A causa della presenza del Covid, la produzione normativa è ‘esplosa’: tra circolari, ordinanze, decreti, Dpcm, leggi, linee guida, sono 450 le misure legislative approvate a livello nazionale in poco meno di un anno. “Un boom della burocrazia legislativa che ha disorientato il Paese”, rimarca l’ufficio studi della Cgia, con 29 decreti approvati dal governo e 23 Dpcm firmati dal premier Conte e migliaia di pagine che hanno travolto tutti: cittadini, lavoratori e imprese. Creando non pochi problemi interpretativi, soprattutto ai piccoli imprenditori che si stanno ancora districando tra un groviglio di disposizioni legislative, spesso in contraddizione tra loro e in costante cambiamento, perché in buona parte correlate alla ‘colorazione’ della propria Regione. La pubblica amministrazione più prolifica in materia normativa è stata il ministero della Salute, con 170 provvedimenti. Seguono la Protezione civile con 86, il ministero dell’Interno con 37, l’Inps con 36, il Commissario per l’emergenza Covid con 35 e l’Inail con 8. La gravità della situazione ha imposto al legislatore di mettere in campo disposizioni urgenti, sottolinea la Cgia, si tratta di “scelte legittime”, ma che si inseriscono nel solco di un’abitudine di lunga data nel nostro Paese. Si stima che in Italia vi siano 160mila norme, di cui 71mila promulgate a livello centrale e le rimanenti a livello regionale e locale. In Francia sono 7mila, in Germania 5.500 e nel Regno Unito 3mila. La responsabilità di questa iper legiferazione, afferma la Cgia, è ascrivibile alla mancata abrogazione delle leggi concorrenti e al fatto che il nostro quadro normativo negli ultimi decenni ha visto aumentare esponenzialmente il ricorso ai decreti legislativi che, per essere operativi, richiedono l’approvazione di numerosi decreti attuativi.
Questa procedura ha aumentato a dismisura la produzione normativa, gettano nello sconforto cittadini e imprese chiamati ogni giorno a rispettarla, con uno spaccato “che fa rabbrividire”. La soluzione potrebbe essere l’abrogazione delle leggi più datate, evitando così la sovrapposizione legislativa.”La nostra Pubblica amministrazione si è comportata in maniera bifronte: è stata inflessibile quando ha imposto le limitazioni alla mobilità e le chiusure ai bar, ai ristoranti e ai negozi; per contro, ha dimostrato di essere del tutto inefficiente e spaventosamente impreparata quando, invece, è stata chiamata a riorganizzare i propri servizi per ‘aggredire’ la diffusione del virus”, puntualizzano gli artigiani di Mestre, come nei casi del “clamoroso flop dell’app Immuni”, “il fallito tentativo di tornare tutti a scuola” e l’incapacità di mettere a punto un serio piano di rilancio del trasporto pubblico locale.

