Salute

Il tabù dei trasporti in Sicilia e le scuole a rischio

di Fiorella Falci

Il tabù dei trasporti in Sicilia e le scuole a rischio

Sab, 24/04/2021 - 15:26

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In Sicilia, storicamente, quello che è utile per tutti diventa difficile da raggiungere, costoso, anche se si tratta di un bene comune, diventa una fonte preziosa di potere per pochi, spesso, criminali, che se ne impossessano per esercitare su di essi un controllo esclusivo e centellinarne la fruizione a chi dovrebbe averne diritto in quanto cittadino.
È stato così per l’acqua (sorgenti e dighe in mano alla mafia da sempre), così per i suoli edificabili delle città, così come era per il latifondo (in mano ai campieri mafiosi), le miniere prima della regionalizzazione e com’è, in tempi più recenti, per la possibilità di comunicare attraverso il territorio, specialmente nell’interno dell’isola, ancora ignorato da un sistema di viabilità e trasporti appena civile che permetta alle persone e alle produzioni di muoversi agevolmente attraverso la bellezza di paesaggi che non sono stati lasciati incontaminati in omaggio alla sensibilità ecologica.


Lo hanno detto da mesi gli studenti, i nostri ragazzi che frequentano le scuole e che lo hanno fatto per tanto tempo da casa, nella finta modernità alienante della DAD, e che quando si è discusso di misure per la sicurezza delle scuole, hanno subito chiarito che non erano gli ambienti scolastici ad essere a rischio, ma il sistema dei trasporti pubblici con i quali si spostano i pendolari, su autobus malconci e stracarichi, incompatibili (anche in tempo di pace) con le norme elementari del distanziamento, dell’igiene e della sanificazione.
Come mai, in tutti questi mesi in cui tavoli prefettizi e regionali hanno discusso di come fronteggiare nelle scuole i pericoli della pandemia, il sistema dei trasporti è rimasto un tabù? Nessuna provvidenza regionale ha previsto “ristori” per le autolinee che avrebbero dovuto essere costrette a dimezzare i posti sui mezzi e contemporaneamente investimenti per mettere su strada, a servizio dei pendolari, il consistente parco macchine delle autolinee turistiche private, che nei mesi invernali e con il turismo fermo causa Covid dispongono di centinaia di pullman inattivi, che utilmente potrebbero lavorare per i pendolari, dando lavoro anche a tanti operatori.


Eppure gli studenti siciliani godono per legge (faticosa conquista delle lotte degli anni ’70) di trasporti gratuiti e rimborsi per gli abbonamenti ai mezzi, ma le autorità competenti hanno rifiutato, in questa emergenza, di estendere la misura a chi si avvale di pullmini privati e potrebbe utilmente decongestionare l’affollamento sulle altre autolinee, private anch’esse per altro, non dimentichiamolo.
Ma in Sicilia ci sono privati e privati, e ci sono tanti che vengono privati dei propri diritti a vantaggio di altri privati che ne monopolizzano privatamente la fruizione, sotto lo sguardo distratto di istituzioni che stranamente di tutto si occupano tranne che di questo semplice “uovo di Colombo” e che sono arrivate ad ipotizzare doppi turni di entrata e di uscita dalle scuole superiori per consentire alle autolinee privilegiate di raddoppiare le corse senza raddoppiare i mezzi e gli autisti impiegati.
Gli studenti se ne sono accorti subito e lo hanno dichiarato pubblicamente (chiarissimi i documenti in questo senso della Consulta studentesca regionale), ma nessuno ha voluto ascoltarli e trovare soluzioni che potessero scalfire il monopolio di quella risorsa vitale che sono le comunicazioni in un territorio che si vuole mantenere ostinatamente nell’isolamento e nella marginalità.
Comunicare è conoscere, spostarsi nello spazio del territorio genera padronanza e autonomia, in una parola è un requisito di libertà, quella libertà alla quale nelle nostre scuole dovremmo educare i nostri ragazzi.
Ma per le autorità competenti la libertà la si può conoscere e coltivare al massimo fino alla storia del Risorgimento e alle guerre d’indipendenza.
Di poterla vivere oggi, che siamo in democrazia, non se ne può parlare, se non conviene ai signori degli autobus, neppure per andare a scuola.

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