Una sentenza destinata a fare scuola quella emessa dalla Corte d’Appello di Caltanissetta, che ha assolto la signora Elena Napoli, assistita dall’avvocato Italo Attardo, ribaltando completamente l’esito del giudizio di primo grado che l’aveva condannata a quattro mesi di reclusione per il reato di minaccia aggravata con l’uso di un’arma impropria.
Il caso prende avvio da un episodio risalente alla primavera del 2017, in cui secondo l’accusa la donna si sarebbe recata sotto casa di un uomo, A. N., minacciandolo con un coltellino e proferendo frasi intimidatorie. L’uomo, che aveva inizialmente sporto querela per poi ritirarla, aveva raccontato in aula di essere stato persino ferito a una mano nel tentativo di allontanarla. A queste dichiarazioni si erano aggiunte quelle di alcuni testimoni, il cui racconto aveva inciso sulla condanna emessa dal Tribunale di Caltanissetta nella primavera del 2024.
Ma nel procedimento d’appello, è emersa un’altra verità.
L’avvocato Italo Attardo ha presentato un ricorso articolato e incisivo, che ha messo in evidenza inattendibilità, contraddizioni e lacune nelle testimonianze, supportando la propria tesi con nuovi elementi documentali e tecnici, tra cui un file audio in cui una delle testimoni annunciava di voler “mentire per proteggere il fratello”. Un dettaglio che ha cambiato il volto del processo.
Con rigore giuridico e determinazione, la difesa ha puntato sull’assenza di prova piena, sull’insussistenza degli elementi essenziali del reato e sulla mancanza di gravità oggettiva nella presunta minaccia. Non solo: la strategia difensiva ha anche invocato l’eventuale applicabilità della particolare tenuità del fatto ai sensi dell’art. 131 bis c.p., in subordine all’assoluzione.
La Corte ha ritenuto fondati i motivi di appello: la ricostruzione accusatoria è risultata incerta, approssimativa e viziata da elementi di sospetto, non solo per la ritrattazione implicita di alcuni protagonisti ma anche per il comportamento contraddittorio della presunta parte offesa, che continuò a frequentare la donna dopo i fatti.
Ne è scaturita una sentenza limpida: assoluzione con formula piena “perché il fatto non sussiste”, revoca di ogni statuizione civile, caduta dell’impianto probatorio su cui si basava la condanna. Una decisione che restituisce dignità a una donna che ha vissuto anni difficili e che ora può guardare al futuro con maggiore serenità.
Per l’avvocato Italo Attardo si tratta di un’altra affermazione importante nel suo percorso forense, contraddistinto da competenza, preparazione tecnica e umanità nel rapporto con i propri assistiti. In questo caso, la sua difesa non ha soltanto restituito libertà e giustizia a una persona, ma ha anche riaffermato la centralità del diritto alla verità e al giusto processo.

