“Desidero ringraziare chi mi sta accompagnando in questo viaggio di racconto della mia terribile esperienza. Ho sofferto sei mesi e sei giorni in carcere a Verona per un reato che non ho mai commesso; sono stato assolto con formula piena perché il fatto non sussiste e sono stato anche uno dei pochi in Italia a ricevere un indennizzo per ingiusta detenzione. Oggi, però, non voglio parlarvi di questa storia, ma della riconciliazione.” Queste le parole colme di commozione pronunciate dallo scrittore e docente di lettere gelese Nunzio Di Gennaro, insignito della nomina di “Ambasciatore di Pace e Legalità” nell’ambito del XXVII Memorial “Rosario Livatino, Antonio Saetta, Gaetano Costa”, riconoscimento Internazionale all’impegno sociale Città di Milazzo 2025.
“Oggi sono quello che in grammatica si definisce un ossimoro: io, ex detenuto, seppur risarcito dallo Stato, parlo a una platea anche di rappresentanti dello Stato, di forze di polizia – prosegue Di Gennaro –. E questo è bellissimo perché oggi posso raccontare la mia storia grazie a dei giudici che hanno riconosciuto la mia innocenza. Tutti noi possiamo sbagliare, l’errore umano è sempre presente. Io stesso sbaglio ogni giorno e non provo odio nei confronti di quei giudici e di quegli inquirenti che mi hanno portato in carcere. Ecco perché voglio che nella mente di ognuno di noi rimanga impressa la parola ‘riconciliazione’.”

La cerimonia di premiazione è avvenuta questa mattina, 10 ottobre, nella cornice del Teatro “Tritiletti” di Milazzo e a consegnare il riconoscimento allo scrittore Nunzio Di Gennaro è stato il presidente dell’Ipa di Piazza Armerina, Antonino Gagliardo.
Un riconoscimento che racconta una volontà ferma di essere parte attiva di un sistema che lotta per affermare i valori della giustizia, della legalità e della verità, al fine di poter fare la differenza in un mondo dove il bene viene calpestato dall’indifferenza e dalla smania di potere.
Nunzio Di Gennaro è autore del libro “Impunita”. Edito da SBS Edizioni, il libro è ispirato alla vicenda giudiziaria vissuta dall’autore, accusato, nel 2009, di stupro e violenza nei confronti di una giovane ragazza tedesca, e detenuto per sei mesi e sei giorni nel carcere di Montorio a Verona. All’epoca dei fatti insegnava all’Istituto Martino Martini di Tione di Trento e la sua è una vicenda durata dieci anni. Quattro processi e poi l’assoluzione da parte della Corte di appello di Bolzano perché ‘il fatto non sussiste’; infine il risarcimento da parte della Corte di appello di Trento per l’ingiusta detenzione.
Giunto alla XXVII edizione, il Memorial “Rosario Livatino, Antonio Saetta, Gaetano Costa” è promosso dal Comitato Spontaneo Antimafia “Livatino-Saetta-Costa”, in collaborazione con le Famiglie dei Giudici-Eroi, con l’International Police Association C.L. di Messina, con il Coordinamento Sindacale Appartenenti Polizia, ed è destinato a Istituzioni dello Stato e a cittadini meritevoli che si sono distinti per l’impegno sociale profuso.
E lo scrittore Di Gennaro si è distinto, come enuncia la motivazione alla base del riconoscimento, per “l’impegno costante nella promozione della legalità, dei diritti e della cultura della responsabilità civile, testimoniato attraverso il lavoro educativo, l’attività associativa e la partecipazione a iniziative legislative e culturali di alto valore sociale. Nonostante un’esperienza personale segnata da un’ingiusta detenzione, ha scelto di trasformare il dolore in testimonianza, riaffermando con forza la fiducia nella giustizia come strumento di riscatto e di progresso. La sua azione rappresenta un esempio autentico di coraggio, dignità e cittadinanza attiva.”

Riconciliazione. La parola che Nunzio Di Gennaro ha portato con sé e ha voluto offrire il suo significato ai presenti: “Spesso si pensa che chi è stato vittima di una ingiusta detenzione o chi è stato vittima della giustizia, ce l’abbia con i giudici e che loro siano suoi nemici. Io parto dal presupposto che l’errore lo possiamo commettere tutti e che l’odio deve essere messo da parte. Quindi, per questo motivo riconciliarsi con il proprio prossimo è anche una tappa di fede.”
Lo scrittore prosegue auspicando un giorno di poter incontrare i magistrati e di battere sul tema della riconciliazione: “Sarebbe bellissimo se gli inquirenti ammettessero anche l’errore, non inteso come un atto volontario, ma come appartenente a una delle eventualità in cui l’uomo può incorrere.”
Lo scrittore è stato condannato in primo e in secondo grado di giudizio, ma è anche stato assolto. E quella “stessa classe di giudici che mi aveva condannato – conclude – ha sancito un indennizzo che non è soltanto una questione economica, ma è anche come se io avessi ricevuto delle scuse. Per me riconciliazione significa essere in pace con il proprio prossimo.”
Nunzio Di Gennaro ha anche voluto lanciare un messaggio alle nuove generazioni: “Nonostante un errore giudiziario, si deve continuare a credere nella giustizia.”

