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Fallimento Agem, la rettifica di Enrico Morelli

Redazione

Fallimento Agem, la rettifica di Enrico Morelli

Mar, 02/04/2019 - 15:28

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In merito all’articolo dal titolo «Fallimento dell’Agem, Enrico Morelli va sotto processo»
l’editore Enrico Morelli ha chiesto la seguente rettifica: «La Sezione giurisdisionale di appello della Corte dei Conti di Palermo ha rinviato al giudice di primo grado il giudizio su un ritardato pagamento di circa 400 mila euro effettuato dall’AGEM, azienda grafica dichiarata fallita nel 2008 ma ancora operante a Caltanissetta, di cui era amministratore Enrico Morelli, così acccogliendo il ricorso della Procura Generale, che non aveva condiviso parte delle motivazioni della sentenza del 2015 della stessa Corte con cui Morelli era stato assolto per prescrizione. È questo l’unico motivo per cui il giornalista editore originario di Caltanissetta è stato rinviato di nuovo a giudizio, ma Morelli dichiara di aver sempre ammesso il ritardo e pertanto non può essere accusato di occultamento
doloso del danno, come sostiene l’accusa.
Egli smentisce, poi, che sia stato ribaltato il pronunciamento del 2015, come sostenuto nell’articolo, sulle accuse avanzate dalla Guardia di finanza. Secondo il comando di
Polizia Tributaria di Caltanissetta l’ex amministratore dell’AGEM avrebbe dovuto rimborsare (in solido con la società) circa 8 milioni di euro di contributi, su circa 20 milioni di investimenti realizzati (quattro milioni in più di quelli agevolati) perché avrebbe realizzato aumenti di capitale fittizi. Una tesi rigettata due anni fa dalla Corte dei Conti di Palermo e oggi non contestata.
La Procura nulla ha eccepito sul punto – fa notare Morelli – ma ravvisando il dolo sul pagamento ritardato ha chiesto che la prescrizione non dovesse partire dal fatto avvenuto nel 2002, ma dalla denuncia della Guardia di finanza avvenuta nel 2007. La Procura non ha contestato la sentenza del dicembre 2015 in cui si afferma che Morelli non ha causato alcun danno erariale e in cui la Corte dei Conti di Palermo dichiara che le ipotesi delle Fiamme gialle sugli aumenti fittizi di capitale «sono infondate».
Nella sentenza così si legge: «Gli investimenti programmati, come testé accennato, vanno ritenuti realizzati e se, tenendo conto della documentazione di spesa, il contributo pubblico, come previsto, li ha coperti solo in parte, deve evidentemente ritenersi che l’apporto privato vi è stato e che, quindi, l’ipotesi accusatoria di capitalizzazione fittizia è infondata, vale a dire che, avuto riguardo alle modalità previste dal diritto societario (aumento reale o nominale del capitale sociale) e ammesse dalla specifica disciplina del finanziamento pubblico in questione, gli aumenti del capitale sociale di fatto eseguiti e contabilmente riscontrati sono stati effettivamente in linea con la prevista ripartizione del peso economico tra pubblico e privato».

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