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Cinquanta numeri del Fatto Nisseno: ci siamo

Michele Spena

Cinquanta numeri del Fatto Nisseno: ci siamo

Mar, 27/06/2017 - 15:29

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Diciamoci la verità, il giornalismo vive una crisi profonda. Al di là, dei selfie e della spettacolarizzazione della professione, il mondo dell’informazione sta profondamente cambiando. Scelte editoriali scellerate hanno portato molti giornali a non vendere più copie. Credetemi, non è solo colpa del fatto che le notizie le scriviamo e le mettiamo in rete e il fruitore finale, il lettore, le legge gratis. Il gusto nello sfogliare un quotidiano al mattino, toccarne la carta e sentirne l’odore è uno dei piaceri della vita. Se però su quel giornale devo leggere fatti e notizie che non mi corrispondono alla verità, allora pian piano me ne distacco e perdo quel gusto nello sfogliare un quotidiano. Se per esempio sono un agricoltore, coltivo grano con sudore e lacrime amare e faccio fatica a stare sul mercato perchè il prezzo del mio grano lo stabilisce una multinazionale che me lo paga pochi centesimi per colpa della politica italiana, gradirei che il giornale me lo raccontasse. Se poi nei nostri porti arrivano navi colme di grano dal Canada e il Ministro dell’agricoltura o l’assessore regionale di turno intervistati dal mio quotidiano regionale mi dicono che tutto è ok, che tutelano la nostra agricoltura, allora è chiaro che così non funziona. E’ chiaro che quel giornale non mi dice una verità, non mi sta cioè raccontando la verità sostanziale dei fatti, cardine unico della nostra professione. Se ascolto un radiogiornale e mi dice che in Italia è calato il consumo dei biscotti e mi dice che è una buona notizia “perché gli italiani fanno colazione al bar”, devo chiedermi se quel radiogiornale sta dicendo una fregnaccia. In Italia cala il consumo dei biscotti perché la gente non ha più una lira per comprarseli, non perchè fa colazione al bar. Cala quindi la credibilità del mezzo di informazione, calano gli ascolti e la raccolta pubblicitaria. Insomma un circuito dal quale per uscirne più o meno indenni sono necessarie delle componenti fondamentali tra le quali la credibilità della testata e dei suoi collaboratori. Ora, noi non pretendiamo di fare informazione meglio, o peggio degli altri, cerchiamo però di farlo nel modo più dignitoso possibile. Probabilmente, quando abbiamo iniziato il 20 dicembre del 2010 con il numero 0, non immaginavamo nemmeno che saremmo arrivati a 50 uscite. Abbiamo raccontato tanto di questa città e della nostra terra e tanto ancora vorremmo continuare a farlo. 50 uscite dicevamo, fanno oltre mezzo milione di copie distribuite per un totale di oltre 1000 articoli e 750.000 i giornali per essere precisi. Mille gli articoli pubblicati,  mille fatti, mille personaggi, mille riflessioni. Tanto lavoro, tanta testimonianza dei quotidiani accadimenti, dai piccoli talenti alle inchieste. Siamo entrati dentro le questure, dentro i palazzi e tra le vie buie dei quartieri dimenticati. Ci siamo sgamati carte, inciuci politici, abbiamo dato delle anteprime, molte anteprime, cercando di avere equilibrio in frangenti scivolosi, siamo stati criticati e vogliamo continuare ad esserlo. Il piglio è sempre lo stesso, notizie, fatti, verità sostanziale, critica, analisi e voce alla città e al suo territorio. Sul web poi, si gioca ormai la partita, la grossa fetta di informazione dicevo all’inizio, data la metamorfosi dell’informazione si gioca tutta lì. Dal 1 febbraio del 2011 i numeri sono per noi molto gratificanti: sul sito www.ilfattonisseno.it , quasi 43.000 articoli, contiamo 16 milioni di accessi, 5 milioni di utenti, 35 milioni di pagine visitate. Ci attestiamo su una media di 25 mila visite al giorno, con picchi anche di 50 mila. Numeri che attestano la nostra piccola testata tra quelle più lette in Sicilia. In questi anni probabilmente abbiamo perso alcuni amici, abbiamo guadagnato delle antipatie, ma speriamo di essere sempre all’altezza della sfida più grande. Poter offrire ai lettori quello che meritano, un’informazione sempre chiara, bipartisan, equidistante dagli equilibri del palazzo e con un ruolo quasi pedagogico e soprattutto da pungolo per le istituzioni e la politica. A proposito di palazzo, tengo a ricordare che Il Fatto Nisseno è uno strumento libero che dà voce alla città e se la voce della città è un grido d’allarme perché ci sono delle sacche di povertà e bisogno, chi sta dentro i saloni è tenuto quantomeno ad ascoltarle. Agire poi è un’altra cosa…

Il Fatto Nisseno racconta i fatti. Se c’è una cosa buona, da chiunque questa arrivi, la si racconta, se un ufficio è vuoto, questo è vuoto e lo si racconta, dando spazio al cittadino che lo segnala. Né più, né meno. Se le nostre strade sono piene di buche, io lo racconto e non mi interessa di chi si mette il broncio. Caltanissetta è un microcosmo, al pari di una grande città, ha tutto, probabilmente la forbice sarà meno estrema rispetto alla grande capitale che accosta in un’unica inquadratura il grattacielo a vetri e il mendicante sul marciapiede, ma la città ha tutto. Ha il suo piccolo grande festival canoro, le sue ville e la sua povertà, ha tre televisioni e la sua normale crisi economica, i suoi potentati e le sue debolezze, i suoi vizi nascosti i suoi imprenditori e artigiani, la sua politica vicina alla formazione. Capitolo a parte merita la Settimana Santa. Quella si che è un patrimonio da valorizzare sempre più per far conoscere la tradizione cristiana in una terra che è peraltro storico esempio di integrazione. I suoi talenti dicevamo, la città si, ha tutto, ma probabilmente non ha una di quelle caratteristiche che le farebbero spiccare il volo. I suoi talenti per emergere, devono per forza andare via, uscire, confrontarsi con ambienti dove l’emergente non è il nemico, ma una risorsa. Ebbene, considerate Il Fatto Nisseno come una risorsa, una risorsa di tutti. Usateci, scriveteci, segnalateci tutto quello che volete. Nonostante gli sforzi di tutti, Caltanissetta rimane a mio avviso una città troppo sonnolenta dal punto di vista dell’informazione. Fatti e accadimenti, più o meno gravi, avrebbero certamente avuto un’eco diversa qualora si fossero verificati in altre città. Una sconfitta? Forse. Per questa ragione, invito pubblicamente i miei colleghi che con fatica provano a raccontare questa città a fare una profonda analisi, un’autocritica. Perchè se dei cittadini lamentano di aver perso una casa devono rivolgersi a Le Iene per fare scoppiare un caso? Perchè noi non siamo stati capaci di lasciar intendere che siamo vigili sulla città? Lavoriamoci insieme per crescere tutti. Ben vengano più voci che fanno informazione, la competizione dovrebbe far crescere il livello. Il Fatto Nisseno c’è.

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