Salute

La guerra metafora della vita, i dittatori si annidano nella quotidianità

Sergio Cirlinci

La guerra metafora della vita, i dittatori si annidano nella quotidianità

Gio, 17/03/2022 - 10:50

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La Guerra prima o poi finirà. I capi di Stato firmeranno vari accordi, altri si prenderanno i meriti della pace raggiunta, assisteremo a strette di mano e cerimonie varie. Contemporaneamente scenderanno i prezzi, che in questi giorni sono aumentati in maniera spropositata ed ingiustificata, di tante materie prime: dai carburanti ai cereali

Anche i mercati finanziari si riprenderanno e gli speculatori avranno ottenuto lauti guadagni. Molti si arricchiranno grazie anche alla ricostruzione, le aziende torneranno ad avere rapporti commerciali con quei paesi ed anche noi cittadini potremo finalmente tirare un grosso sospiro di sollievo per il pericolo scampato e per l’emergenza rientrata…Ma cosa resterà ?

Resteranno distruzione e morte. Molte madri attenderanno vanamente i loro figli, molte mogli i propri mariti, molti bambini non avranno più genitori, molte famiglie non avranno più una casa, molti non avranno più lavoro ed aumenterà, di conseguenza, la povertà. Quindi a cosa sarà servito tutto questo ? Chi avrà veramente vinto ? Non avrà vinto nessuno ma, tutto ciò, purtroppo, succederà ancora ed una volta ancora e chissà quante altre volte ancora, così come avviene in tante altre parti del mondo, dove ci sono guerre, a noi poco note, per il sol fatto magari che non ci “riguardano” o non ci “toccano”, anche e soprattutto economicamente.

Tutto ciò si ripeterà fin quando noi uomini non capiremo il vero senso e l’autentico valore della vita. Ci alziamo la mattina, lottiamo ogni giorno per sopravvivere, facciamo di tutto per migliorare le nostre condizioni di vita, cerchiamo di sopravvivere a tutto, malattie in primis, per poi vanificare ogni sforzo con una guerra, sol perchè qualcuno deve dimostrare al mondo di essere il più forte. Ma le guerre purtroppo non sono solo quelle che vediamo in Tv, così come i dittatori, di “guerre” e di “dittatori”, ne viviamo e ne abbiamo anche nel nostro vivere quotidiano e nella realtà che ci circonda.

I dittatori non sono infatti solo i Capi di Stato (folli), di “dittatori” ne incontriamo giornalmente, si annidano anche tra i nostri conoscenti, che spesso riteniamo essere brave persone. Ci sono personaggi che si fanno valere e rispettare, agendo sotto mentite spoglie, ma che spesso sono esattamente il contrario di quel che appaiono. Agiscono con atti più o meno violenti, sia in famiglia che nella società, hanno fatto dell’arroganza e del soppruso la loro normale condotta di vita, sopraffacendo gli altri. Sono soliti “scavalcare la fila”, grazie ad amicizie importanti ed influenti prendendo spesso, immeritatamente, il posto di chi non ha l’amico giusto al posto giusto e ricoprendo ruoli o incarichi che non sono alla loro altezza e che non avrebbero mai se non grazie a….. ma che dovranno ringraziare e sempre genuflettersi anche al costo di apparire ridicoli e venduti agli occhi di chi ben li conosce e conosce fatti, personaggi e loro carriere.

Questo, sia chiaro, avviene in ogni ambito, anche dove viene sbandierata la meritocrazia. E’ purtroppo la nostra mentalità del “futti cumpagnu”, del sentirsi forte e spalleggiato dall’amico potente che ti rende facile tutto, che ti rende forte mentre da solo saresti il nulla assoluto, ovviamente sempre e solo a scapito di qualcuno. Giustamente ci inorridiamo nel vedere le immagini della guerra, fatte di distruzione, sofferenza e morte, ma se solo riflettessimo un attimo e ci soffermassimo a riflettere come anche nel nostro piccolo molte persone soffrono per l’arroganza, per le ingiustizie, per la solitudine, grazie al “dittatorello de noantri”, allora ci accorgeremmo che molti combattono una guerra, spesso in silenzio ed in solitario, contro il dittatorello di turno, che gli rende, o gli ha reso, la vita un inferno e spesso gliel’ha pure rovinata segnandolo profondamente.

Ma purtroppo viviamo in una società dove il singolo vale sempre meno, dove certe battaglie devi portarle avanti da solo o con chi si trova nelle tue stesse condizioni e che ti abbandona appena risolve il suo problema, si perchè siamo bravi e solidali ad indignarci e a ribellarci solo quando certi fatti o situazioni ci toccano direttamente, ma siamo anche gran maestri nel predicare bene, per poi razzolare male, così come siamo bravi ad essere solidali, giustamente, con chi soffre per colpe di altri, ma badando bene a fare attenzione a chi sia “l’altro” e sopratutto facendo ben attenzione al fatto che sia ben distante da noi, dimostrazione è che su argomenti lontani da noi scorrono fiumi di parole mentre su quelli a noi vicini si e no qualche secco rigagnolo.

Purtroppo ci dimentichiamo troppo spesso di chi ci sta accanto e soffre per l’incompetenza, l’indifferenza o la strafottenza del “potente” locale di turno, che con il suo “oscuro potere” ti emargina, ti crea il vuoto attorno facendoti addirittura passare dalla parte del torto grazie al supporto dei suoi “proci”.

Quando ciò avviene ci distraiamo, facciamo finta di non capire o sapere anche perchè dovremmo puntare il dito “sull’altro” che è questa volta vicino a noi e può “richiamarci”…ed allora, in questo caso, molti preferiscono lasciar perdere. Facciamo attenzione al “dittatorello de noantri”, lui ferisce ed uccide più di uno conclamato e riconosciuto universalmente, protetto com’è dall’ipocrisia e dall’ignavia dei tanti. Ad Maiora