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Mafia, GdF Caltanissetta: sequestrati beni per oltre un milione a esponente di cosa nostra ennese

Redazione

Mafia, GdF Caltanissetta: sequestrati beni per oltre un milione a esponente di cosa nostra ennese

Mer, 03/04/2019 - 09:43

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CALTANISSETTA – Gli interessi della mafia ennese nel settore delle cave che fa affari anche cedendo terreni a societa’ estranee alla criminalita’ organizzata, ricorrendo all’intestazione fittizia di beni. E’ quanto emerso dall’inchiesta della Dda di Caltanissettache ha portato al sequestro di beni e disponibilita’ finanziarie per oltre un milione di euro a carico di Giuseppe Pecorino imprenditore agricolo ottantenne, di Agira (Enna), coinvolto nel 2011 nell’operazione antimafia “Fiumevecchio” e condannato nel 2013 per associazione di stampo mafioso. La Guardia di finanza diCaltanissetta ha indagato sulla vendita di terreni in contrada Santa Nicolella, alla societa’ trevigiana Fassa, totalmente estranea alla vicenda, che avrebbe dovuto attivare una cava di quarzo da tempo dimessa nell’area di Monte Scalpello area di interesso naturalistico e archeologico. L’anziano imprenditore, dopo il coinvolgimento nell’inchiesta antimafia, aveva fatto la donazione dei beni al figlio che e’ indagato per intestazione fittizia. Qualche giorno prima della compravendita i terreni erano tornati in possesso di Giuseppe Pecorino che ha stipulato l’atto di compravendita con la societa’ trevigiana. Un grosso affare, quello dell’apertura della cava con un progetto che prevedeva anche la realizzazione di uno stabilimento di lavorazione che e’ stato fortemente caldeggiato dalla parte politica ad Agira, ma contro il quale si erano schierati cittadini e SiciliaAntica. Il sequestro comprende terreni, case rurali e immobili ad uso di civile abitazione, formalmente intestasti al figlio di Pecorino, per un valore di 450 mila euro e oltre 620 mila euro di disponibilita’ finanziarie corrispondenti ai proventi della compravendita con la societa’ trevigiana che alla fine di novembre 2018 si era vista revocare le autorizzazioni concesse dalla Regione e dal Distretto minerario di Caltanissetta per violazione del ‘Patto di integrita” che la stessa societa’ aveva sottoscritto

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