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Carlo Sorbetto: “Gli errori nel ‘Tricolore’ occorre ripensare al cerimoniale”   

Redazione

Carlo Sorbetto: “Gli errori nel ‘Tricolore’ occorre ripensare al cerimoniale”   

Lun, 04/06/2018 - 09:47

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CALTANISSETTA – RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO. “La bandiera della Repubblica è il tricolore italiano: verde, bianco e rosso, a tre bande verticali di eguali dimensioni.” La bandiera è infatti quasi sempre il simbolo più rappresentativo di uno Stato, di una nazione o di una comunità, e chi la prende sottogamba o commette anche soltanto un errore, sbagliandola, rischia di urtare gli animi di milioni di persone. Classiche occasioni ad alto tasso di errori sono sempre i grandi eventi commemorativi come il 25 Aprile oppure il 2 Giugno. Da qualche settimana sono iniziati le segnalazioni di Bandiere esposte in modo indecoroso e con posizioni errate e, alcune di queste hanno fatto il giro dei quotidiani online. E già, a pochi giorni del 2 Giugno, si arrivava quasi al top delle gaffe nell’allestimento delle vetrine dedicata alla Festa della Repubblica. Ma il 2 Giugno, sulla corona d’alloro, del Comune e della Provincia i colori dei nastri sbagliati; i vessilli del Comune e della Provincia i nastri dei colori della coccarda sono sbagliati. Lo stesso vale sui manifesti in bella mostra in tutte le città! Ogni governo, ai Comuni (anche ai più piccoli) impiega uno o più responsabili del protocollo, personaggi puntigliosi che si occupano degli aspetti formali di visite di Stato, vertici internazionali e altre occasioni del genere. Curano l’accoglienza e si assicurano che ogni aspetto dell’evento sia perfetto, e soprattutto che non ci sia nulla che possa urtare la sensibilità degli ospiti di riguardo. Si occupano anche degli inni e, qui vengono i dolori, delle bandiere che sono regolarmente esposte in queste occasioni. Alla luce di ciò, sarebbe opportuno che ogni Ente riveda la formazione sul Cerimoniale moderno. Al di là delle più superficiali apparenze, il cerimoniale non è un fronzolo con funzioni decorative. Non si tratta nemmeno di un qual­cosa di superato e da mettere in secondo piano rispetto alle priorità più comunemente ricono­sciute all’amministrazione di un ente.

Carlo Sorbetto

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