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Giuseppe Tumminelli: “L’amore per un mestiere, l’onore di rappresentare le antiche maestranze”

Marcella Sardo

Giuseppe Tumminelli: “L’amore per un mestiere, l’onore di rappresentare le antiche maestranze”

Ven, 28/10/2016 - 19:04

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Giuseppe Tumminelli con il datore di lavoro e Capitano Biagio Lacagnina (1987)

CALTANISSETTA – Presidente della categoria dei Carpentieri e ferraioli, Vice Presidente della Real Maestranza, maestro carpentiere dal 1987, marito affettuoso e padre orgoglioso. Chi conosce Giuseppe Tumminelli, neo capitano della Real Maestranza, sa bene che per identificare la persona bisogna citare tutte le sfaccettature della suo essere.

Lo ha dimostrato anche a noi quando, invitato in redazione per raccontarci le emozioni e le sensazioni di questa nomina, è venuto accompagnato dal figlio maggiore. “Salvatore – ha commentato il Capitano – partecipa alla processione della Real Maestranza da quando aveva solo tre anni ed è nato proprio l’anno in cui sono stato nominato portabandiera. Adesso segue le orme di famiglia come maestro cerimoniere”.  Il secondogenito, Francesco, invece è lontano per motivi di studio e, seppur appassionato di questa processione regale, non può sempre prendere parte ai rituali religiosi.

“Il mio desiderio? Che i giovani riscoprano gli antichi mestieri e si trasformino in artigiani del nuovo millennio”

Portabandiera nel 1989

Portabandiera nel 1989

Già da quando era bambino il futuro di Giuseppe, in quanto figlio di un agricoltore, aveva dei solchi ben tracciati ma il destino ha voluto che, non molto lontano dai suoi campi, ci  fosse un edificio in fase di costruzione. La gettata delle fondamenta e la possibilità di creare qualcosa dal nulla ha subito conquistato quel ragazzino che con determinazione, finita la scuola dell’obbligo, si è rimboccato le maniche per lavorare il legno e l’acciaio. Da quel giorno Giuseppe non ha più cambiato idea e nel 2001, dopo molta esperienza come apprendista e capo cantiere, si è aperto la propria ditta nella quale ancora ogni mattina va a lavorare.

Quella di entrare nella Real Maestranza però, è stata una casualità dettata dal rispetto e dall’affetto di chi lo aveva accolto in cantiere come un figlio. “Ho iniziato a lavorare prima nella ditta Giuseppe Cannizzaro (Capitano nel 1997) e poi in quella di Biagio Lacagnina (Capitano nel 1989)” ha raccontato il neo capitano. Nel 1987 è stato proprio “Pipino Biagio”,  come affettuosamente ancora lo ricorda e lo chiama Giuseppe Tumminelli  “a spingermi a comprare il vestito, prendere in mano il cero ed entrare a far parte della processione della Real Maestranza”.

“Noi siamo pronti ad accogliere i giovani a braccia aperte ma gli enti pubblici dovrebbero incentivare la nascita di scuole edili e licei tecnici”

Alfiere Maggiore nel 1997

Alfiere Maggiore nel 1997

L’ ingresso, quasi “in sordina”, è durato molto poco. Il maestro carpentiere, trascinato più dalla stima per una persona che per interesse reale, non è rimasto fermo in un angolo ma si è ben presto fatto notare per le sue proposte lungimiranti e l’attivismo all’interno della categoria dei carpentieri e ferraioli. Il suo valido supporto è risultato prezioso non soltanto per i suoi “colleghi” ma anche per l’intera associazione della Real Maestranza. Adesso, svolti tutti gli incarichi messi a disposizione, Giuseppe Tumminelli può includere anche l’onore più grande e ambizioso al quale si può protendere: quello di essere “il Capitano”.

