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Il boss niscemese Giancarlo Lucio Giugno ha deciso di collaborare con la giustizia

Redazione

Il boss niscemese Giancarlo Lucio Giugno ha deciso di collaborare con la giustizia

Mer, 18/09/2013 - 10:27

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CATANIA – S’ingrossano le fila dei collaboratori di giustizia. A saltare il fosso questa volta è stato Giancarlo Giugno, 54 anni, capoclan a Niscemi di Cosa Nostra, negli ultimi lustri coinvolto in varie inchieste e più volte entrato e uscito dalle carceri italiane. Giovedì 2 maggio, il Ministero della Giustizia, su richiesta della Procura Distrettuale di Catania aveva sottoposto Giancarlo Maria Lucio Giugno al regime di detenzione dell’art. 41 bis o carcere duro. Punto nodale l’operazione di Polizia “REWIND”, quando nel febbraio 2013, furono eseguite, a carico di Giugno altri nove soggetti appartenenti a Cosa Nostra, dieci ordinanze di custodia cautelare in carcere. Giugno e gli altri arrestati rispondevano quali mandanti e concorrenti morali, per essersi riuniti in un covo sito nelle campagne tra Acate e Niscemi, e aver deciso e progettato, l’omicidio di BENNICI Roberto esponente, o ritenuto tale, del clan rivale dei Russo. Accusa aggravata dall’art. 7 l. 203/1991, avendo commesso il fatto al fine di agevolare la realizzazione degli scopi dell’associazione mafiosa “Cosa nostra”.  Altro duro colpo alla consorteria mafiosa niscemese era inferto nell’Aprile 2013, con l’Operazione di Polizia denominata “COLPO SU COLPO”, sempre a carico del Boss ed altri sette appartenenti alle consorterie mafiose tra cosa nostra e stidda, tra cui il noto Giuseppe Madonia noto come Piddu. Nella circostanza la DDA di Catania e la Sezione Criminalità Organizzata della Squadra Mobile di Caltanissetta riuscivano a dare soluzione ai numerosi omicidi e tentati omicidi oggetto di una feroce faida scoppiata tra le due consorterie mafiose rivali, cosa nostrastidda, che iniziava nel luglio del 1991 con l’assassinio di Paolo Nicastro e culminava, nel ottobre del 1991, con l’omicidio di Totò Campione. Giancarlo

Adesso il boss niscemese si è pentito: interrogato dai magistrati della Dda di Caltanissetta e Catania, con le sue dichiarazioni sta facendo luce su molti fatti di sangue e appalti pilotati nella provincia nissena.