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“Vivere nella comunità”. Ecco perchè i nisseni devono andare a votare coscientemente e non guardando soltanto al proprio giardinetto

Sergio Cirlinci

“Vivere nella comunità”. Ecco perchè i nisseni devono andare a votare coscientemente e non guardando soltanto al proprio giardinetto

Gio, 30/11/2023 - 15:39

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Una comunità è un insieme di persone legate tra di loro da rapporti sociali, linguistici, culturali, vincoli organizzativi, interessi, consuetudini e tradizioni comuni.
Farne parte è obbligatorio è difficile isolarsi, piaccia o no se ne fa parte.
Ci si può non informare su chi o come viene amministrata la nostra comunità, si può evitare di leggere la cronaca locale, ma appena mettiamo il naso fuori dal nostro “isolamento”, rientriamo in essa, con tutti i pro ed i contro.
La Polis era in origine una piccola comunità autosufficiente, retta da un governo autonomo, insomma una sorta di piccolo Stato indipendente con leggi ed istituzioni proprie. Oggi siamo soltanto una comunità con una propria un’istituzione, come organo di governo politico, il Comune, con un Sindaco, un Consiglio, da noi eletto composto da 24 consiglieri, che i cittadini rinnovano ogni cinque anni, tranne rarissimi casi, ed una Giunta nominata dal primo cittadino.


A dire il vero però tutti facciamo politica, ovviamente con metodi e mezzi diversi; la fa anche il semplice cittadino quando cerca di intervenire sui problemi cercando di porre o suggerire idee e soluzioni e perchè no facendo anche critiche, purchè lecite, se queste possono essere da stimolo e pungolo verso coloro che sono stati eletti per rappresentarli.
Max Weber, sociologo, filosofo, economista e storico tedesco, sosteneva che tre sono le qualità del un vero agire politico: passione, responsabilità, competenza. Passione per una causa, responsabilità nell’agire per quella causa, competenza nel governare uomini e nell’amministrare cose in ragione della medesima causa.
Ovviamente non tutti sono in grado, possono o amano far politica attiva, ma chi può, ha passione, senso civico, sentimento di appartenenza è giusto che si metta a disposizione, così come è altrettanto giusto che chi non può, intervenga anche fuori dal Palazzo per dare un proprio contributo ed è fuori luogo o stupido dire, quando si viene criticati “candidati e vediamo tu che sai fare”.


Chi invece può o vuole fare politica attiva, partendo dal principio che nessuno gli ha mai puntato una pistola, come diceva Weber deve avere passione, responsabilità, competenza ed avere anche una bella immagine da mostrare a chi chiede il voto, questo almeno in teoria, anche se sappiamo che spesso e volentieri non è così. In politica, a tutti i livelli, ci sono purtroppo personaggi che non hanno nessuno di queste caratteristiche, anzi.
Prendiamo ad esempio adesso due candidati, li chiameremo Andrea 1 e Andrea 2.
Andrea 1 non è molto conosciuto, ha cercato di mettersi in vista ma, al netto di alcuni “amici”, non può contare su tanti voti, non è neanche particolarmente competente, ogni tanto parla, si lancia, ma il più delle volte ha fatto brutte figure. Andrea 1 ha un grandissimo problema, rischia così di non essere eletto, ma siccome vuole assolutamente far politica, deve trovare delle strade. La più semplice, è quella di farsi “sponsorizzare” da un politico di lungo corso, affermato sul territorio e che voglia sostenerlo. Sa benissimo però che da quel momento in poi perderà la sua indipendenza politica, mai potrà portare avanti proprie iniziative che il suo “mentore” non voglia, pena la probabile fine della sua avventura politica. Però se farà il buon soldatino i “portoni” gli si spalancheranno. Dovrà stare attento però a non bruciarsi da solo con dichiarazioni senza senso, con atteggiamenti poco consoni al ruolo assunto, evitando di perdere credibilità, come ad esempio cambiando spesso schieramenti, facendo da stampella in maniera più o meno velata, essere un “desaparecitos” della politica, etc etc..


Andrea 2 invece è consapevole delle sue capacità, si ritiene all’altezza e non teme di presentarsi alla cittadinanza con faccia ed immagine pulite, esponendo le sue idee, il suo programma e circondandosi di amici come lui, anche loro senza padrini/padroni alle spalle ma soprattutto senza macchie, perchè anche la macchia più piccola, un semplice alone, l’avversario di turno la tirerà fuori al momento opportuno, non sapendo o potendolo magari contrastarlo sulle idee.
Finita la campagna elettorale ai due Andrea non resta che aspettare l’esito delle urne. La palla passa adesso ai candidati, che con il proprio voto si assumeranno la responsabilità di scegliere l’ Andrea 1 o il 2.
Questo è quanto probabilmente avverrà anche da noi.
Ci prepariamo infatti ad affrontare un periodo che ci porterà alle prossime amministrative. Avremo anche questa volta diversi candidati alla carica di Sindaco, 5/6, che avranno a loro supporto parecchie liste e di conseguenza ci saranno un gran numero di candidati consiglieri, nel 2019 i candidati sindaci furono 6 con 13 liste a supporto.


E’ sicuramente un momento importantissimo per tutta la città ed i suoi cittadini. Dire, come spesso capita di sentire, “a me non interessa” è quanto di più sbagliano si possa dire, visto che, piaccia o no, si dovranno fare poi i conti con la realtà e gli eletti. Così facendo si rischia, come spessissimo avviene nelle elezioni comunali, di dare poi il voto non a chi è in grado di fare qualcosa di veramente utile, ma all’amico o all’amico dell’amico per semplice simpatia o riconoscenza, per restituire un favore ricevuto o sperare di riceverne uno in futuro. Ancor peggio è dire “io non vado a votare”. Il non andare a votare è “un peccato di omissione” (cit,). Partendo dal principio che in democrazia astenersi dall’esprimere il proprio voto è legittimo, ci sono però delle considerazioni da fare. Infatti l’Art. 48 della Costituzione stabilisce i caratteri del voto, definendolo personale, eguale, libero e segreto, e qualificandone l’esercizio come dovere civico.
Il voto è altresì un diritto in quanto assicura ad un individuo la possibilità di manifestare la propria volontà di scegliere da chi farsi amministrare.
Partendo da ciò il voto e l’andare a votare sono un diritto/dovere, che dovrebbe essere soprattutto libero e mai nessun condizionamento dovrebbe pesare nella scelta ma, come al solito c’è sempre un ma, viviamo in una terra dove i diritti diventano favori e “l’amico” è quello “ca ni scanza di li guai”. L’amico che ci ha oggi risolto o potrebbe risolverci qualche problema, oggi c’è domani chissà, se invece si eleggono “amici” in grado di risolvere i problemi di tutti, risolvendo di conseguenza anche il nostro, probabilmente avremo eletto le persone giuste. L’amico può aiutarci a saltare una fila, a facilitarci e agevolarci in qualche procedura, ma questo amico è in grado di risolvere i problemi di tutti come ad esempio intervenire a favore della sanità locale, a combattere lo spopolamento della città o farà sempre e solo piccoli favori e mai avrà il coraggio di mettesi contro quegli ambienti che, oltre ad aver sempre difeso, hanno favorito la sua elezione e probabile rielezione ?
Ecco perchè bisogna andare a votare e votare coscientemente e non guardando soltanto al proprio giardinetto, che oggi è verde e fiorito, ma che basta un niente per renderlo un deserto. Ad Maiora

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