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Caltanissetta, la città del “Volemose bene” per amore del proprio interesse

Sergio Cirlinci

Caltanissetta, la città del “Volemose bene” per amore del proprio interesse

Dom, 07/01/2024 - 14:46

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«I partiti non fanno più politica», disse Enrico Berlinguer a Eugenio Scalfari in un’intervista pubblicata su La Repubblica il 28 luglio 1981.
“Politica si faceva nel ‘ 45, nel ‘ 48 e ancora negli anni Cinquanta e sin verso la fine degli anni Sessanta. Grandi dibattiti, grandi scontri di idee, certo, scontri di interessi corposi, ma illuminati da prospettive chiare, anche se diverse, e dal proposito di assicurare il bene comune. Che passione c’era allora, quanto entusiasmo, quante rabbie sacrosante! Soprattutto c’era lo sforzo di capire la realtà del paese e di interpretarla”.


Questo succedeva anche da noi, in una città che in quegli anni ha visto nascere e crescere politici e letterati, che hanno dato lustro e contribuito alla crescita della città.
Il fare politica, secondo la definizione di Aristotele, è legato all’etimologia del termine; “politica” significa l’amministrazione della “polis” per il bene di tutti, la determinazione di uno spazio pubblico al quale tutti i cittadini partecipano. Con l’approssimarsi delle prossime amministrative, viene da chiedersi se i partiti, quelli rappresentati a livello locale, la fanno ancora e se veramente verrà fatta per il bene di tutti i cittadini o per loro e per le loro ambizioni. Questo è quello che alla fin fine interessa capire, anche se sappiamo benissimo che il voto alle comunali è spesso molto condizionato da fattori amicali o da altro, tanto altro.
Tutti i candidati ci propineranno dei programmi e delle belle parole, diranno di sacrificarsi per noi, ci rappresenteranno un futuro dove i tanti problemi irrisolti o sul tavolo, verranno risolti in un “fiat”, come se avessero la bacchetta magica. Alla luce però delle tante voci, che spesso trovano poi conferme, vien fuori un prima bozza di un quadro che non promette bene e che induce a pensare che prima del “bene di tutti”, ci sia quello personale, che, per ambizioni personali, rivalse e puntate di piedi, porterà ad un “volemose bene”, spesso forzato e che spesso contrasterà con gli stessi principi dei partiti o movimenti di appartenenza o peggio anche con principi di opportunità. Politici che in questi anni se le son dette e date di santa ragione ma che, in forza “dell’amore per la città”, il mantra (cit.), scenderanno a compromessi che cercheranno di far digerire, non solo a chi chiederanno il voto, ma anche ai vertici dei loro partiti/movimenti di appartenenza. Ci sarà sicuramente anche un proliferare di liste civiche, meglio dire civetta, pur di non far apparire i simboli dei partiti/movimenti di appartenenza, simboli che affiancati nessun tipografo avrebbe il coraggio di stampare. Si “mescoleranno” anche personaggi che sposeranno, ovviamente apparentemente, ideologie e principi, prima distanti da loro, alcuni anche combattuti aspramente, e che invece improvvisamente verranno dimenticati, sempre per il bene della città.


Ma chi gode ancora di una buona memoria, nel vedere certe scene, certe “rimpatriate”, con annessi selfie e baci di circostanza, per non dire ipocriti, verrà colpito da una strana allergia che non lo farà tacere se non altro per ricordare come con il tempo si cambia e nello stesso tempo per chiedere come intendono muoversi sulle più importanti tematiche. Ovviamente poi ognuno sarà libero di far finta di non sapere, vedere o capire, l’importante sarà comunque avere consapevolezza di chi o cosa si voterà. Ad Maiora

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