Salute

Caltanissetta e le sue bellezze: il fascino senza tempo del Castello di Pietrarossa

Redazione

Caltanissetta e le sue bellezze: il fascino senza tempo del Castello di Pietrarossa

Lun, 04/08/2025 - 22:03

Condividi su:

Continua il nostro viaggio alla scoperta delle meraviglie di casa nostra. Con la rubrica “Caltanissetta e le sue bellezze”, il Fatto Nisseno ha deciso di dedicare il mese di agosto a un racconto diverso della città, fatto di pietre, scorci, silenzi, sapori e memorie. Dopo l’Abbazia di Santo Spirito, che ha aperto idealmente questo itinerario tra fede e storia, oggi voltiamo pagina e ci spostiamo verso uno dei luoghi più iconici e misteriosi del paesaggio nisseno: il Castello di Pietrarossa.

Austero, spezzato dal tempo, avvolto da leggende, il Castello di Pietrarossa sorge su uno sperone roccioso alle pendici del centro storico, a dominare la valle del fiume Salso. Oggi ne restano ruderi, ma quel che rimane è sufficiente a evocare l’antico potere di questa roccaforte che per secoli ha vegliato sulla città.

Le sue origini risalgono verosimilmente all’epoca bizantina, tra il VII e l’VIII secolo. Ma è con l’arrivo dei Normanni che il castello entra nei documenti ufficiali: nel 1087 viene conquistato dal conte Ruggero, che vi stabilisce una guarnigione e ne fa simbolo del potere normanno nel cuore della Sicilia. Costruito su tre speroni rocciosi, con torri disposte strategicamente sul lato occidentale, Pietrarossa era una fortezza praticamente inespugnabile, capace di controllare i movimenti nella valle sottostante.

Il suo nome, secondo la tradizione, deriverebbe dal colore rossastro delle pietre che compongono le sue strutture. Ma secondo altri, potrebbe essere anche una trasposizione poetica legata a racconti popolari. Quel che è certo è che Pietrarossa ha giocato un ruolo centrale nella storia medievale siciliana: vi si tennero ben tre Parlamenti generali di Sicilia (1295, 1361 e 1378), sotto la dominazione aragonese, a testimonianza del prestigio che il castello aveva all’epoca.

In tempi più turbolenti, fu anche teatro di episodi drammatici. Nel XIII secolo, Nicolò Maletta, alfiere della resistenza sveva, vi si asserragliò contro l’avanzata angioina, fino alla capitolazione avvenuta per tradimento. Da quel momento, iniziò il lento declino.

Nel XV secolo il castello passò alla famiglia Moncada, che lo utilizzò più come prigione che come residenza nobiliare. Un tragico crollo, avvenuto probabilmente a causa di una frana nel 1567, ne compromise la struttura in modo irreversibile: da allora, Pietrarossa divenne ciò che oggi vediamo — un relitto maestoso, mutilato ma ancora eloquente.

Molti dei materiali lapidei furono nel tempo riutilizzati per edificare altri edifici cittadini. Ai piedi del castello venne costruita la chiesa di Santa Maria degli Angeli, mentre altre pietre servirono per il convento dei francescani. E così, anche quando cade, Pietrarossa continua a vivere nella città.

Negli ultimi mesi, grazie a un progetto di valorizzazione sostenuto da fondi regionali, il Castello di Pietrarossa è stato inserito in un circuito di illuminazione architetturale che coinvolge diversi castelli siciliani. Di sera, è ora possibile ammirare le sue sagome illuminate in modo suggestivo: i ruderi, avvolti dalla luce, emergono dal buio con un fascino quasi teatrale. Recarsi nelle ore serali nella zona di Santa Maria degli Angeli e alzare lo sguardo verso il castello è un’esperienza che regala emozione, mistero e bellezza.

Ma Pietrarossa non è solo memoria: è simbolo. Il suo profilo è raffigurato nello stemma araldico della città di Caltanissetta, proprio a ribadire il legame inscindibile tra la rocca e l’identità collettiva dei nisseni. È il segno che quel castello, anche se oggi ridotto a rudere, continua a essere il cuore visivo e storico della città.

Oggi il castello non è visitabile internamente, ma è ben visibile da numerosi punti panoramici della città. Il suo profilo spezzato accompagna lo sguardo di chi attraversa viale Regina Margherita o percorre le vie del centro. È un simbolo muto ma presente, che racconta con le sue ferite il volto più autentico di Caltanissetta.

Domani una nuova tappa, un altro angolo della città. Intanto, vi invitiamo a condividere anche questo racconto. Perché Caltanissetta è molto più di quello che pensiamo: basta solo imparare a guardarla davvero.

Articoli correlati

banner italpress istituzionale banner italpress tv