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In Sicilia un giovane su 2 sempre connesso, sì Whatsapp no Fb

Redazione

In Sicilia un giovane su 2 sempre connesso, sì Whatsapp no Fb

Mar, 20/07/2021 - 18:26

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Le insidie della navigazione in rete per i giovani, gli strumenti per difendersi dal cyberbullismo, il ruolo della Dad sono alcuni dei temi approfonditi con cinquecento studenti siciliani che hanno partecipato ad un questionario on line sulla competenza digitale promosso dal Corecom Sicilia. “I risultati dell’indagine offrono numerosi spunti di riflessione – afferma Maria Astone, presidente del Comitato regionale di controllo – In particolare, appaiono significativi alcuni dati: la convinzione sulla insufficienza della preparazione digitale dei docenti e dei genitori, la necessita’ di favorire l’acquisizione di conoscenze relative ai diritti dei minori in Internet, il ruolo della Dad e gli effetti da essa prodotti, anche con riferimento alla riduzione dei contatti personali e all’incidenza negativa sulla crescita psichica e culturale degli studenti.

Colpisce anche la consapevolezza dei giovani sulla circolazione incontrollata di informazione false e l’esigenza di verificarne la veridicita’, pur in assenza di adeguati strumenti di controllo”. Il questionario e’ stato proposto ai giovani che hanno partecipato al ciclo di sei webinar sul tema ‘Percorsi di alfabetizzazione mediatica’ che ha coinvolto, dal 16 aprile al 21 maggio 2021, circa 700 giovani, dalla prima all’ultima classe di diverse scuole superiori dell’isola, per testare la loro preparazione nell’alfabetizzazione digitale.

L’analisi delle 500 risposte arrivate conferma l’enorme rilievo della sfera digitale nella vita di ragazze e ragazzi: piu’ della meta’ si connette ogni giorno, soprattutto da casa, in orario extrascolastico (92,8%). L’utilizzo per motivi di studio e’ ormai indispensabile per la quasi totalita’ dei partecipanti all’indagine (91,4%) e impone familiarita’ con programmi di scrittura come Word (87,2%) e di navigazione su internet (Chrome 86,8%) mentre meno scontato e’ l’utilizzo di software di calcolo (Excel 20,2%) e di posta elettronica (Outlook 7,2%).

Imperano i social network. Il piu’ amato e’ Whatsapp (97,8%), seguito a ruota da Instagram (92,8%). Con un certo margine di distacco si attesta Youtube (73,9%) e solo al quarto posto Tik Tok (65,3%). Si conferma che la piattaforma Facebook non riscuote il consenso dei giovani: lo usa solo il 32% degli intervistati. Cosi’ come e’ una minoranza quella che segue Google+ (21%), Tellonym (7,8%) e Snapchat (5%).

In merito alla capacita’ di utilizzare programmi informatici i ragazzi siciliani si ritengono abbastanza preparati: la maggioranza si attribuisce almeno la sufficienza in una scala da uno a dieci (il 28,8% si da’ 8, il 26% si assegna 7 e il 15,2% autostima un 6). Ancor piu’ ferrati nella capacita’ di gestire i social network: ben il 31,9% si assegna un 10, il 27,9% arriva a 9 e il 22,6% si ferma ad 8.

Il questionario mette in evidenza che la maggior parte dei ragazzi si considera in grado di proteggere i propri dati personali. Sempre in una scala da 1 a 10, il 28,5% si assegna il range massimo, il 19,6% si attribuisce 9 e il 23% arriva ad 8. Risultati analoghi anche alla domanda sulla capacita’ di proteggere i dati di amici e conoscenti. I giovani interpellati si considerano anche molto consapevoli della natura dei ‘dati personali’ (65,4%), dell’eta’ necessaria per autorizzarne il trattamento sui social (per il 63,2% e’ 16 anni mentre il 34,1% indica 14 anni), del diritto alla privacy e alla riservatezza (98,4%), del diritto all’immagine (87,5%), delle istituzioni alle quali rivolgersi per tutelarsi nel caso di violazioni (82,7%).

