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Origine e tradizione delle carte siciliane

Redazione

Origine e tradizione delle carte siciliane

Gio, 25/02/2021 - 21:39

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Prima degli smartphone e delle console di gioco, un’immancabile presenza delle serate tra amici o in famiglia erano le carte da gioco. Nonostante ormai ci siano migliaia di videogiochi a disposizione, la passione per le carte non tramonta mai come dimostra il fatto che alcuni popolari bookmaker online come https://rabona.com/it/ hanno pensato d’integrare una sezione dedicata ai giochi di carte sulle loro piattaforme.
Le carte siciliane sono 40, ispirate agli arcani minori dei tarocchi, e sono suddivise in quattro semi che traggono origine dalla tradizione spagnola con i caratteristici denari, coppe, bastoni e spade. Infatti, sembra proprio che nel sedicesimo secolo gli arabi le abbiano introdotte in Spagna e da lì, nei secoli successivi, siano poi arrivate anche al sud Italia. Fu proprio con la dominazione Borbonica che le carte da gioco si diffusero in maniera capillare diventando un business che necessitò di una vera e propria regolamentazione. Ecco spiegato come mai gli stessi semi si trovano nelle carte napoletane, sarde, piacentine e marocchine.
Dalla tradizione arabo-cristiana derivano anche le figure a cavallo, dove quel colore grigio dell’animale fa pensare più a un asino. Infatti, le personalità più importanti di questi mondi erano spesso raffigurate a dorso di un somaro, animale dotato di grande umiltà, la cavalcatura dei giusti e dei puri di spirito spesso associata sia a Cristo che al profeta Maometto. L’influenza araba in Sicilia è rimasta anche nel termine con cui si indica l’asino: “u’ Sceccu”, derivante dall’arabo “shaykh” con cui si indicano le personalità degne di rispetto.
Nei secoli le carte siciliane sono rimaste sempre le stesse, ma sono via via cambiati i simboli che le decorano. Le monete del Tre di denari sono coniate con la Triskele, il simbolo della trinacria. Nel Cinque di denari si trova una biga romana, in prestito da una vecchia moneta da 10 lire del Regno d’Italia, o in alcuni mazzi più antichi includeva il volto di Garibaldi che in alcune versioni si ritrova anche come Cavallo di bastoni o spade. I fanti, invece, hanno delle sembianze ambigue: sono armati come soldati ma hanno lineamenti femminili, forse a ricordare le garibaldine o le brigantesse del periodo risorgimentale, e per i siciliani sono infatti “le donne”. I quattro Re indossano delle vesti medievali e sono ispirati alle epiche figure dei Paladini di Francia che dominarono la Sicilia nell’epoca carolingia. L’asso di bastoni, tradizionale simbolo fallico e portafortuna, era spesso dipinto sulle fiancate dei tipici carretti siciliani con l’espressione: “Vacci lisciu”, un po’ per allontanare la malasorte ma anche per mostrare una certa spavalderia contro i malavitosi intenzionati ad attaccare briga.
Tra gli altri significati allegorici di queste carte, il più importante è quello associato ai quattro semi, che rappresentano diverse classi sociali. I denari sono il simbolo della classe borghese, le coppe quello degli ecclesiastici, le spade indicano i nobili mentre i bastoni simboleggiano il popolo.
Che sia per fare un Sette e mezzo tra amici, una partita a Cucù con i parenti, o un solitario come passatempo, quello che si tiene tra le mani non è solo un gioco ma un condensato di cultura e tradizione, che dagli arabi agli spagnoli è arrivato ai giorni nostri plasmato da secoli di storia.

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