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Caltanissetta: Progetto Aurora della Caritas al centro dei racconti del Rapisardi Da Vinci

Marcella Sardo

Caltanissetta: Progetto Aurora della Caritas al centro dei racconti del Rapisardi Da Vinci

Mar, 01/06/2021 - 17:30

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Gli studenti della 4 e 5 B IT del Rapisardi Da Vinci di Caltanissetta hanno vissuto un’esperienza unica che li ha portati a creare un ponte tra culture, civiltà e Paesi.

Un progetto internazionale promosso e portato avanti dalla dirigente Santa Iacuzzo e dalle docenti Lucia Colore e Manuela Musumeci nato come “Erasmus +” con altri coetanei del Continente Europeo ma che, inaspettatamente, si è esteso oltre le frontiere portandoli a guardare da vicino individui provenienti da altri luoghi del mondo. Paesi devastati dalla guerra, dall’assenza di diritti civili o dalla povertà. Luoghi nei quali vivere era diventato impossibile e la fuga verso l’ignoto l’unica speranza di sopravvivenza.

Nell’ambito della tematica affrontata “Unity in Diversity” gli studenti, in videoconferenza, hanno raccontato della Casa Santa Barbara, dell’Emporio Rosso Melograno e del Progetto Aurora. Tutte iniziative promosse dalla Diocesi di Caltanissetta e da un gruppo di appassionati volontari pronti a investire il proprio tempo per donare benessere agli altri.

Particolarmente apprezzato dall’uditorio inglese e spagnolo è stato il Progetto Aurora che, proprio come rinascita di un nuovo mattino, aiuta le donne ad acquisire un’indipendenza professionale oltre che personale.

Il principale obiettivo, infatti, è quello di formare 15 giovani donne immigrate aiutandole ad acquisire le certificazioni di validità delle competenze acquisite come Assistente familiare e diventare loro stesse punti di riferimento per altre strutture similari.

Le difficoltà, in questo periodo di pandemia, non sono mancate. Proprio come gli studenti in DAD anche le donne coinvolte nel progetto, durante il 2020, hanno seguito gli incontri online spesso utilizzando connessioni instabili, smartphone con schermi troppo piccoli o interrompendosi per accudire uno dei figli più piccoli.

“Sono molto vicino a tutte quelle donne che come mia sorella durante la pandemia hanno dovuto fronteggiare sia all’accudimento dei propri bimbi che allo studio a distanza – ha raccontato Ruben -, purtroppo è risultata una vera e propria sfida che spero ognuna di loro abbia potuto affrontare nel migliore dei modi”.

Un’altra criticità è stata legata alla barriera linguistica e al differente livello di istruzione tra i partecipanti. Quasi nessuno, infatti, parlava la lingua italiana. Uno spunto in più che ha incentivato le donne a cercare una maggior livello di comprensione e, dunque, di integrazione nel nuovo paese.

“Ho apprezzato il fatto di usare esclusivamente la lingua inglese nel progetto Erasmus – ha chiarito Simone -. Ritengo l’inglese una lingua molto importante, quella più parlata al mondo, ed è un bene che vengano offerte delle possibilità in cui mettere in pratica le proprie competenze linguistiche”.

Progetto Aurora è un’iniziativa che ha coinvolto un qualificato team di professionisti che, con sensibilità e disponibilità, è sceso in campo a supporto delle donne per osservare la sfera dell’individuo sotto tutti gli aspetti psicologici, fisici e logistici. Ed ecco che a bordo di questo nuovo progetto sono saliti dentista, nutrizionista, fisioterapista, chef, contabile, avvocato, assistente sociale, direttore del progetto e insegnante.

Ogni aspetto è stato gestito con cura e professionalità: ogni donna che ha concluso il percorso di formazione ha acquisito competenze fondamentali nel settore di competenza. Dai fornelli all’impiattamento fino all’allestimento del tavolo. Dalla cura dell’igiene personale, al primo soccorso, alla pulizia di ambienti e indumenti fino alla disposizione ordinata nelle camere o negli scaffali. Dalla gestione dell’economia domestica fino all’espansione verso nozioni di contabilità e gestione del budget a disposizione.

“Fin da piccola ho contribuito nella gestione familiare, in particolare nell’ambito delle faccende domestiche – ha ricordato Giuliana -. Ho sempre reputato questo tipo di aiuto a casa di fondamentale importanza, perché avendo entrambi i genitori impegnati nel lavoro ho compreso realmente quanto possa essere d’aiuto, soprattutto per mia madre. Facendo ciò, oltre ad alleggerire il ‘’carico’’ di lavoro ai miei genitori, riesco a partecipare attivamente nella gestione della mia famiglia, cosa a parere mio molto importante perché una buona famiglia non è gestita da una sola persona, ma dalla partecipazione di tutti in diverse mansioni o meglio ancora se esse vengono condivise con l’aiuto reciproco. Inoltre svolgere tali mansioni a casa è utile anche per me stessa, tra qualche anno quando andrò a vivere da sola sarò avvantaggiata perché mi troverò già preparata a svolgere le faccende domestiche in maniera autonoma”.

“La metodologia adottata si è sviluppata secondo un approccio a doppio binario che non si è limitato solo alla preparazione dei partecipanti alle opportunità di lavoro, ma anche all’assistenza nella loro vita – hanno spiegato i referenti del progetto Aurora -. Per noi ha significato addestrarli a pensare in modo diverso, integrare le loro vite nel presente, essere proattivi e apprezzare di più la diversità della realtà interculturale presente”.

Non è stato facile ma, alla fine, le principali difficoltà poste sono state superate e si è consolidato un rapporto di maggiore collaborazione. Un legame ancora più intenso tra la Comunità UISG di Caltanissetta, l’Ufficio per i Migranti della Diocesi di Caltanissetta e i partecipanti che hanno mostrato interesse ed entusiasmo nell’accogliere le nuove lezioni di vita dell’apprendimento.

“Per la mia esperienza personale – ha concluso Felice – ritengo che noi studenti abbiamo compreso pienamente il significato della collaborazione docente/alunno, prendendo in considerazione l’impegno e lo sforzo da entrambi i lati”.

Inoltre siamo coscienti di aver avuto la fortuna, durante il nostro percorso scolastico, di conoscere docenti sempre aperti al dialogo, pronti ad aiutarci mettendosi nei nostri panni senza mai dare nulla per scontato.

Un’esperienza che ha segnato positivamente non soltanto i corsisti ma anche tutto il team che ha lavorato al progetto e gli studenti che lo hanno scoperto e raccontato.

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