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L’ex Campisi e tre suoi assessori: “Senza basi solide tutto crolla come un castello di carta”

Redazione

L’ex Campisi e tre suoi assessori: “Senza basi solide tutto crolla come un castello di carta”

Mar, 02/12/2014 - 01:38

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imageCALTANISSETTA – L’Amministrazione Comunale che gli scriventi componevano, aveva una precisa idea di Città, sintetizzata negli indirizzi strategici del nuovo piano regolatore che abbiamo approvato nel marzo scorso, idea che riteniamo voglia sopravvivere ancora, almeno nelle intenzioni dell’attuale Governo della Città.
Il Centro Storico è l’Araba Fenice che deve rinascere dalle ceneri di un abbandono ultracinquantennale, clamorosamente premiato dalla speculazione edilizia.
Ogni nascita, da sempre, si accompagna al dolore, come fatto ineluttabile. Un dolore che la madre ben tollera attenuato dalla istintiva consapevolezza di godere, da lì a venire, della presenza di una nuova creatura. Il proprio figlio, elemento di continuità dell’esistenza e proiezione dei propri sogni migliori.
E’ tutto li. Il processo di rigenerazione urbana, se compiuto con atti e fatti è doloroso.
Dibattiti politici sulle opportunità di fare, non fare o fare diversamente. I critici rapporti con gli abitanti ed utenti del territorio, che subiscono nell’immediato il peso delle trasformazioni con i disagi, eventi tutti contestualizzati nella scena di un passato incrostato, dove forse il termine “cambiamento” è stato nel tempo sostituto nel vocabolario dalla parola “disillusione”.
In questo scenario complicato, dove sarebbe stato più comodo voltarsi dall’altra parte e superare l’horror vacui con parole e proclami, abbiamo invece scelto di progettare, progettare e progettare. Ciò con l’aiuto di un Ufficio Tecnico, che con il nostro indirizzo, ha saputo rapidamente ribaltare una immeritata fama di “rallentatore”, ritrovata attività del quale, purtroppo, da qualche mese a questa parte sembra segnare il passo. Un Ufficio in cui tutto il personale, ha saputo condividere, nonostante i momenti di criticità, il processo di cambiamento che abbiamo desiderato imprimere, raggiungendo risultati insperati nella ricerca, compiuta con successo, di decine di milioni di euro di finanziamenti pubblici per la vera, e non proclamata riqualificazione del centro storico, oltre un parco progetti presentato ed in attesa di esame, che garantisce la “riserva matematica” di una programmazione che non può e non deve arrestarsi.

Solo per citare alcuni esempi, tre cantieri contemporaneamente nel raggio di cinqucento metri (parcheggio Via Medaglie D’Oro, Riqualificazione di Corso Umberto I e lavori di Riqualificazione nell’intervento pilota del Quartiere Provvidenza) con disagi accettabili per la popolazione.

imageI lavori di consolidamento della Collina S. Anna per quattro milioni e mezzo di euro, già appaltati dall’UREGA di Enna (ci spiace che detto procedimento non si sia concluso da parte del Comune di Caltanissetta che ne ha la paternità), i lavori di Salita Matteotti per la riqualificazione del Rifugio Antiaereo, per 2.000.000 di euro ed il secondo lotto della riqualificazione del Quartiere Provvidenza per 1.300.000, finanziamenti dei quali, speriamo vengano spesi per tempo, ritenendo semplicemente delittuosa la sola ipotesi che anche un solo centesimo venga restituito.

Ogni euro,ogni centesimo, è frutto di lavoro estenuante, viaggi continui negli Uffici degli Assessorati e Ministeri. Nessuno regala niente in un quadro di finanza pubblica gramo e noto a tutti. Il Comune di Caltanissetta, nel sapere esprimere progettualità, ha riacquistato una propria credibilità presso le Istituzioni superiori.
A tutti quanti coloro hanno ritenuto di riempire il vuoto della pluriennale indifferenza con aristocratiche quanto inconcludenti discussioni da salotto che con toni solenni hanno ritenuto di definire il nostro centro storico “malato”, senza offrire altra medicina che le parole, noi abbiamo risposto iniziando a  curarLocon il chirurgo e non con lo psicologo. Non abbiamo esitato a “respirare la polvere” nel cantiere del cambiamento, scendendo in piazza anche per prenderci gli insulti e gli sfoghi, talvolta meritati, talvolta meno, da parte di chi soffriva i disagi. Tutto ciò, ben consci di dover condividere il “dolore” cui prima facevamo riferimento con gli abitanti ed i commercianti che ancora resistono a rimanere nel centro storico.

