Nella liturgia di questa seconda domenica di avvento due espressioni risaltano con evidenza e forza: Consolate il mio popolo ! E : Voce che grida nel deserto ! . Per il profeta Isaia : Consolate, perché la schiavitù è finita ! è stata scontata l’iniquità ! E’ finita la sofferenza dell’esilio. Il popolo ha pagato per i suoi peccati . Per Giovanni, nel vangelo, : Voce che grida nel deserto, preparate la via del Signore .
Le due affermazioni convergono in questo : è il tempo della salvezza, cioè : libertà dal nemico-oppressore, liberazione dal peccato. E’ necessario preparare la strada al Signore che viene per
“ incontrare” il suo popolo. La strada del cuore, dello spirito; prepararsi nell’umiltà, abbassando i monti dell’orgoglio, dell’autosufficienza, della presunzione . Riempire i fossati della inefficienza, della pigrizia spirituale, della indifferenza, della inadempienza. Per Giovanni è la necessità della conversione per il perdono dei peccati. Un invito pressante e insistente della liturgia è : andiamo incontro al signore che viene per la nostra salvezza. Un moderno esegeta ama interpretare le parole del Vangelo rilevando che dobbiamo preparare “ la strada al Signore “ , la strada sulla quale deve camminare il Signore. E siccome questa strada è quella del nostro cuore, dobbiamo sgomberarla da tutto ciò che al Signore non farebbe piacere incontrare, come cumuli ingombranti e nauseabondi . Egli ci raggiunge agevolmente se ci liberiamo dai peccati con una genuina conversione. A Dio piace camminare sulla strada lastricata dal pentimento, sulla quale Egli incontrerà i cuori che riconoscono le proprie colpe, che confessano i propri peccati. E il Signore effonderà in abbondanza la misericordia e il perdono. Andiamo, con gioia, incontro al Signore e vedremo la sua salvezza.