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Mussomeli, vera storia d’amore del dopoguerra e figlia mai conosciuta scoperta per caso

Redazione

Mussomeli, vera storia d’amore del dopoguerra e figlia mai conosciuta scoperta per caso

Dom, 02/01/2022 - 18:29

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MUSSOMELI – Ci sono storie che superano il tempo e lo spazio. Storie struggenti che sembrano uscite dalle pagine di un romanzo e invece non sono frutto della fantasia di un autore ispirato e romantico, ma pura realtà. Vita reale. Questa è la storia di un amore contrastato tra Cesare di Mussomeli e Luigina, bellissima gallurese, all’epoca diciassettenne. Un amore che sboccia nel dopoguerra nel cuore della Sardegna. Cesare indossa la divisa e da Mussomeli si trova a operare nel cuore agreste della terra dei nuraghi. Si innamora soltanto a vederla di Luigina e lei ricambia con la passione tipica di chi rimane preda del colpo di fulmine. Ma la famiglia di lei non vede di buon occhio né le divise né i siciliani. E i due vengono divisi. Per sempre. Cesare prova a organizzare la fuitina da buon siciliano, ma scoperto dalla famiglia di lei, viene minacciato pesantemente e l’Arma lo trasferisce con provvedimento d’urgenza in Sicilia. Non si vedranno più, e Cesare non saprà mai di avere lasciato un dono dolcissimo nel grembo di Luigina. Cesare non si sposerà e non saprà mai di avere avuto una figlia a cui sarà dato nome Maria.

Maria, oggi anziana ultrasettantenne, ha saputo da mamma Luigina poco prima che morisse che lei era il frutto dolcissimo di un amore proibito, e che il suo vero padre si chiamava Cesare ed era di Mussomeli. Maria ne parla con la figlia, Stefania, infermiera, e lei si metterà sulle tracce di Cesare. Di lui conoscevano soltanto nome, cognome e paese di origine. Ma tanto le basta, scopre che suo nonno Cesare morto. Maria vorrebbe almeno avere una foto di suo padre e far mettere dei fiori sulla sua lapide. Stefania quindi arriva a Mussomeli e va al cimitero, ma viaggia Caltanissetta coi mezzi pubblici, con tutto quello che questo significa, come ben sanno chi vive da queste parti, in terra di frontiera, dove le strade sono quelle che sono e sui collegamenti pubblici meglio sorvolare.

Al cimitero Stefania non trova la tomba e il nome di suo nonno neppure compare nei registri. Delusione cocente. Ma settant’anni dopo il filo rosso del destino dipana la propria incredibile trama e porta Osvaldo Barba in Sardegna. Filo rosso, come ben ha intitolato la sua opera l’artista Phil Kay, nell’illustrare tale storia.

Consigliere nazionale del Nursind, il sindacato degli infermieri, Barba gira l’Italia per promuovere continui incontri formativi. Si trova a Nuoro quando viene avvicinato dalla collega, Stefania. E lei gli racconta la storia che adesso fa parte dell’antologia “Quando il sole spunta ad ovest”, un libro di racconti sulla vita degli infermieri, dato alle stampe nei giorni scorsi, in cui l’amore contrastato tra Cesare e Luigina, prende il titolo “Sa sorte”. Titolo chiaramente di ispirazione sarda ma che non abbisogna di traduzione (il ricavato andrà in favore delle famiglie degli infermieri che hanno perso la vita a causa del Covid e ai colleghi di Ravanusa colpiti dalla tragedia di Natale che sono rimasti senza nulla).

“Ero stanco e in Sardegna proprio non ci volevo andare quella volta” racconta Osvaldo Barba, una laurea in Scienza della Comunicazione conseguita di recente, che mercoledì sera, a conclusione della presentazione del suo libro, ha fatto anche ascoltare in diretta l’audio testimonianza di Stefania. “Quell’anno avevo preso in media un aereo ogni tre giorni e quella nuova tappa formativa in Sardegna, proprio mi stressava. Sono comunque partito lo stesso. A Nuoro noto questa collega che mi guarda in maniera diversa, con un’attenzione non da corsista e durante una pausa si avvicina. Mi dice chiaramente che non è interessata al corso, ma alla mia provenienza. Si chiama Stefania e mi chiede esattamente da dove vengo e quando le dico da Caltanissetta, insiste per sapere di quale parte della provincia. E quando le dico Mussomeli, scoppia a piangere.”

Stefania racconterà quindi a Osvaldo tutta la storia e gli chiede il favore di aiutarla a rintracciare la tomba di suo nonno e a trovare qualche foto. Rientrato a Mussomeli, chiaramente provato dalla storia in sé,  Barba contatta quindi Ezio Frangiamore dell’omonima ditta di onoranze funebri, che nell’arco di pochi giorni, gli farà avere la foto della lapide, mentre Giovanni Mancuso, curatore del seguitissimo gruppo Fb “Mussomelesi nativi, di origini o per legami vari”, riuscirà dopo approfondite ricerche a trovare le due foto in bianco e nero a corredo di quest’articolo. In una in piedi, sul lato guida di una utilitaria dell’epoca, assieme ad altre due persone posizionate sul lato opposto. La seconda,   lo ritrae in una foto di gruppo scattata nel corso di una scampagnata mentre versa del vino a un prete. Le stesse che Osvaldo ha inviato a Stefania e che da allora fanno compagnia a Maria, che con una commozione così profonda che noi possiamo solo immaginare, ha potuto vedere per la prima volta il volto di suo padre, Cesare. (FONYE. La Sicilia :Roberto Mistretta)

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