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Mafia: operazione ‘Araba Fenice’, 19 arresti nel Siracusano 

Redazione

Mafia: operazione ‘Araba Fenice’, 19 arresti nel Siracusano 

Mer, 25/07/2018 - 16:47

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CATANIA – La Polizia di Stato di Siracusa sta eseguendo 19 ordinanze di custodia cautelare in carcere, emesse dal Gip del Tribunale di Catania, a carico di soggetti ritenuti responsabili a vario titolo di associazione a delinquere di stampo mafioso finalizzata alle estorsioni, traffico di sostanze stupefacenti, furti in abitazioni ed aziende agricole. L’indagine, condotta dalla Squadra Mobile di Siracusa, con l’ausilio dei poliziotti dell’analogo ufficio investigativo di Catania, ha consentito di accertare l’operativita’ nei territori della zona sud della provincia aretusea, di un gruppo delinquenziale, che – si legge in una nota – grazie alla forza di intimidazione esercitata dai suoi appartenenti, aveva monopolizzato e condizionato l’intero mercato ortofrutticolo della zona. I poliziotti hanno altresi’ riscontrato una serie di attivita’ illecite che andavano dalle estorsioni, al traffico di sostanze stupefacenti, alla commissione di furti ad abitazioni ed aziende agricole. In atto sono impegnate sessanta unita’ della Polizia di Stato, con il Reparto prevenzione Crimine di Catania.

19 gli arrestati:  Rosario Agosta, nato a Modica (RG) classe 1973, pregiudicato, libero; Claudio Aprile, nato a Noto (SR) classe 1983, pregiudicato, libero; Giovanni Aprile, nato a Noto (SR) classe 1978, pregiudicato, libero; Giuseppe Aprile, nato ad Avola (SR) classe 1977, pregiudicato, libero; Antonio Arangio, nato a Modica (RG) classe 1976, pregiudicato, libero; Sergio Arangio, nato a Siracusa classe 1992, pregiudicato, libero; Salvatore Bosco, nato a Siracusa classe 1985, pregiudicato, libero; Massimo Caccamo, alias “u rossu”, pregiudicato, libero; Antonino Cannarella, nato ad Avola (SR) classe 1995, pregiudicato, libero; Salvatore Cannavò, alias “Giovanni Cicala”, nato a Catania classe 1964, pregiudicato, libero; Giuseppe Crispino, alias “u barberi”, nato a Noto (SR) classe 1978, pregiudicato, detenuto; Giuseppe Di Salvo, nato ad Avola (SR) classe 1997, incensurato, libero; Salvatore Giuliano, nato a Pachino (SR) classe 1963, pregiudicato, libero; Gabriele Giuliano, nato a Pachino (SR) classe 1985, pregiudicato, libero; Vincenzo Gugliotta, nato
ad Avola (SR) classe 1992, residente a Portopalo di Capo Passero (SR), pregiudicato, libero; Salvatore Massimiliano Salvo, nato a Catania classe 1982, pregiudicato, detenuto; Nunzio Agatino Lorenzo Scalisi, nato a Catania classe 1959, Assistente Capo della Polizia di Stato in servizio al Commissariato di Pubblica Sicurezza di Pachino (SR); Giuseppe Vizzini,
alias “u marcuottu”, nato a Pachino (SR) classe 1964, pregiudicato, detenuto; Simone Vizzini, nato a Modica (RG) classe 1989, pregiudicato, detenuto.

L’organizzazione, secondo gli inquirenti, aveva monopolizzato e condizionato l’intero mercato ortofruttticolo della zona. Coinvolti, a quanto si apprende, anche Salvatore Giuliano e il figlio Gabriele gia’ rinviati a giudizio per minacce di morte al giornalista Paolo Borrometi attraverso tentata violenza privata dal metodo mafioso e, come si evince anche dalle intercettazioni dei mesi scorsi, in procinto di organizzare un attentato proprio nei confronti del giornalista dell’AGI.
“Borrometi ha avuto ragione, nelle sue inchieste raccontava il clima che si respirava e le vessazioni provocate dalle famiglie mafiose”, commenta Giuseppe Antoci ex presidente del Parco dei Nebrodi scampato ad un attentato mafioso nel maggio del 2016. “Bisogna alzare sempre di piu’ la guardia – continua Antoci – ed evitare il solito negazionismo che, anche nella vicenda Borrometi, si stava attivando spinto certamente da ambienti mafiosi. I fatti raccontati da Borrometi nelle sue inchieste, hanno poi regolarmente visto i protagonisti coinvolti in successive operazioni di servizio. Il mio grazie – prosegue Antoci – al procuratore Zuccaro ed ai suoi sostituti, al questore di Siracusa Gabriella Ioppolo e a tutti coloro che ogni giorno scrivono pagine importanti di legalita’ e contrasto alla mafia. Mi si consenta infine – conclude Antoci – di ringraziare Paolo Borrometi e tutti gli altri giornalisti che con coraggio ogni giorno raccontano fatti e circostanze che mettono in luce nei territori quanto la mafia sia viva e vegeta e quanto sia pervasiva nel tessuto socio-economico. Operazioni come quella odierna dimostrano che insieme possiamo farcela”.

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