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” Il salto della liturgia !”

Don Salvatore Callari

” Il salto della liturgia !”

Lun, 09/01/2017 - 08:30

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La denominazione della festa di oggi, strettamente legata, nel tempo, alle celebrazioni  natalizie, ha glorificato Gesù Bambino, che abbiamo , appena, lasciato, sempre, bambino, alla adorazione dei Magi. Parlare di Battesimo di Gesù, in questo tempo della liturgia, significa immaginare, inevitabilmente, che Gesù. da bambino, viene battezzato. E questo non è proprio vero, perché la festa  ci propone Gesù già da adulto, di almeno 30 anni  e già all’inizio del suo ministero, quando viene battezzato da Giovanni  nel Giordano. Stando al significato del termine

“ epifania” diciamo che l’episodio di oggi, è la terza epifania, considerando epifania la nascita e la manifestazione ai pastori, poi quella dei Magi, e oggi, quella fatta a tutto il popolo e, simbolicamente a tutta l’umanità.  Epifania, dunque, come rivelazione, e , in senso più completo si può usare la parola

“ Teofania”, perché in modo più esplicito, è “ tutto il Signore” che si rivela. Infatti, al momento del battesimo, si ode la Voce del Padre, si vede Gesù nella  sua  visibile  corporeità,  e si “vede “ lo Spirito Santo nella presenza della colomba: quindi la SS. Trinità. L’episodio che focalizza in modo suggestivo l’attenzione sulla persona di Gesù, e sul gesto del battesimo, però, è ricco di altri significati: essenziali alla identità di Gesù e alla sua missione. Egli, infatti, come annunciava il profeta, secoli prima, Isaia,

“ è l’eletto di Dio, che ha posto il suo Spirito su di Lui, perché possa portare  giustizia alle nazioni; è stabilito come alleanza del popolo,  per aprire  gli occhi ai ciechi e portare luce a quanti sono avvolti nelle tenebre dell’errore”. E il Padre ne dà conferma, oggi, decretando la “ sua investitura,”  indicando il suo compito specifico, la sua identità di figlio prediletto. “ Interessante, poi, è rilevare che Egli porta la salvezza a tutte le nazioni, come è detto, per due volte  dal profeta, che viene tradotta con l’espressione più esplicita, “ la universalità della salvezza ”e quindi non   è riservata  solo al popolo di Israele  S. Pietro, nella seconda lettura, lo proclama con fermezza :”Dio accoglie, quindi, salva, chiunque lo teme e pratica la giustizia, a qualunque popolo  appartenga. Cristo è il Signore di tutti” , e, allora, amministra il battesimo  a Cornelio, centurione romano e a tutta la famiglia, che non erano della cerchia di Israele. Ma non possiamo trascurare, anche, se  con breve cenno, l’inevitabile rimando al nostro battesimo, “ che ci fa fratelli di Cristo e figli di Dio “  e ci costituisce, perciò, operatori di giustizia e di pace, come lui , per testimoniare, con la vita, la “salvezza” che abbiamo ricevuto e che dobbiamo sapere “mostrare” agli altri, quale segno concreto della nostra adesione a Lui e come interesse, nella fraternità, per la salvezza degli altri.

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