Con la sentenza del processo per le FIRME FALSE del M5S che ieri ha visto a Palermo la condanna di 12 imputati tra ex deputati del M5S e attivisti, “si conclude una vicenda che chiaramente ha destato grande scalpore anche all’interno del M5S”. A dirlo, intervistato dall’Adnkronos, è il viceministro per le Infrastrutture Giancarlo Cancelleri, fino alla sua nomina leader del M5S in Sicilia e capo dell’opposizione all’Ars. “Ricordo ancora le parole di Beppe Grillo sulla vicenda – dice ancora il viceministro – Un ringraziamento va alle Iene che hanno portato alla luce questa vicenda e un ringraziamento anche alla magistratura”. I fatti risalgono a quasi otto anni fa. La notte del 3 aprile del 2012, i grillini palermitani si accorsero di un vizio formale nelle generalità di un firmatario. Si decise di correggere l’errore e di ricopiare dalle originali tutte le FIRME avute fino ad allora perché si temeva di non fare più in tempo a raccogliere le sottoscrizioni necessarie per legge per presentare la lista che accompagnava la candidatura a sindaco di Riccardo Nuti. Per Cancelleri, impegnato in un sopralluogo sulla Caltanissetta-Agrigento, “finisce qui una vicenda dalla quale il M5S si era subito dissociato – dice – Dispiace che siano state coinvolte persone che conoscevo personalmente”. Il riferimento è in particolare ai due ex deputato regionali siciliani del M5S Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio, entrambi oggi collaboratori del movimento a Palazzo dei Normanni. I due sono stati condannati a un anno di reclusione. Una pena più lieve rispetto agli altri imputati ex deputati perché, in particolare Claudia La Rocca, ha collaborato fin dall’inizio con i magistrati.
Ieri il giudice monocratico ha inflitto un anno e dieci mesi ciascuno di carcere agli ex deputati nazionali Riccardo Nuti, Claudia Mannino e Giulia Di Vita. Un anno per gli ex parlamentari regionali Claudia La Rocca e Giorgio Ciaccio, autosospesi dopo aver ricevuto l’avviso di garanzia. Un anno e dieci mesi per Samanta Busalacchi, un anno per Giuseppe Ippolito, Stefano Paradiso e Alice Pantaleone. Un anno e dieci mesi per Toni Ferrara. Un anno e mezzo per l’ex esponente del movimento, Francesco Menallo; e per il cancelliere del tribunale di Palermo Giovanni Scarpello che autenticò le FIRME. Tutte le pene sono sospese. Assolti Pietro Salvino e Riccardo Ricciardi. Gli imputati erano accusati a vario titolo di falso e violazione della legge regionale che ha recepito il Testo Unico in materia di elezioni negli enti locali.Ma il prossimo mese i reati vanno in prescrizione. I reati si prescriveranno il prossimo febbraio, essendo ormai trascorso molto tempo dai fatti. Sulla possibilità della prescrizione il viceministro Cancelleri dice: “Poco importa, il fatto è accaduto. I Tribunale ha sancito questo. Al di là di tutto, al di là della prescrizione rimane il fatto che è stato compiuto un fatto che non è assolutamente condivisibile”. Ma serve un controllo maggiore nella composizione delle FIRME? “Noi lo abbiamo sempre avuto questo controllo”. E ricorda: “anche la presenza del cancelliere (tra i condannati ndr) che si era reso disponibile a fare una azione che era illegale, certificando delle FIRME che non erano state raccolte in sua presenza, la dice lunga. Non avviene da nessuna parte”. (di Elvira Terranova, fonte Adnkronos)