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Le strade incompiute del Vallone: corredo architettonico di uno scenario violentato

Redazione

Le strade incompiute del Vallone: corredo architettonico di uno scenario violentato

Sab, 04/06/2016 - 01:06

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imageCALTANISSETTA – Sono la metafora di un territorio. Il paradigma di un’area condizionata da precarietà, incertezza, provvisorietà. Le strade incompiute del Vallone assurgono ad una sorta di allegoria di uno triangolo della Sicilia povero e senza grandi speranze. E quei piloni che spuntano dalla brulla terra somigliano da un lato a delle cicatrici, dall’altro a continue beffe: come se l’uomo, innalzando dei totem di ferro e cemento, volesse deridere la natura circostante. I pilastri, in alcune zone del Vallone, sono oramai diventati parte integrante del paesaggio. Corredo architettonico di uno scenario violentato. Come ad esempio al confine tra Mussomeli e Sutera. Dodici piloni si ergono nel bel mezzo del nulla. Da lontano sembrano croci. Sono la testimonianza plastica di uno scempio architettonico e soprattutto l’esaltazione tangibile dello spreco di denaro pubblico. L’ambizione di creare una “veloce” che collegasse la “capitale del Vallone” alla “capitale del Nisseno” affonda al 1989, quando l’Amministrazione provinciale dell’epoca approvò un mastodontico progetto da 160 miliardi di lire. Il primo lotto, dell’importo di 35 miliardi, avrebbe dovuto collegare Mussomeli al bivio di Valle, dribblando strade tortuose e terre franose. Nel 1990 il lotto fu appaltato. Cinque anni dopo, l’impresa appaltatrice, dopo aver eseguito un terzo delle opere, ha abbandonato il cantiere. Ne nacque un contenzioso lunghissimo. Tonnellate di carta bollata e battaglia legale in Tribunale. Una causa che però difficilmente riuscirà a risanare le cicatrici che ancora sanguinano: i pilastri sono rimasti piantati mentre abbozzi di rotabili lastricate di cemento solcano i campi di grano.

imageQuegli schizzi di stradoni oramai sono diventati discariche di rifiuti di ogni risma. Spazzatura comune e pericolosi cumuli di eternit preoccupano i proprietari terrieri della zona. Miliardi spesi inutilmente per dare il sogno di un collegamento veloce tra Mussomeli e Caltanissetta. La parola “scorrimento” a Mussomeli evoca d’altronde soltanto delusione e dispendio di moneta sonante, per giunta pubblica. L’esempio più eclatante, e più recente, è dato dalla “veloce” Mussomeli- San Giovanni Gemini. Venti anni per costruirla, 20 mesi per chiuderla. Sei chilometri e 100 metri di asfalto per un costo di 40 milioni. Più di 20 anni appunto per innalzare dei piloni sul quale poggia un viadotto, e poi una lingua di asfalto a dividere la terra brulla. Nell’agosto del 2012 il taglio del nastro: meno di un anno e mezzo dalla sua inaugurazione e la repentina chiusura. Tutto per colpa del distacco di alcuni giunti del viadotto che ne hanno segnato e minato la sicurezza. Per fortuna però sul caso si sono accesi i riflettori della Magistratura. La Procura della Repubblica di Agrigento ha aperto un’inchiesta, e pure la Corte dei Conti ha deciso di volere fare chiarezza. Le verifiche dei giudici riguardano le imprese che hanno costruito l’opera, il cui appalto risale al 1992. Se poi ci si addentra nel territorio Nisseno ecco che ci si imbatte in un cavalcavia con un principio definito e una conclusione nel vuoto. Un ponte che avrebbe dovuto servire Montedoro (da cui è scorgibile) e Bompensiere. L’idea, formulata dagli amministratori dell’epoca risale al 1990. Nel progetto la realizzazione di una imponete circonvallazione di raccordo tra due provinciali vitali nei collegamenti: la Sp41 e la Sp23. Ma è rimasto un disegno monco. L’opera è naufragata, divenendo un’altra incompiuta. Tonnellate di cemento a violentare la natura e miliardi di euro sprecati che suscitano rabbia.

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