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Gradimento a corrente alternata ed impegno politico a Caltanissetta: una riflessione

Sergio Cirlinci

Gradimento a corrente alternata ed impegno politico a Caltanissetta: una riflessione

Dom, 06/08/2023 - 12:30

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Si ci dispiace spesso che i cittadini si disinteressano della politica, specialmente di quella locale, però poi quando succede e vengono utilizzati i pochi mezzi che i cittadini hanno per farsi sentire, come ad esempio i social, allora non piace più, e si critica chi scrive. Le critiche arrivano ovviamente dalla parte politica presa di mira in quel dato momento, ma che era in prima fila quando si criticavano gli altri.
I cittadini è giusto che intervengano nella vita politica locale, anche con la semplice segnalazione/lamentela che, se giustificata ed educata, è sempre utile ed importante. Quando ci si attiva si possono ottenere risultati, forse anche migliori, anche stando al di fuori del palazzo, dove spesso “logiche strane” affievoliscono anche le migliori intenzioni, ma ciò non vale per tutti. Dall’esterno si possono infatti mettere i politici con le spalle al muro e in alcuni casi li si costringe ad uscire allo scoperto. Se tacciono, in qual caso la mala figura è doppia. Venendo a mancare questa spinta esterna, come anche l’organizzare sit in, assemblee o altro, loro, i politici, farebbero tranquillamente i loro comodi, più di quanto non lo facciano regolarmente, sapendo che tanto nessuno, tranne qualche loro collega, li bacchetterebbe. Si giustificherebbero, agli occhi dell’opinione pubblica, come meglio vorrebbero e come ben già sanno fare, senza che nessuno potrebbe loro contestare certe inesattezze dette o scivoloni fatti. La libertà di pensiero e di critica è sancita dalla nostra Costituzione e la possono liberamente esercitare tutti i cittadini, non è prerogativa solo dei politici o di chi ha avuto esperienze politiche e si può esercitare questo diritto senza necessariamente essere obbligati a candidarsi. Contrariamente a quello che i soliti detrattori sostengono, siano politici, loro amici più stretti o semplici invidiosi, che vorrebbero tacitare i gruppi locali di discussione, purtroppo per loro crescono e se ciò succede qualche domandina dovrebbero porsela.

Chi amministra questi gruppi può solo avere qualche rimorso o colpa, quella cioè di causare danni al fegato dei soliti detrattori. Infatti, sarebbe da consigliare loro di non seguirli.
I numeri non sono importanti, interessa semmai creare la discussione ed il cercare di essere, almeno si spera, utili alle collettività, gratuitamente e senza un tornaconto personale. Il loro proliferare è la dimostrazione dimostra che i cittadini hanno “sete” di sentire campane diverse o cose che molto spesso neanche i media locali riportano, altra nota dolente. Alcune persone invitano i più attivi sui social a candidarsi e sostengono che il solo scrivere sui i social non possa arrivare a risolvere nulla, ma solo da dentro il Palazzo si può operare bene. Altri invece usano toni di sfida del tipo “candidatevi, così vediamo che sapete fare, sempre che veniate eletti”. Niente di più sbagliato. Non tutti possono candidarsi e penso che molti, se potessero lo farebbero con piacere, se non altro per varcare quella soglia e poter dire quello che si scrive sui social direttamente ai diretti interessati, come è avvenuto quando e stato possibile farlo. Questa scelta/impossibilità di non candidarsi, che in alcuni casi limiterebbe la partecipazione attiva al Palazzo, ha però una sua logica. Chi sceglie di mettersi a disposizione della collettività deve farlo al meglio, deve partecipare attivamente a tutti i lavori, deve presidiare il territorio, per raccogliere le istanze dei cittadini e per toccare con mano le varie problematiche. Recarsi ad esempio in ospedale, per constatare di persona ritardi o disservizi, in modo da poter controbattere chi di dovere in fase di audizione, girare la città per vedere con i propri occhi i problemi, andare negli uffici,dove vi sono le maggiori criticità, parlare con la gente e cercare di capire per poi confrontarsi con i dirigenti, e via discorrendo. Insomma essere un consigliere/cittadino e non un consigliere/politico. La differenza sta nell’impegnarsi al 100% per chi ha dato fiducia ad un candidato e nello stesso tempo onorarla. L’essere eletti e poi non partecipare a commissioni o a consigli comunali, che contributo si da alla collettività ? Semplice, NESSUNO. Certo per qualcuno fregiarsi del titolo di consigliere e da questo averne vantaggi personali, si spera solo d’immagine politica è già tanto, ma così è pura vanagloria. In alcuni casi, per ricordarsi di alcuni di loro, bisogna andare nel sito del comune, pagina consiglieri, li sono presenti e con tanto di foto, ma poi basta vedere le tante assenze e la scarsa attività, per rendersi conto quanto poco frequentano il palazzo ed alcuni anche la città. Se non si ha tempo, volontà o capacità, allora non ci si candidi o se si è stati già eletti, si dimostri una certa dignità e ci si dimetta, lasciando magari spazio a chi potrebbe sicuramente far meglio. Alle prossime elezioni bisognerà assicurarsi bene che chi state per votare, oltre ad essere una persona valida, sia una persona che non abbia interessi personali da salvaguardare o da raggiungere e sia anche disposto a lavorare e sacrificarsi per la città, impegnandosi e rendendosi quanto più possibile disponibile. Se però sta bene questo andazzo e si voterà chi ci hanno suggerito di votare perchè è il candidato di tizio o di caio, che un domani può tornarci utile, allora ma servirà a nulla lamentarsi. Ad Maiora

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