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Caltanissetta, Via Angeli tra arte, simboli e degrado: il paradosso di una città che dimentica la bellezza

Redazione

Caltanissetta, Via Angeli tra arte, simboli e degrado: il paradosso di una città che dimentica la bellezza

Sab, 12/07/2025 - 15:09

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A Caltanissetta esistono luoghi dove si intrecciano storia, memoria, arte e identità. Uno di questi è via Angeli, la strada che conduce al cimitero cittadino. Un viale che dovrebbe essere custodito con cura e rispetto, perché rappresenta il passaggio verso il luogo dove riposano i nostri cari. Ma non è solo una via d’accesso al camposanto: è anche il percorso che conduce a uno dei simboli più importanti della città, il Castello di Pietrarossa, che campeggia nello stemma araldico del Comune e che da secoli rappresenta l’emblema visivo della nissennità.

Oggi, seppur in rovina, il Castello continua a dominare il paesaggio urbano, recentemente valorizzato grazie a un nuovo sistema di illuminazione che lo esalta soprattutto nelle ore del tramonto. Eppure, per raggiungerlo – così come per arrivare alla chiesa di Santa Maria degli Angeli, anch’essa riqualificata e custode di un patrimonio artistico di rara bellezza – bisogna attraversare proprio quella via. Una strada che, per la sua rilevanza storica e culturale, dovrebbe essere un biglietto da visita per la città.

Al contrario , uno scatto ha immortalato una scena che lascia interdetti: un divano abbandonato a ridosso di una buca transennata, invasa dalle erbacce. Una composizione talmente surreale da sembrare un’installazione artistica. Per un attimo, c’è stato persino chi ha pensato a una nuova provocazione firmata da Lorenzo Ciulla, l’artista che proprio in quel quartiere ha dato vita a un processo di rigenerazione culturale attraverso murales, installazioni e interventi di arte urbana.

Lorenzo Ciulla

Ciulla, da anni, investe nel quartiere che gli ha dato i natali, credendo nel valore della bellezza e nella forza della cultura come strumento di riscatto. Suo è anche lo Spazio Pitta, uno spazio indipendente dedicato alla creatività e all’espressione artistica, divenuto punto di riferimento per l’intera comunità.

Ma quella scena, a ben vedere, non è arte. Non è provocazione. È semplicemente inciviltà. L’ennesimo gesto di abbandono che mortifica un’area di grande valore antropologico e simbolico. Un oltraggio non solo al decoro urbano, ma anche alla memoria e all’identità della città.

Ed è qui che si consuma il paradosso: una strada che porta a luoghi sacri e significativi – il cimitero, il Castello di Pietrarossa, la chiesa di Santa Maria degli Angeli – e che, invece, racconta il volto più trascurato della città. Un luogo che dovrebbe ispirare rispetto e accoglienza, anche per chi vi giunge da fuori, ma che troppo spesso lascia l’amaro in bocca.

L’amministrazione comunale, stretta tra difficoltà burocratiche e scarsità di risorse, rincorre il degrado. Ma il vero nemico resta l’indifferenza diffusa. Finché la città non riscoprirà un senso condiviso del bello, del rispetto e dell’identità, anche il più nobile dei simboli rischierà di svanire dietro un divano abbandonato.

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