Una gioia condivisa con tutta la famiglia e, soprattutto, con la moglie che amorevolmente definisce il suo braccio destro. “Io e i miei figli – ha proseguito con il suo racconto il Capitano – ogni anno partecipiamo alla processione ma il compito più impegnativo, il mercoledì, ce l’ha proprio mia moglie Margherita”. E nel pronunciare queste parole padre e figlio si scambiano uno sguardo complice e riconoscente per chi, fino a notte fonda, stira in modo impeccabile gli abiti, prepara gli accessori,  si sveglia presto al mattino per acconciare i capelli a tutti e permette, ai suoi “tre uomini”, di uscire da casa soltanto dopo aver lanciato un ultimo sguardo attento e dato la sua personale benedizione. Margherita, dopo essersi preparata, scende al centro storico e, orgogliosa, ammira la processione mentre condivide con gli artigiani e i suoi concittadini i momenti di preghiera. Quest’anno il ruolo affidato a Giuseppe e a sua moglie sarà certamente più impegnativo e ricco di appuntamenti ma la coppia non ha dubbi né perplessità: a prevalere sarà l’armonia e l’entusiasmo e mai la fatica o il peso della responsabilità.

Non è  la prima volta che Giuseppe va sotto le luci della ribalta della processione ma, con un pizzico di umiltà ammette di non aver mai partecipato alle attività della sua categoria o alla Real Maestranza con l’idea di poter quasi “avanzare di grado” e diventare un giorno Capitano.

“Mia moglie è il mio braccio destro e i miei figli sono  il mio orgoglio. Sono pronto a vivere questo anno con armonia ed entusiasmo”

Lo scudiero Giuseppe Tumminelli con i suoi due figli, Salvatore e Francesco

Lo scudiero Giuseppe Tumminelli con i suoi due figli, Salvatore e Francesco

I maestri carpentieri, per la “loro” occasione, non intendono certo sfigurare eleggendo una persona che non abbia ancora maturato quella consapevolezza che si addice al ruolo rivestito. “Ogni volta che la nostra categoria si trova a dover rappresentare la Maestranza – ha spiegato il Capitano – nella fase di selezione viene seguito  un criterio logico basato su un’evoluzione gerarchica dell’associato, sul livello di attaccamento al culto, sull’impegno dedicato negli anni e sulla disponibilità a vivere con sentimento e compostezza questi momenti di religiosità. Essere scelto dalla propria categoria è un segno di profonda stima che non deve essere mai dato per scontato”. Nulla è prestabilito ma niente è lasciato al caso poiché i capitani, ci ha spiegato Giuseppe Tumminelli, rappresentano non solo sé stessi ma tutta la categoria. “Certo immaginavo che prima o poi potesse capitare anche a me – ha ammesso Giuseppe Tumminelli – ma tutto quello che ho sempre fatto per l’associazione della Real Maestranza è stato dettato dal mio cuore e  dal piacere di rendermi utile non dall’ambizione della carica”.

Sfogliando i tanti album nei quali erano raccolti tutti i bei momenti vissuti con la Maestranza, le fotografie scattate quando Giuseppe era poco più che un ragazzo, le pose al fianco dei Capitani del passato ci chiediamo quale messaggio lui voglia lanciare alle nuove generazioni e cosa pensa del suo lavoro che, adesso, viene indicato come uno degli “antichi mestieri” in via di estinzione. Immediatamente, però, il Capitano vuole puntualizzare che il suo non è un lavoro ormai superato ma una professione da rivalutare e riadattare alle esigenze moderne. “Noi siamo pronti ad accogliere i giovani a braccia aperte e insegnare loro il mestiere. La città e le autorità civili, però, dovrebbero restituire alle maestranze il lustro che meritano e incentivare la nascita di scuole edili e licei dell’artigianato. Mio figlio, ad esempio, ha seguito le mie orme ma invece di scendere in cantiere a 18 anni si sta specializzando con la laurea. Non è nostro il compito di infondere la cultura del recupero degli antichi mestieri e far capire come poter essere gli artigiani del nuovo millennio”.

L’anno ormai è iniziato e Giuseppe ha a disposizione solo pochi mesi per far capire ai suoi concittadini che il Mercoledì e il Venerdì Santo la Real Maestranza conduce una processione religiosa e non una sfilata. “Chiediamo che, al nostro passaggio, gli spettatori si unissero alla nostro momento di preghiera”.

(Articolo pubblicato sul mensile di ottobre 2016)

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