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Caltanissetta, Erasmus “Unity in Diversity” del Rapisardi Da Vinci mostra la solidarietà di Casa Santa Barbara

Marcella Sardo

Caltanissetta, Erasmus “Unity in Diversity” del Rapisardi Da Vinci mostra la solidarietà di Casa Santa Barbara

Lun, 24/05/2021 - 12:29

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In tempi di Covid i progetti Erasmus, per gli studenti dell’Istituto Rapisardi Da Vinci, si sono trasformati in incontri virtuali svolti attraverso piattaforme informatiche.

Appuntamenti che, però, di “intangibile” hanno avuto soltanto la presenza fisica ma certamente non la “sostanza” degli elaborati realizzati.

Il tema, che ha accompagnato tutto il progetto condotto con adolescenti inglesi, spagnoli e italiani, è stato quello dell’integrazione. Ciascun Paese ha avuto l’opportunità di spaziare nel campo in cui aveva maggiore padronanza o valore.

Il Rapisardi Da Vinci ha presentato la faccia più bella, più grande e più generosa della Sicilia: quella dell’accoglienza ai più fragili e a chi è in difficoltà.

Ed ecco che, attraverso uno schermo è stata presentata “Casa Santa Barbara”.

“Alcuni di noi, pur essendo nisseni, hanno scoperto questa realtà soltanto adesso. Siamo rimasti molto colpiti dall’impegno manifestato da tutti i volontari e dal desiderio quotidiano di essere di supporto all’altro” hanno commentato docenti e studenti coinvolti.

“Noi studenti siamo rimasti profondamente colpiti da questa realtà, che senza “troppo rumore”, sta realizzando un meraviglioso lavoro di integrazione e solidarietà – ha raccontato Bruno, uno degli allievi coinvolti nell’Erasmus -. Secondo noi è ammirevole l’operato dei volontari che giorno per giorno, con impegno, passione e dedizione, si dedicano all’accoglienza di questi ragazzi. Mettersi al servizio di coloro che ne hanno bisogno, nella nostra opinione, è un gesto bellissimo che tutto dovremmo provare a seguire”.

“Casa Santa Barbara” aderisce al progetto nazionale “APRI” promosso dalla Caritas della Diocesi di Caltanissetta. Iniziativa che opera nel territorio nisseno unitamente ad altre attività di successo come, ad esempio, l’Emporio Rosso Melograno finalizzato agli acquisti solidarli.

I quattro obiettivi perseguiti sono quelli dell’Accoglienza, Promozione, Protezione e Integrazione. Tutte sfaccettature di un’unica visione: quella di unire le culture amalgamandone gli aspetti positivi per creare un unico popolo.

Il progetto è iniziato grazie alla generosità di un giovane prete, Padre Marco Paternò, che ha messo a disposizione un appartamento da tempo rimasto inutilizzato. Mura che attendevano soltanto di essere trasformate in qualcosa di molto più utile e prezioso.

Adesso giovani di diversa nazionalità, cultura e religione utilizzano quegli spazi per poter ricominciare la loro vita in questa nuova terra grazie anche al supporto di tutta la comunità locale.

Ripartire da zero non è mai semplice, soprattutto se si vive in un luogo con differente cultura ed è per questo che il primo passo da compiere è quello legato all’autostima. Un percorso che si sviluppa e si concretizza attraverso un’adeguata alfabetizzazione, formazione e ricerca di un nuovo lavoro.

“Non avendo mai provato una situazione come quelle testimoniate, non avrei mai creduto che per vivere in condizioni agevoli bisognasse avere tanto coraggio e la capacità di lasciarsi il passato alle spalle – ha raccontato Davide -. Non credevo che bisognasse sacrificare così tanto lasciando il proprio paese per vivere una vita migliore in un posto migliore. Le storie di queste persone hanno toccato nel profondo il mio cuore, mi hanno fatto capire cosa significa lottare per la vita in una condizione in cui è l’unica cosa che rimane, ho capito cosa significa non avere un’identità con la consapevolezza che senza essa non è possibile fare praticamente nulla. L’opportunità di poter ascoltare racconti del genere va sempre colta al volo, perché anche se non viviamo la situazione in prima persona, possiamo almeno tenere a mente che non tutto nella vita è scontato e che possedere qualcosa talvolta rappresenta un privilegio che sfortunatamente altri non hanno, ma che vorrebbero pur di portare un cambiamento sostanziale nella loro vita”.

“Per alcuni dei ragazzi – hanno spiegato i responsabili della struttura – Casa Santa Barbara è stato un vero rifugio in un momento di estrema difficoltà o vulnerabilità. La protezione, per noi, si espande nell’assistenza nelle loro procedure di regolarizzazione, indicando il modo per diventare consapevoli e responsabili cittadini del nostro paese”.

Il progetto APRI utilizza una fitta rete di relazioni – tra cui quelle degli operatori, famiglie e tutor – che incoraggiano la condivisione di esperienze. Ed è questa la vera forza motrice che spinge verso il sociale e l’inclusione lavorativa”.

“Sono rimasta profondamente colpita da questa iniziativa unica. Personalmente da circa 3 anni sono un volontariato della Croce Rossa e trovo che non ci sia nulla di più bello e soddisfacente dell’aiutare le persone che si trovano in difficoltà ha concluso Sofia -. Poter essere utili anche solo ad alleviare le sofferenze di queste persone mi dà una profonda sensazione di pace”.

“Quando abbiamo iniziato ad organizzare le mobilità virtuali, le nostre insegnanti hanno contattato i responsabili della Caritas; sono stati proprio loro ad introdurci alle realtà che operano per l’inclusione culturale. È così che siamo venuti a conoscenza di Casa santa barbara – ha concluso Massimiliano -. Abbiamo scelto questa struttura, in quanto la riteniamo la più vicina a quelli che sono i nostri ideali di inclusione e di integrazione…basta soffermarsi un attimo ad osservare il motivo della nascita della struttura ed il lavoro che questa sta svolgendo, per capire quanto la voglia di aiutare il prossimo possa portarci a compiere grandi cose.

Se tutti quanti prendessimo esempio da loro, faremmo probabilmente un enorme passo avanti verso un mondo più unito e giusto, soprattutto nei confronti di chi è meno fortunato di noi”.

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