Salute

Caltanissetta, lo sfogo di una madre: i miei figli a casa con il Covid ma senza DAD

Redazione 2

Caltanissetta, lo sfogo di una madre: i miei figli a casa con il Covid ma senza DAD

Mar, 27/04/2021 - 12:25

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“I miei tre figli, dal 12 aprile sono in isolamento domiciliare imposto dall’ASP di Caltanissetta ma da quando hanno riaperto le scuole sono stati abbandonati e privati di qualsiasi interazione durante le lezioni”.

Inizia così lo sfogo di una madre che, oltre a dover combattere con il Covid-19, si trova a dover lottare contro la lentezza burocratica e la scarsa digitalizzazione della scuola.

“Da oltre un anno abbiamo dovuto imparare a convivere con la Didattica a Distanza, abbiamo imparato a generare link, attivare riunioni, parlare attraverso uno schermo. Eppure ancora oggi chiedere – e attivare – la didattica a distanza per degli studenti della scuola primaria sembra un’impresa insormontabile”.

L’epopea di questa famiglia composta da 5 persone è iniziata nella prima decade di aprile quando, nonostante aver rispettato tutte le misure di sicurezza e prevenzione, sono entrati in contatto con un soggetto positivo. Immediatamente hanno iniziato l’isolamento domiciliare e richiesto il tampone antigenico all’ASP di Caltanissetta.

L’esito è stato positivo per due dei tre figli ma, ovviamente, l’isolamento è stato attivato per tutta la famiglia, seppur divisa nei diversi ambienti della casa.

“I nostri figli frequentano la prima, terza e quinta classe della scuola primaria Don Milani. Abbiamo subito avvisato telefonicamente le maestre di ciascun consiglio di classe e si sono mostrate molto sensibili alla situazione – hanno spiegato i genitori -. Eravamo certi che il 19 aprile, rientrando a scuola, sarebbero state loro ad attivarsi immediatamente per garantire la didattica a distanza e il collegamento con le lezioni. I nostri figli, infatti, attualmente non accusano alcun sintomo e, dunque, la mattinata trascorsa scuola consentirebbe non soltanto l’istruzione ma anche, psicologicamente, un diversivo alle attuali angosce che li avvolgono sui rischi di questo virus. Un’opportunità di crescita formativa che i docenti non hanno colto ma, addirittura, con il loro immobilismo, hanno deciso di scartare”.

Venerdì 23 aprile i genitori hanno deciso di inviare formale richiesta di attivazione della DAD spiegando la situazione. La scuola ha risposto alla mail spiegando che non era a conoscenza dell’isolamento obbligatorio degli alunni e che si sarebbe attivata per la DAD.

“Questa risposta ci ha ulteriormente amareggiato e deluso – ha proseguito la madre -. Nessun insegnante dei tre consigli di classe si è preoccupato di avvisare la scuola o chiedere al responsabile Covid o referente amministrativo quale fosse la procedura in queste situazioni. Una pecca non soltanto dal punto di vista legale, perché è un diritto dei bambini e un dovere per la scuola, ma soprattutto umano. E in questo ultimo punto la scuola, in quanto istituzione, ha fallito”.

A oggi, dopo 7 giorni di scuola (9 in ordine temporale se si considera anche il fine settimana), la situazione rimane irrisolta.

Il bambino che frequenta la quinta classe, dopo un collegamento iniziato in ritardo nella giornata di ieri e per il quale – inspiegabilmente – per il registro elettronico risulta assente, ha iniziato a seguire le lezioni.

L’alunno della terza è stato contattato nella mattinata di oggi (ben oltre l’orario di inizio delle lezioni) dagli insegnanti ma i problemi tecnici alla connessione non hanno permesso il collegamento. Le maestre con gentilezza hanno invitato la mamma a “ritentare domani”.

Il più piccolo, che frequenta la prima, invece, è in attesa di qualsiasi collegamento e le maestre hanno informato verbalmente i genitori che “sono in attesa delle direttive per l’attivazione da parte della scuola”.

“I nostri figli sono molto tristi e angosciati. Non si trovano soltanto a dover combattere con il Covid, consapevoli delle possibili conseguenze in caso di aggravamento, ma anche a vivere uno stato di isolamento anche all’interno della loro stessa casa, separati da noi e dai fratelli e anche dai compagni di scuola – hanno concluso i genitori -. Per dei bambini di 6, 8 e 10 anni è un peso eccessivo da sostenere. Non ci aspettavamo che la scuola, identificata a livello italiano come agenzia formativa, fosse insensibile ai bisogni dei suoi piccoli utenti”.

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