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‘Ndrangheta, familiari carabiniere niscemese ucciso: “Stato ci risarcisca”. Sorella suicida per disperazione

Redazione

‘Ndrangheta, familiari carabiniere niscemese ucciso: “Stato ci risarcisca”. Sorella suicida per disperazione

Dom, 27/04/2014 - 23:22

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Vincenzo CarusoGELA – Dopo 37 anni, torna nelle aule di un tribunale la “strage di contrada Razzà” di Taurianova, in provincia di Reggio Calabria, nella quale, il 1° aprile del ’77, trovarono la morte quattro persone (due carabinieri e due componenti di un commando mafioso) in un conflitto a fuoco tra militari e uomini delle ‘drine dopo la scoperta di un summit della ‘ndrangheta con la presenza di uomini politici in un casolare abbandonato.
A rivolgersi alla magistratura sono i familiari di Vincenzo Caruso, di Niscemi, uno dei due carabinieri caduti, ed in particolare gli anziani genitori, il padre, Mariano, di 92 anni, e la madre, Maria Buccheri, di 85, nonché la nipote che si è intestata questa nuova battaglia, Lorena Lupo, di 33 anni, figlia della sorella Rosaria. I familiari del militare ucciso chiedono allo Stato un risarcimento postumo, attraverso il fondo di rotazione, che riconosca al loro congiunto il titolo di “vittima dei reati di tipo mafioso”, dato che all’epoca non esisteva il 416 bis. Lo chiedono a quello “stesso Stato che stranamente assente nel processo di tuo fratello – scrive, Lorena, in una lettera alla propria madre, suicidatasi nel 2005 per la delusione di non avere ricevuto giustizia – si è costituito invece parte civile per i danni subiti ad un’autovettura”, quella di servizio dei carabinieri uccisi. (Fonte ANSA).

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