentro la macelleria dove l’uomo si trovava insieme alla figlia e sorella del parricida. Il trentenne e’ entrato e si sarebbe subito scagliato contro il padre colpendolo alla gola con diversi fendenti, quindi, tra le urla dei numerosi avventori ha lasciato la macelleria ed e’ tornato a casa, da dove ha chiamato il suo avvocato. Poco dopo la polizia lo ha arrestato nella sua abitazione dove e’ stata ritrovata anche l’arma del delitto. Armando Lo Monaco e’ morto dissanguato in pochissimi minuti.

Poche ore prima di uccidere il padre, alla presenza della sorella, Carlo Lo Monaco aveva postato su uno dei suoi profili Facebook alcune frasi scomposte contro i migranti. Prendevano di mira “poliziotti corrotti”, una psicologa, Richard Gere e i personaggi che, a suo giudizio, lavorerebbero per attuare il “piano Kalergi”. Il piano, che prende il nome da un filosofo austriaco negazionista dell’Olocausto, si basa sulla credenza che esista un complotto per l’incentivazione dell’immigrazione africana e asiatica verso l’Europa. In un post pubblicato ieri Lo Monaco prendeva di mira anche l’attore americano che aveva visitato i migranti raccolti dalla Open Arms. “Io non chiamerei Richard Gere neanche il mio barboncino…”, scriveva. Per i suoi profili social, il giovane aveva scelto lo pseudonimo Apophis Apep come l’antica divinita’ egiziana che incarnava il caos. Nel suo lungo scritto di questa mattina, il giovane si scagliava inoltre contro i “massoni” infiltrati in molti settori, i “poliziotti corrotti” e i giudici che con facilita’ scarcerano spacciatori di droga. “Siamo in pericolo”, scriveva alla fine auspicando che “dobbiamo essere noi popolo” a scacciare le figure citate nel post. (ANSA).