Salute

Nel nisseno, tunisino fermato dalla Polizia: violenze fisiche e sessuali verso la figliastra

Donatello Polizzi

Nel nisseno, tunisino fermato dalla Polizia: violenze fisiche e sessuali verso la figliastra

Sab, 27/02/2016 - 11:28

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violenza-donna-mega800-02-770x463GELA – Abusi continui, da anni, sulla propria figliastra. Questa è l’accusa che pende sul capo del tunisino fermato stamani a Gela. Il provvedimento, disposto dal Sostituto Procuratore della Repubblica Lara Seccacini, è stato posto in essere dal personale dell’Ufficio prevenzione Generale e Soccorso Pubblico del Commissariato della città del Golfo, unitamente  a personale della Sezione di Polizia Giudiziaria diretta dal Procuratore Capo Lucia Lotti. L’uomo, residente a Gela già da diversi anni, sposato con una donna tunisina e padre di tre figlie, aveva per anni reso la figliastra vittima  di un disegno criminoso fatto di molteplici abusi, minacce e violenze: un quadro agghiacciante. La serrata attività d’indagine condotta dalla Sezione di Polizia Giudiziaria della Procura, aliquota polizia di Stato, è valsa a tracciare precisi profili di pericolosità dell’indagato che aveva sviluppato un vero e proprio stile di vita incentrato sulle costanti vessazioni e prepotenze verso le donne della propria famiglia.  La vittima prescelta era in quasi ogni occasione la figlia di prime nozze della moglie, trattata alla stregua di un oggetto sul quale il tunisino riversava tutte le proprie frustrazioni, non mancando di privare la giovane donna della libertà e dell’autonomia. Terrorizzate dall’uomo, le figlie e la moglie, malgrado le molteplici occasioni di ricovero presso il locale nosocomio, hanno sempre ridimensionato la gravità dei fatti emersi nel corso del tempo, per paura di ritorsioni e soprusi.

Il quadro drammatico emerso grazie ad una serie di oggettivi riscontri, delinea uno stato di vera e propria sudditanza in cui l’uomo ha costretto le figlie e la moglie, in nome di una presunta superiorità di genere, difesa  a suon di frasi minacciose ed ingiuriose. Dopo l’iniziale silenzio e la ritrosia a parlare, grazie al rapporto di empatia instaurato con gli operatori della Polizia di Stato preposti al difficilissimo caso, le vittime hanno deciso via via di collaborare pienamente, svelando i dettagli della turpe vicenda, così da determinare l’urgente necessità di un provvedimento restrittivo che potesse impedire all’uomo di darsi alla fuga. Dopo le formalità di rito l’uomo è stato associato presso la Casa Circondariale di Gela a disposizione dell’A.G. procedente, in attesa della convalida del provvedimento da parte del G.I.P.

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