Santa Rosalia che diventa “voce di tutte le donne vittime di violenza e di femminicidio, e in particolare di Sara Campanella”, giovane studentessa universitaria uccisa a Messina il 31 marzo. Nella notte del 401esimo Festino in onore della patrona di Palermo, l’arcivescovo Corrado Lorefice, nel suo intervento sul carro della Santuzza, ha ricordato il dramma dei femminicidi partendo da quanto accaduto alla studentessa di Misilmeri che studiava all’Università di Messina. Lorefice ha letto una lettera inviatagli dalla famiglia di Sara: “Santa Rosalia ci insegna che la libertà autentica nasce dal coraggio di seguire la propria coscienza, anche a costo di rompere all’ordine imposto. La sua figura diventa modello per ogni credente, dunque, di ognuno che cerca di vivere i propri ideali di giustizia, amore e verità in modo consapevole e libero. Purtroppo al giorno d’oggi assistiamo ad un dilagare sempre più massiccio della prepotenza, al voler imporre molto spesso le proprie convinzioni senza considerare l’altro e le conseguenze di tali atteggiamenti, a volte, degenerano in violenze brutali”. Parlando di Sara, Lorefice ha ricordato “una giovane ragazza, amante di quella libertà che non ferisce chi ci sta accanto e che non prevale sull’altro”. Citando una frase della studentessa uccisa (“Mi amo troppo per stare con chiunque”), l’arcivescovo di Palermo ha parlato di “un messaggio di indipendenza e autodeterminazione che ogni donna libera dovrebbe poter seguire”. La vita di Sara “spezzata per un ‘no’, sopraffatta dal male – ancora Lorefice -, quello che molto spesso si cela dietro volti che vogliono affermare il proprio ego con la forza e la violenza”. E ancora il messaggio di Lorefice: “Sara era una giovane donna che come Santa Rosalia credeva nella bontà della natura umana, piena di valori come il rispetto e la solidarietà verso il prossimo, sempre pronta a dare una mano a chiunque avesse bisogno. Ricordare Sara significa celebrare la bellezza della sua anima, la forza del suo esempio e la dolcezza della sua presenza che lasciava ovunque andasse”. Infine: “Troppe donne che subiscono abusi e violenza vengono dimenticate col passare dei giorni, quando cala il silenzio su queste tragedie, ma noi non vogliamo che Sara venga dimenticata. Questa testimonianza possa servire oggi per risvegliare coscienze, richiamare all’urgenza di educare all’amore vero, alla libertà di sé e degli altri, nel rispetto di ogni essere umano senza distinzione di sesso, di razza e di religione”.
di Redazione 3
Dom, 14/12/2025 - 14:33

