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Caltanissetta, “Presepi in Vetrina”: l’iniziativa della Banca del Nisseno

Redazione

Caltanissetta, “Presepi in Vetrina”: l’iniziativa della Banca del Nisseno

Dom, 20/12/2015 - 10:03

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LOCANDINA 31X45CALTANISSETTA – Natale è da sempre sinonimo di Presepe. Nel solco di questo inveterato ed armonico connubio si inserisce l’iniziativa “Presepi in Vetrina” della Banca del Nisseno che è stata presentata giovedì 17 dicembre nella sede dell’istituto bancario in via Crispi.

Si tratta di circa sessanta presepi – appartenenti al collezionista Francesco Iudica autore, tra l’altro, del volume “Il Paese dei presepi” –  tutti pezzi unici, molti dei quali realizzati tra la fine dell’ottocento  e i primi del novecento, che saranno esposti nel capoluogo nisseno: dieci in una sala della Banca del Nisseno, uno nel foyer del teatro Margherita, uno nella sede della Pro Loco (ex circolo dei nobili), un altro nella Sala Gialla del Comune mentre tutti gli altri  sono esposti nelle vetrine di molti negozi del centro storico.

Il presidente Giuseppe Di Forti ha dichiarato: Presepi in vetrina è un’iniziativa della Banca del Nisseno che, quest’anno regala alla città di Caltanissetta la possibilità di ammirare e apprezzare i presepi di Caltagirone. È un messaggio importante in questo momento di contrasto a livello mondiale di quelli che sono i simboli della cristianità ed ha anche una finalità economica che è quella di incentivare la presenza nel centro storico di Caltanissetta”.

La mostra è visitabile dalle 17,00 alle 19,00 di tutti i giorni presso la sala degli affreschi del palazzo ex Poste di via Crispi 23, oggi sede della Banca del Nisseno.

La parola presepe deriva dal latino praesaepe che significa “mangiatoia”. Ne troviamo testimonianza nei Vangeli di Luca e Matteo dove si racconta la nascita di Gesù, avvenuta ai tempi di re Erode a Betlemme, dove Maria e Giuseppe giunsero per il censimento indetto da Roma e, non riuscendo a trovare alloggio in nessuna locanda, si ripararono in una stalla. Durante la notte Maria ebbe le doglie e il Bambino nacque dentro la stalla e fu coperto alla buona. Nel racconto dei Vangeli non vengono menzionati gli animali: questo particolare fu inserito successivamente dalla tradizione popolare. Si pensò, infatti, che per riparare il Bambino dal freddo, i genitori lo avessero coperto dalla paglia e che fosse stato messo vicino i musi degli animali presenti dentro la stalla. Nel presepe che conosciamo ancora oggi, il bue e l’asinello hanno un posto di rilievo!

La raffigurazione della natività ha origini antiche: i cristiani dipingevano e scolpivano le scene della nascita di Cristo nei luoghi di incontro, come le Catacombe romane. Quando il Cristianesimo uscì dalla clandestinità, le immagini della natività cominciarono ad arricchire le pareti delle prime chiese; mentre nel 1200 si iniziarono a vedere le prime statue.

La scena della natività fu ricostruita per la prima volta nel 1223 da San Francesco d’Assisi, ritenuto il “fondatore” del presepe. L’idea era venuta al Santo durante il Natale dell’anno prima a Betlemme. Francesco rimase particolarmente colpito tanto che, tornato in Italia, chiese a Papa Onorio III di poter ripetere le celebrazioni per il Natale successivo.

A quei tempi le rappresentazioni sacre non potevano tenersi in chiesa. Il Papa così gli permise di celebrare una messa all’aperto a Greccio, in Umbria: i contadini del paese accorsero nella grotta, i frati con le fiaccole illuminavano il paesaggio notturno e all’interno della grotta fu inserita una mangiatoia riempita di paglia con accanto il bue e l’asinello. Quello fu il primo presepe vivente: una tradizione che si rinnova ancora oggi in piccoli e grandi centri dove si rievoca la Notte Santa.

Il primo presepe con tutti i personaggi risale al 1283, per opera di Arnolfo di Cambio, scultore di otto statuine lignee che rappresentavano la natività e i Magi. Questo presepio è conservato nella Basilica di Santa Maria Maggiore a Roma. Inizialmente questa attività prese piede in Toscana e subito si diffuso nel Regno di Napoli, dove ancora si detiene il primato italiano in termini di tradizione, curiosità e innovazione.

Infatti tra il 600 e il 700 gli artisti napoletani decisero di introdurre nella scena della Nativitàpersonaggi immortalati nella vita di tutti i giorni, soprattutto durante il loro lavoro. Questa tradizione è ancora molto viva, come dimostrano le popolari bancarelle piene di personaggi lungo la via San Gregorio Armeno. Sempre agli artisti napoletani si deve l’aver dotato i personaggi di arti in fil di ferro e l’averli abbigliati di abiti delle più preziose stoffe e soprattutto di aver realizzato le statuette di vip, politici e personalità note.

Nella simbologia del presepe il bue e l’asinello sono i simboli del popolo ebreo e dei pagani. I Magi sono considerati come la rappresentazione delle tre età dell’uomo: gioventù, maturità e vecchiaia. Oppure come le tre razze in cui, secondo il racconto biblico, si divide l’umanità: la semita, la giapetica, e la camita. I doni dei re Magi hanno il duplice riferimento alla natura umana di Gesù e alla sua regalità: la mirra per il suo essere uomo, l’incenso per la sua divinità, l’oro perché dono riservato ai re. I pastori rappresentano l’umanità da redimere e l’atteggiamento adorante di Maria e Giuseppe serve a sottolineare la regalità del Nascituro.

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