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Caltanissetta, “Volta” e Legambiente insieme alla scoperta delle Maccalube di Terrapelata

Simone Ciulla e Michele Zarba

Caltanissetta, “Volta” e Legambiente insieme alla scoperta delle Maccalube di Terrapelata

Gio, 24/03/2022 - 09:16

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Alcuni giorni fa gli studenti della classe 1^V, indirizzo Aereonautico dell’Istituto Superiore “Alessandro Volta”, si sono recati presso il Villaggio di Santa Barbara (costruito dall’Ente Zolfi, negli anni quaranta del secolo scorso, a servizio dei minatori che lavoravano nelle vicine ex Miniere di Zolfo) per una visita guidata alle maccalube di Terrapelata (dall’arabo maqlùb = “terra in rivolta”). L’obiettivo è stato quello di vedere dal vivo un fenomeno di vulcanesimo sedimentario, trattato in classe nello studio delle Scienze della Terra.

La visita è stata condotta dal Docente di Scienze della suddetta classe, che è anche il Presidente di Legambiente Caltanissetta, il Prof. Ivo Cigna.

Lungo il percorso di avvicinamento al fenomeno di interesse geologico si è osservata una fascia areale più esterna con vegetazione a cespugli di piante erbacee (tipica dei percorsi substeppici) ed endemismi tipici come il Lygeum spartum, il Limonium calcarae e Orchis italica (nota volgarmente come uomo nudo per via della forma del labello del fiore che sembra imitare il corpo di un uomo, compreso il sesso). La parte centrale del sito, con un diametro di circa 100 metri, è risultata invece priva di vegetazione e costituita esclusivamente da terre argillose grigie. Nella parte sommitale di quest’area si sono osservate delle piccole pozze, dei vulcanetti (con altezze massime non superiori al mezzo metro) e dei piccoli sfiati da cui fuoriusciva un liquido fangoso grigio e freddo, insieme a delle bolle di gas.

Il “geosito” ricade sulla sommità di una piccola collinetta che presenta fratture radiali (crepe) nel terreno, aventi larghezze e profondità anche superiori al metro.

Successivamente dopo il ritorno in classe, gli studenti hanno svolto delle ricerche bibliografiche e hanno compreso che il fenomeno delle Maccalube è legato alla presenza di terreni argillosi poco consistenti, intercalati da livelli di acqua salmastra, che sovrastano sacche di gas metano sottoposto ad una certa pressione. Il gas, attraverso discontinuità del terreno, risale in superficie trascinando con sé sedimenti argillosi ed acqua (effetto spumante), dando luogo a coni e pozze di fango.

La forma dell’area, con convessità rivolta verso l’alto (collina) e le fratture radiali del terreno sembrano invece essere dovute alla spinta esercitata dai gas, presenti nel sottosuolo, per risalire in superficie.

Come si evince dai dati giornalistici degli ultimi venti anni, il fenomeno delle Maccalube di Terrapelata ha assunto in passato anche carattere esplosivo, con espulsione di materiale argilloso misto a gas ed acqua scagliato a notevole altezza. Dalle ricerche è infatti emerso che ci sono state a “Terrapelata” varie esplosioni (2002, 2008, 2015). La più catastrofica è stata quella del 2008, quando si è verificato un evento parossistico tale da lesionare strade ed edifici, che sono risultati inagibili.

Anche un abate che visse a Caltanissetta tra il 1797 e il 1834, Salvatore Livolsi, esperto in scienze naturali ed agrarie, autore dello scritto Sul vulcano aereo di Terrapilata in Caltanissetta, scrisse delle Maccalube: “La sua terra è argillosa e di biancastro colore; su cui veggonsi ciotoli di carbonato calcareo cristallizzato e parte marnoso, di agato-diaspro, di deutossido di ferro (ossido nero), di argilla indurita e ferruginosa: e tutti qua e là dispersi che danno a sospettare non essere mai quella pianura rimasta in quiete, né frequentata dagli uomini. Di figura a un di presso conica è la sua superficie ed offre al primo sguardo del fisico le sembianze di un estinto vulcano.”

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