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Selfie davanti al Ponte Morandi: il turismo dell’orrore non conosce limiti

Redazione

Selfie davanti al Ponte Morandi: il turismo dell’orrore non conosce limiti

Gio, 23/08/2018 - 08:58

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Decine di persone accorrono davanti al luogo della tragedia e scattano foto e selfie dinnanzi a ciò che rimane del Ponte Morandi, divenuto ormai la nuova tappa del turismo dell’orrore.

Sono passati 8 giorni da quando in una vigilia di Ferragosto piovosa i tiranti del Ponte Morandi hanno ceduto ed il manto stradale è precipitato nel vuoto portando con se le macchine che in quel momento stavano transitando. Una tragedia immane che ha causato 43 vittime (tra cui alcuni bambini) e che ancora oggi rimane impressa nella mente degli italiani, vicini al dolore dei parenti delle vittime e dei genovesi tutti. Una simile tragedia invita a riflettere sia sulla caducità della vita, lascia sgomenti perché difficilmente si riesce ad accettare che la morte possa provenire dall’incuria di chi (stato o società privata che sia, lo scopriremo al termine delle indagini) ha la responsabilità di occuparsi della sicurezza dei cittadini.

i sono persone, invece, che dalla tragedia sono attirate in modo macabro quasi feticista e dopo soli 8 giorni si recano nei pressi del ponte per avere una testimonianza di quanto accaduto, possedere una prova di essere stato a pochi passi da quel luogo in cui si è verificata l’immane tragedia e così si osservano persone che giungono a Genova e si fermano a pochi passi dal luogo del dramma per scattare foto o selfie. A parlarne è il sito di informazione locale ‘Genova Quotidiana‘, qui viene spiegato che c’è chi si giustifica dicendo che aveva promesso al figlio di portarlo nel luogo del crollo, chi dice di trovarsi a Genova in vacanza e dato l’accaduto si è trovato a passare di lì, chi invece giustifica gli scatti con motivazioni artistico-professionali pubblicando poi le foto in gruppi di fotografie professionali.

La verità è che una disgrazia come quella di Genova attira i curiosi che poi portano con sé uno scatto a testimonianza della loro tappa nel luogo famoso per la tragedia: è capitato in passato all’Isola del Giglio quando la Costa Concordia è affondata, è successo a Rigopiano e ad Amatrice, da anni si verifica nei campi di concentramento nazisti e all’ingresso di Cernobyl ed ora tocca al Ponte Morandi. Inutile dire che tale macabro interesse può essere percepito da chi quella disgrazia l’ha vissuta in prima persona come inappropriato, una mancanza di rispetto per il dolore causato dalla perdita di una persona cara. (Fonte viagginews.com)

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