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Scuola e Legalità. Ciclo di incontri: “La mafia uccide, il silenzio pure”

Redazione 2

Scuola e Legalità. Ciclo di incontri: “La mafia uccide, il silenzio pure”

Lun, 10/05/2021 - 11:46

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Capitano Ultimo, l’uomo che arrestò Toto Riina. Salvatore Borsellino, il fratello di Paolo Borsellino il magistrato ucciso insieme a 5 agenti della scorta da Cosa Nostra il 19 luglio del 1992 nella ormai purtroppo famosa strage di via D’Amelio. Salvo Vitale, amico e collega di Peppino Impastato il giornalista massacrato 43 anni fa per aver deriso il potere mafioso. E Franco Lannino, uno dei più grandi reporter della ‘guerra di mafia’ e delle stragi.

Sono i protagonisti del ciclo di incontri con le scuole secondarie di primo e secondo grado di Lazio, Calabria e Sicilia intitolato ‘La mafia uccide, il silenzio pure’ inseriti nel progetto L’Atelier Koinè selezionato da impresa sociale “Con i bambini” nell’ambito del Fondo a contrasto della povertà educativa minorile, per porre l’attenzione sui drammatici eventi legati alle stragi di mafia e invitare gli studenti a riflettere, con l’aiuto di ospiti, sul valore della legalità.

Gli eventi si terranno su Zoom. Salvo Vitale sarà protagonista domani 11 maggio. Salvatore Borsellino il 12 maggio. Capitano Ultimo il 18 e il 24 maggio. Mentre Franco Lannino premierà il 24 maggio i ragazzi delle scuole che hanno partecipato al corso-concorso fotografico “Cacciatori di Foto”. “Eventi come questi – sottolinea Salvo Vitale, scrittore, poeta, insegnante famoso nell’immaginario per quel ‘Peppino non c’è più’ che scandì il 9 maggio del 1978 su Radio Aut – sono importanti perché dietro hanno un progetto che dura 365 giorni e non qualche ora. Un progetto che si impernia su una materia non ufficiale, l’educazione alla legalità, che ha una valenza enorme per il futuro della nostra nazione.

Con i giovani dobbiamo tornare a camminare insieme, dobbiamo cercare di tirare fuori in loro una scintilla. Devono tornare a pensare da rivoluzionari, a teorizzare e costruire una società in cui la felicità di tutti sia la condizione della felicità di ognuno di noi. Una società dove non ci siano disuguaglianze.

Allora sì che la mafia non esisterebbe più. Per farlo devono però tornare a incontrarsi, abbandonare quel modo virtuale a cui la pandemia ci sta sempre più abituando. Tornare a ipotizzare nuovi spazi di incontro e confronto che oggi purtroppo non ci sono più e sono stati sostituiti proprio da quelli virtuali”.

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