Salute

L’alzheimer potrebbe trasmettersi tramite trasfusioni di sangue?

Francesca Russo

L’alzheimer potrebbe trasmettersi tramite trasfusioni di sangue?

Gio, 14/12/2017 - 09:44

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Secondo uno studio, pubblicato su ‘Molecolar Psychiatry’, l’Alzheimer potrebbe diffondersi con trasfusioni di sangue. I ricercatori della University of British Columbia di Vancouver, guidati da Weihong Song, hanno fornito la prima prova sperimentale, che, con le trasfusioni di sangue tra topi, potrebbe verificarsi la diffusione della proteina beta amiloide, che svolge un ruolo fondamentale nella patogenesi dell’Alzheimer. Il primo studio dunque, che se pur su modello animale, ha restituito un’evidenza scientifica relativa a tale possibilitàà: in particolare, è la proteina beta-amiloide che si trasmetterebbe, secondo quanto verificato sui roditori, attraverso lo scambio di sangue cui sono stati sottoposti.

La ricerca è ulteriormente appoggiata dal determinante fatto, che le malattie da prioni come la Creutzfeldt-Jakob (o la ‘mucca pazza’) possono diffondersi attraverso proteine circolanti nel sangue (da qui l’emergenza alimentare di alcuni anni fa sul consumo di carne rossa). Anche l’Alzheimer coinvolge una proteina, appunto la beta-amiloide, che si accumula in placche nel cervello delle persone malate, anche se non è ancora chiaro se siano le placche a creare la patologia o se esse ne siano solo un sintomo. “Abbiamo osservato che la proteina può entrare nel cervello di un topo che riceve una trasfusione, provocando la neuro-degenerazione”, precisa Song. Tuttavia, i topi non sviluppano naturalmente il morbo di Alzheimer. Il team di ricercatori ha quindi dovuto inserire il gene della proteina beta-amiloide nei topi transgenici, permettendo loro di sviluppare le placche cerebrali che portano alla neuro-degenerazione, proprio come avviene per gli esseri umani. Così, collegando chirurgicamente un topo transgenico con un topo sano, gli scienziati sono stati in grado di simulare un sistema sanguigno condiviso tra i due (parabiosi). 

“Il team ha mostrato che è possibile indurre le placche nei topi connettendo la circolazione, commenta al ‘New Scientist’ Gustaf Edgren del Karolinska Institutet di Stoccolma, rafforzando l’ipotesi che la proteina beta-amiloide è in qualche modo ‘infettiva’, e che potrebbe comportarsi esattamente come un prione”. I risultati contraddicono però quanto rilevato dallo stesso Edgren sempre quest’anno, monitorando e studiando 2,1 milioni di pazienti che avevano ricevuto una trasfusione in Svezia e Danimarca. I dati avevano evidenziato che le persone che avevano ricevuto sangue da un malato di Alzheimer non avevano un maggior rischio di sviluppare la malattia. E secondo lo stesso Edgren, nonostante il suo studio sia stato di grandi dimensioni, c’è la possibilità che il lasso di tempo analizzato sia troppo breve per captare eventuali legami fra trasfusione e demenza. “Abbiamo eseguito un follow-up di 25 anni, dice:”forse potrebbe volerci un tempo più lungo perché la malattia si sviluppi. Molti ricercatori temono che si tratti di una proteina davvero infettiva“. Gli autori dell’ultimo studio però avvertono: è presto per trarre conclusioni, perchéé il collegamento del sistema circolatorio nei topi è una situazione che non si applica alle persone.

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