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Mafia nel nisseno, a Gela la Stidda imponeva propri prodotti ai commercianti

Redazione

Mafia nel nisseno, a Gela la Stidda imponeva propri prodotti ai commercianti

Gio, 26/09/2019 - 19:35

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Un’attivita’ estorsiva “seriale” condotta attraverso la “imposizione” di prodotti per la ristorazione e alimentari a numerosi commercianti che sarebbero stati costretti ad acquistare beni anche a prezzi maggiorati e, in altre occasioni, in quantita’ maggiori rispetto al loro volere: tutto questo perche’ quei prodotti erano commercializzati dal clan dei Di Giacomo. È quanto emerge dall’inchiesta ‘Stella cadente’ che ha portato agli arresti 35 persone infliggendo un duro colpo alla stidda di Gela, cittadina in provincia di Caltanissetta. Le indagini hanno ricostruito gli episodi piu’ cruenti messi in atto dagli uomini della cosca: numerose estorsioni messe in atto anche con incendi provocati ai danni di quei commercianti riottosi alle richieste di denaro. Alcuni degli imprendiotri taglieggiati hanno trovato il coraggio di denunciare le estorsioni subite, grazie anche all’associazione antiracket di Gela. Altro settore economico d’interesse degli stiddari e’ stato quello della costruzione, ristrutturazione e compravendita immobiliare, dove la criminalita’ organizzata di Gela si era inserita attraverso societa’ di comodo costituite “al chiaro scopo – sostengono gli inquirenti – di ripulire il denaro sporco provento delle attivita’ illecite”. Il clan gestiva anche il traffico di droga: una attivita’ iniziata prima della scarcerazione dei fratelli Bruno e Giovanni Di Giacomo, considerati al vertice degli stiddari. In poco tempo l’organizzazione ha intessuto rapporti con importanti piazze siciliane dello spaccio come quella di Palermo, Catania e Vittoria, dove sono stati individuati alcuni fornitori e corrieri, ma anche con piazze di spaccio torinesi. In simultanea con gli arresti di Gela e’ stato condotto un altro blitz da parte della squadra mobile di Brescia, coordinata dalla locale Dda: “accertata”, secondo gli investigatori, la costituzione di un sodalizio mafioso operante prevalentemente in Lombardia e Piemonte del quale fanno parte alcuni esponenti della ‘stidda’, finalizzato principalmente alla commissione di un numero indeterminato di delitti sia in materia fiscale, come indebite compensazioni mediante utilizzo di crediti fittizi, sia contro la pubblica amministrazione (in particolare corruzione di pubblici ufficiali). Tra le accuse anche il riciclaggio di proventi illeciti.

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