Il fenomeno del cyberbullismo, con le sue tante sfaccettature (flaming, harassment, trolling, cyberstalking, exposure/outing, exclusion, denigration, trickery, happy slapping, masquerade/identity theft) risulta ben noto agli studenti, che nel 64% dei casi si ritengono informati mentre il 36% non pensa di poterle riconoscere tutte. Nonostante la consapevolezza, pero’, l’81,4% degli intervistati gradirebbe avere maggiori informazioni attraverso incontri con professionisti ed esperti. Un’esigenza forte, che emerge anche se il 67,8% di loro ha gia’ lavorato a scuola sui diritti in rete, la cittadinanza digitale ed il cyberbullismo producendo, nel 42,2% dei casi, materiali e contenuti didattici in formato digitale sul tema e il 19% in formato cartaceo.

Per i ragazzi i propri docenti hanno poca familiarita’ con i social: il 36,5% degli intervistati si dice convinto che solo pochi professori hanno capacita’ in questo ambito, il 24,4% attribuisce buone capacita’ digitali solo a meta’ del corpo docente, il 20,8% risponde di non avere elementi per fare questa valutazione e solo l’8,6% ritiene che tutti i decenti siano smart. Ancor piu’ netto il distacco rispetto alla valutazione dei giovani sulle capacita’ digitali dei propri famigliari: il 45,1% pensa che i genitori competenti siano pochi, il 28,4% ritiene che meta’ dei famigliari sia in grado di utilizzarli e appena per il 17,7% considera smart mamme e papa’. Alla classe docente, i giovani che hanno risposto al test attribuiscono pero’ una certa capacita’ di innovazione didattica: il 51,8% utilizza le classi virtuali di Microsoft Teams e il 38,6% lavora con i pc a disposizione a scuola, il 38,8% usa lo smartphone in classe mentre il 36,8% utilizza Flipped Classroom, il 2,6% applica il Cooperative Learning, il 2,2% l’E-twinning e il 2% il 4CLIL.

La fiducia dei giovani nella tecnologia e nella capacita’ della didattica innovativa di migliorare l’attenzione, la motivazione e l’apprendimento non e’ cosi’ scontata come potremmo immaginare: il 45,6% la considera utile, il 37,6% la ritiene sicuramente utile, il 12% boccia l’idea. Un tema approfondito con domande specifiche sulla Dad. Per molti di loro l’esperienza della scuola da remoto imposta dalla pandemia da una parte ha contribuito a migliorare i sistemi d’insegnamento ma, dall’altro, avrebbe sottratto dignita’ ai libri, fatto scemare l’attenzione e la capacita’ di interazione, in particolare con la matematica. Molti lamentano anche la mancanza di contatto diretto con professori e compagni, difficolta’ di collegamento, eccessiva presenza di distrazioni in casa, ammettendo anche che, senza il controllo stringente in classe, davanti al pc si puo’ barare facilmente con i docenti.

I giovani affermano di usare internet, oltre l’attivita’ di studio, quando si annoiano e non hanno altro da fare (70,8%), se sono soli a casa (38,2%) o con gli amici (14,4%), con i genitori (12,8%) mentre il 25% si dichiara costantemente connesso e il 16,8% anche durante l’orario scolastico. La percezione dei rischi connessi alla navigazione diminuisce la fiducia dei ragazzi nelle persone: il 52,4% si fida poco, il 24,7% per nulla, il 18,6% abbastanza. Per questo, probabilmente, una buona meta’ degli studenti (55,6%) dichiara di non avere mai interazioni in rete con gli sconosciuti, solo raramente il 35,6% e spesso l’8,8%.

Cosi’ come il 67% di loro sa che e’ rischioso fornire dati personali, mandare foto a sconosciuti (65,2%), inviare foto intime (63%), chattare con sconosciuti (54,2%), fare giochi pericolosi (53%), ricevere richieste di contatti (42%), essere insultati e offesi (44,4%) o insultare e offendere (35,2%), mostrarsi via webcam (36,8%) e contattare estranei (34,6%). La maggioranza dei partecipanti al questionario (92,5%) considera grave contribuire alla circolazione incontrollata di informazioni false mentre l’84,7% ritiene di condividere solo notizie verificate e provenienti da fonti autorevoli (82,9%). Il 65,1% degli intervistati pensa di essere in grado di verificare l’autenticita’ di una notizia e il 62,6% fa caso al bollino di autenticita’ dei profili social che segue. Infine, il 76% sostiene di non fidarsi di sconosciuti solo perche’ e’ d’accordo con quello che dicono

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