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Guerra di Mafia, omicidio Failla risolto dopo 31 anni: arrestati il sancataldese Cataldo Terminio ed il gelese Angelo Greco

Redazione

Guerra di Mafia, omicidio Failla risolto dopo 31 anni: arrestati il sancataldese Cataldo Terminio ed il gelese Angelo Greco

Mar, 09/04/2019 - 13:27

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GELA – Un omicidio rimasto irrisolto per oltre 30 anni e ieri e’ giunta la svolta. Ad uccidere il 9 ottobre del 1988 l’imprenditore Giuseppe Failla, 50 anni, sarebbe stato Cataldo Terminio, esponente della famiglia criminale di San Cataldo, che avrebbe vendicato col sangue la morte del padre Nicolo’ Terminio, ucciso il 17 aprile del 1982. Secondo le indagini del Ros di Caltanissetta, coordinati dalla procura distrettuale antimafia, sarebbe stato Terminio a sparare diversi colpi di pistola contro il barista che si trovava all’interno del Bar Roxy di via Cadorna, in centro storico a Gela. Raggiunto da ordinanza cautelare in carcere anche il gelese Angelo Bruno Greco, 52 anni, che per il delitto avrebbe fatto da basista. Sia Terminio che Greco, dopo anni di detenzione, si erano trasferiti nel nord Italia. Indagati a piede libero gli ergastolani il boss nisseno Giuseppe ‘Piddu’ Madonia, che avrebbe dato l’ok alla vendetta, e il boss Angelo Palermo di Caltanissetta che avrebbe fatto da autista a Terminio. A chiarire il fatto di sangue sono stati i collaboratori di giustizia Leonardo Messina, Ciro Gaetano Vara e Salvatore Ferraro. Sia Vara – per anni braccio destro di Madonia – che Ferraro nel 1988 (anno in cui si registro’ il delitto di Pippo Failla) erano liberi. L’omicidio sarebbe da inquadrare nella faida che per tutti gli anni ’80 ha caratterizzato la vita criminale degli esponenti di San Cataldo. Alla famiglia Terminio, che per anni aveva tenuto le redini del clan, si era contrapposta la famiglia Cerruto, che aveva creato una piccola cellula criminale. I sodali di quest’ultimo clan avevano iniziato in proprio a fare estorsioni a tappeto e a spacciare droga – secondo quando emerge dopo trent’anni – e tra gli emergenti criminali c’era anche Giuseppe Failla, titolare del Roxy Bar.

La faida tra i Terminio ed i Cerruto, giovani stiddari, e’ iniziata nel 1981 con l’omicidio di Emanuele Cerruto, il “poeta mafioso” e si e’ conclusa con quello di Emanuele Rizzuto (a San Cataldo) nel 1989. I componenti del clan Terminio avevano l’ordine di uccidere nelle piazze e nei bar per dare un chiaro segnale della loro supremazia. Con l’arresto di Cataldo Terminio i Carabinieri – guidato dal colonnello Baldassarre Daidone – pensano di aver placato un’eventuale ascesa del boss all’interno della famiglia criminale di San Cataldo, smantellata negli ultimi mesi dai militari dell’Arma. Gli investigano pensano che l’uomo – dopo anni di detenzione – avrebbe potuto approfittare del “vuoto” per tornare ai vecchi fasti criminali. “L’omicidio riguarda la faida di San Cataldo – ha ricordato il procuratore di Caltanissetta Amedeo Bertone – che si scateno’ all’inizio degli anni Ottanta tra Cosa Nostra e un gruppo di stiddari che si erano messi in proprio per la commissione di reati, tra cui le estorsioni. Un fatto che diede fastidio alla famiglia di Cosa nostra. E nella guerra che ne scaturi’ una delle vittime principali fu Nicolo’ Terminio, padre dell’odierno arrestato. Cataldo Terminio decise poi di far fuori tutti coloro che riteneva coinvolti nel delitto del padre, tra cui Failla, ucciso a Gela”. “Cataldo Terminio era tornato in liberta’ da pochi mesi e si era trasferito al Nord Italia – ha aggiunto il maggiore Manuele Piccirilli del Ros di Caltanissetta – si tratta di un soggetto di primissimo piano in Cosa nostra che riteniamo potesse anche far rientro in Sicilia dove e’ ben inserito”. “Recenti operazioni antimafia condotte negli ultimi anni a San Cataldo – ha aggiunto il sostituto procuratore Davide Spina – confermano la presenza di Cosa nostra in quel centro e i legami ancora sussistenti con soggetti del passato”.

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