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Lettera aperta: “Massacro di Charlie Hebdo, si confondono Islam e follia”

Redazione

Lettera aperta: “Massacro di Charlie Hebdo, si confondono Islam e follia”

Lun, 09/02/2015 - 09:23

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CALTANISSETTA – La logica delle armi, che si disse più volte remota e trapassata, s’è insinuata come non mai nel Duemila. Il tragico attentato alla redazione di Charlie Hebdo, ha ricordato a molti che agli spari segue il sangue. Nulla, pertanto, può giustificarli. Sia chiaro.
Detto questo, occorre far chiarezza su molte lacune di conoscenza: si diffondono pensieri perversi su una presunta violenza stillata dalle pagine del Corano; si confondono Islam e follia; si confondono informazione e satira; si confondono satira e profanazione dell’interiorità altrui; ci si dimentica del ruolo occidentale nelle primavere arabe.
Io non stimavo Charlie Hebdo. Che vengano presi di mira i cdd. leader religiosi, può farmi sorridere; che ci si prenda gioco delle religioni, pure; che esse vengano profanate nella propria trascendenza, no.  Che “Le Coran c’est de la merde” nessuno ha il diritto di dirlo.
Che il barbaro massacro debba essere condannato senza esitazioni, è fuori d’ogni dubbio; che le dodici vittime vengano incensate come paladine dell’informazione, tuttavia, non posso accettarlo. Anzitutto, la satira non è informazione; proprio per questo, certamente, va ad essa consentito di superare le limitazioni arrecate alla stampa. Il punto è che, quella di Charlie Hebdo, non era nemmeno una buona satira. Prima di identificare l’Islam come religione del sangue, occorre precisare, una volta per tutte, che “Jihâd” vuol dire sforzo. Il “piccolo sforzo” consiste in azioni esterne, il “grande sforzo” è una guerra interiore, contro la propria concupiscenza. Tradurre il termine jihâd con guerra santa, è assolutamente fuorviante e pericoloso; “guerra santa” si traduce âlharam âlquitâl o âlharb âlquds, termini che non compaiono tra le pagine del Corano, secondo il quale è permessa solo la difesa (come è chiarito in 22ª39-40). Che dei folli, tra i sacri furori della gioventù, passino le giornate a sterminare giornalisti e bambini, il Profeta Maometto non l’ha mai voluto.
“Il suolo è fedele a ciò che gli è stato affidato, e di tutto ciò che vi avete seminato mieterete senza inganno”, recita il Mathnawî di Jalâl âlDîn Rûmî. Per i fratelli Kouachi, la raccolta non sarà delle migliori.
Giuseppe Di Fini

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