Non sfugga a Chi decide che sono Loro gli azionisti principali di questa Impresa del cambiamento e che non può ascriversi ai Medesimi la responsabilità del degrado e dell’abbandono. Semmai la pena delle conseguenze.
Ci rattrista e ci mortifica molto udire, sopratutto in questi giorni, da Chi ha avuto il privilegio di gestire un portafoglio di progetti finanziati e cantierabili di tutto riguardo, che tutto ciò è diventata una ‘gatta da pelare’, o una ‘patata bollente’, soprattutto quando chi scrive non ha mai esitato a prendersi sempre ed in prima persona le responsabilità di ogni fatto, anche per il proprio Gruppo di Lavoro, nella piena convinzione che è questo è l’onere che esige il ruolo di chi amministra una comunità.

Ci lascia altresì perplessi sentire dei discorsi destituiti di fondamento, speriamo solo deduzioni giornalistiche di voci di corridoio, quale la fantomatica presenza di “contratti blindati” per i lavori di corso Vittorio Emanuele che avremmo sottoscritto, nel contesto del quale i lavori devono durare per forza sei mesi.

Sarebbe stato meglio che avessimo avuto il tempo di firmarlo per davvero questo contratto, e anche di gestirlo. Peccato che così non è stato per fatti burocratici connessi al rilascio di certificazioni, che non ci hanno consentito il privilegio e l’onore di gestire un altro cantiere che abbiamo fatto finanziare. Non ci saremmo di certo sottratti a sopportarne le incombenze.

Ci teniamo a chiarire che i tempi di esecuzione che sono stati scelti dai progettisti, (parte del medesimo Ufficio che oggi sovrintende l’esecuzione dell’opera), si sono sempre improntati a prudenza, in considerazione del fatto che anche un piccolo ritardo nella rendicontazione causa la revoca del finanziamento. Ciò non significa che in sede esecutiva non possano e non debbano conseguirsi tempi più brevi.

Ricordiamo che Corso Umberto I,si completò con tre mesi di anticipo rispetto alla prescrizioni contrattuali, grazie al “fiato sul collo” che abbiamo incessantemente garantito, all’Impresa senza alcun onere aggiuntivo per le casse comunali.

Ricordiamo che per l’odierno cantiere di Corso Vittorio Emanuele avevamo già concordato diverse modalità esecutive che avrebbero alleviato i disagi, completamente disapplicate, a favore di rilievi ed addebiti effettuati da Chi probabilmente ritiene di affrontare le cose con lo spirito di raccogliere solo il “grano puro” del raccolto da altri faticosamente seminato ed arato, lasciando ai “braccianti” solo la crusca.

A Chi oggi ha il privilegio e l’onere di decidere ricordiamo che il “cantiere del cambiamento” che abbiamo lasciato in eredità a questa Città presenterà altre prove difficili lungo il cammino, che andranno affrontate con atteggiamento risoluto e propositivo, considerando le indicazione dei Cittadini una risorsa e non un peso, ed i programmi elettorali un indirizzo e non un dogma. I migliori risultati si conseguono nel presupposto del rispetto dell’opinione, anche quando la si penda diversamente, e soprattutto del lavoro altrui, soprattutto di quello dei propriCollaboratori. E’ proprio da Loro, dai componenti della Squadra che deve partire la condivisione del progetto. Senza basi solide tutto crolla come un castello di carta.

Michele Campisi

​Carlo Giarratano ​​

Giuseppe Firrone ​​

Andrea Milazzo

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