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Trilogia della Passione: Le storie minime raccontano la Città

Ivana Baiunco

Trilogia della Passione: Le storie minime raccontano la Città

Lun, 10/04/2023 - 20:37

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Ci sono le storie minime, quelle che costruiscono l’identità di un popolo, ci sono storie sconosciute, a volte dimenticate e tuttavia degne di essere nobilitate dal racconto, dalle parole per dare loro cittadinanza. “La trilogia della passione” è il percorso emotivo, sentito e sentimentale delle vicende della vita di alcuni nisseni. “Gionny l’Americano”, Giovanni Messina detto l ragioniere, basso tuba della banda municipale nissena che incantò anche Rosso di San Secondo. Carmelina Pellerino classe 1919 che con le “mani di Dio”  ricamò il mantello di Gesù Nazzareno con le stelle del firmamento. Infine le voci soliste dei fogliamari  Salvatore Li Destri e Cataldo Raimondi scomparsi da ultranovantenni, i loro volti, le voci scolpite nei cuori e nella mente di chi a Caltanissetta ha sempre vissuto o anche è capitato di passaggio per il Venerdì Santo.

A palazzo Moncada per quattro giorni è andato in scena un esperimento, una mise en space fortunata, uscita dalla penna felice di Antonello Capodici da un’idea di Marcella Natale. I racconti delle storie dei nisseni comuni e che nel loro piccolo hanno fatto cose eccezionali, che costituiscono la trama del tessuto di significato della città.

“Se Dio esiste è una banda” dice Sandro Rossino raccontando la storia di Giovanni Messina, con gli occhi lucidi e le parole dolci. Il rapporto con la mamma talmente forte da voler andare via con lei come accade dopo qualche anno dalla morte. Giovanni Messina suonò al funerale di sua mamma “Una lacrima sulla tomba di mia madre” del maestro Vella, insieme a tutta la banda, la sua aria preferita.

Alessandra Falci è una donna del 1919, con le movenze, la delicatezza, la ritrosia e la leggiadria di una ricamatrice. Una prova d’attrice completa e misurata, offerta al pubblico con intensità e rispetto della memoria. Con i suoi occhi grandi è stata un passo indietro ed ha tracciato la storia di una ricamatrice che per professione di fede e ringraziamento ricamò il preziosissimo manto di Gesù nella barca, che è arrivato ai nostri giorni. Il fascismo, l’antifascismo, la guerra e la ricostruzione raccontati da una delle tante donne che lo attraversarono nella quotidianità.

E’ stato infine lo stesso registra autore attore Antonello Capodici a chiudere quello che può essere considerato uno spettacolo in un crescendo rossiniano di emozioni: con le parole sono stati rapiti gli spettatori con la recitazione colpiti al cuore, allo stomaco in un coinvolgimento così inteso e inaspettato. Cos’è la misericordia di Dio? Un frutto che nasce spontaneo. Il lavoro dei raccoglitori delle erbe selvatiche narrato con la nobiltà della storia, del ricordo, della tradizione. La risalita verso la città dalle campagne chilometri ripidissimi come la salita del Gesù verso il Golgota. C’ha messo tutta la sua conoscenza Capodici nella scrittura in una continua ricerca del sacro che è anche, trasuda da ogni sillaba, una ricerca personale. Dalla putia di vino alla processione del venerdì santo, il passo è breve e ci sta tutta la complessità degli uomini di quel tempo, che ladavano per darsi forza verso il ritorno e per ringraziare di quel poco o niente trovato.

Storie di passione che altrimenti non sarebbero state raccontate. Perfetta la scelta dei luoghi, la bellezza di Palazzo Moncada e le sue stanze. Ogni stanza una storia, ogni storia un’emozione. Insieme ad un pubblico che anche solo con gli sguardi fa diventare il teatro interazione. Pochi spettatori che si raccolgono come dinnanzi ad un focolare per ascoltare una storia. La storia di ciascuno. La voce narrante Michele Privitera ha accompagnato per mano il pubblico fino al disvelamento finale prima di salutare dinnanzi alla porta, lui era uno dei minatori morti nella sciagura di Gessolungo 1958.

Non si deve fermare la narrazione delle storie minime, c’è un giacimento in questa nostra città che merita di essere scoperto.

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